Comunicazione d'emergenza

Coronavirus e comunicazione: sindaci tra l’incudine e il martello

Coronavirus: comunicazione d'emergenza o emergenza comunicativa? Un'ordinanza nazionale dietro l'altra, il risultato finale vede i Comuni all'angolo e i sindaci fra l'incudine e il martello

Coronavirus, comunicazione d’emergenza o emergenza comunicativa? Un’ordinanza nazionale dietro l’altra, il risultato finale vede i Comuni all’angolo: l’aggiornamento sui casi certificati di Covid-19 sarà, per la stampa, ad opera della Regione e specificherà i positivi sul territorio provinciale e non comunale.

Un unico aggiornamento dal servizio di prevenzione tutela della Regione Abruzzo ufficializzerà i nuovi casi positivi distinti per provincia e non più dettagliati per comune di residenza.

A comunicarlo è una nota ufficiale della Regione Abruzzo, che spiega:

“A causa dell’aumento del numero dei casi registrato negli ultimi giorni e delle ripetute modifiche alle ordinanze nazionali sulla comunicazione dei dati dei contagi, a partire da oggi la Regione fornirà un solo aggiornamento quotidiano sull’andamento dell’emergenza Covid 19. Il bollettino verrà inviato nel pomeriggio“.

Il criterio adottato, così come avvenuto fin dall’inizio dell’emergenza nella gran parte delle Regioni italiane, sarà quello di comunicare i nuovi casi su base provinciale (che in Abruzzo coincidono con i territori delle Asl) e non comunale”.

Il tutto si prefigura in previsione di un aumento e, soprattutto, di un ancor più fitto lavoro degli uffici preposti. A cadenza non quotidiana, invece, sarà trasmesso un aggiornamento statistico dei casi positivi Comune per Comune.

Dalla situazione venutasi a configurare, sorge spontanea una riflessione: sicuramente, in questi giorni d’emergenza nazionale e non solo territoriale, qualche sindaco non si è mostrato all’altezza di gestire questa delicata situazione emergenziale. Se ne è avuta conferma anche in provincia dell’Aquila. Non ultimo l’episodio dell’affrettata e improvvida smentita sul caso positivo a Barisciano, che ha portato il Servizio Prevenzione e Tutela della Salute della Regione a diffondere un’ulteriore conferma dei dati precedentemente diffusi e corretti, in merito ad un caso positivo di una donna residente a Barisciano, ma domiciliata a L’Aquila.

Ovviamente non si può generalizzare sul comportamento tenuto dai sindaci – quali “massime autorità sanitarie locali” – ma tranquillizzare i cittadini, sulla base di residenza o domicilio nel Comune amministrato, non cambia la sostanza della comunicazione ufficiale del Servizio Sanitario preposto.

Coronavirus, la lotta dei sindaci per i cittadini

D’altra parte la funzione dei Comuni, in questa emergenza, è fondamentale. I sindaci sono i primi a dover attivare tutta una serie di servizi per i cittadini e le loro famiglie in caso di contagio. Il problema, in ottica di prevenzione, se lo è posto il sindaco di Fagnano Alto, Francesco D’Amore. Nel territorio di sua competenza non si registrano casi positivi di Coronavirus per il momentoma il sindaco D’Amore nell’intento di preparare quanto di sua competenza ha riscontrato diverse falle. Ha dovuto, così, mettere in campo tutte le energie per non farsi trovare impreparato e per non rischiare di dover organizzare la macchina comunale in fase di crisi conclamata.

Il problema posto dal sindaco di Fagnano, e a cascata da molti suoi colleghi, si riferisce all’assistenza domiciliare dei contagiati da Coronavirus, in primis, in comuni che non hanno né dipendenti né competenze specifiche. Ad oggi sul territorio dell’alta Valle Subequana market e farmacie sono già “attrezzate” per fornire i servizi necessari ad anziani e a chi preferisce non uscire di casa, come dovrebbero fare tutti, ma in caso di contagio è evidente che la consegna di farmaci o spesa a un cittadino risultato positivo al Coronavirus implica procedure diverse: non è certo possibile per l’addetto di un supermercato o del Comune avvicinarsi “alla leggera” a un caso positivo.

Che cosa devono fare i sindaci dei Comuni più piccoli, quindi, in questo caso?

Dopo qualche “rimpallo” di responsabilità e difetto di comunicazione (d’altra parte in questa emergenza i difetti di comunicazione non mancano) la soluzione prospettata ai sindaci è stata quella della stipula di una convenzione con la Croce Rossa Italiana, per la consegna di medicinali e spesa. Una soluzione arrivata dopo diversi giorni di “ricerca”, a testimonianza che in tempi di Coronavirus è sempre più difficile per i sindaci rimanere vicini ai propri cittadini. Ma se si agisce di “prevenzione” si può fare.

Coronavirus, la raccolta differenziata in caso di positivi in quarantena forzata domiciliare

Nel caso in cui ci dovessero essere dei concittadini positivi al tampone del Coronavirus in quarantena domiciliare, il sindaco “ha l’obbligo di avvisare l’azienda incaricata della raccolta differenziata porta a porta al fine di procedere ad uno smaltimento differente dell’indifferenziato – ha aggiunto il sindaco D’Amore ai microfoni del Capoluogo -. Lo stesso concittadino interessato dal tampone positivo non dovrà effettuare più la raccolta differenziata.”

Come da note informative dell’istituto Superiore di Sanità, chi risulta positivo al COVID 19 o è in quarantena obbligatoria non dovrà più differenziare i rifiuti di casa. Tutto dovrà andare nell’indifferenziato con queste modalità :

  • utilizzare due o tre sacchetti, possibilmente resistenti e uno dentro l’altro, all’interno del contenitore utilizzato per la raccolta differenziata, se possibile a pedale;
  • Tutti i rifiuti (carta, plastica, vetro, umido, metallo e indifferenziata) vanno gettati nello stesso contenitore utilizzato per la raccolta differenziata. Anche i fazzoletti o i rotoli di carta, le mascherine, i guanti, i teli monouso vanno gettati nello stesso contenitore della raccolta indifferenziata.
  • Indossando guanti monouso, occorre chiudere bene i sacchetti senza schiacciati con le mani, usando dei lacci di chiusura o nastro adesivo. Una volta chiusi i sacchetti, i guanti usati vanno gettati nei nuovi sacchetti preparati per la raccolta indifferenziata. Subito dopo, ricordarsi sempre di lavarsi le mani.
  • Gli animali da compagnia non devono accedere nei locali in cui sono presenti i sacchetti dei rifiuti.

Se non si è positivi al Coronavirus o non si è in quarantena obbligatoria, si può continuare a fare la raccolta differenziata come sempre ma con delle accortezze: buttare nell’indifferenziato i fazzoletti utilizzati per soffiarsi il naso o che comunque sono entrati a contatto con liquidi corporei e eventuali mascherine e guanti.

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