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Positivo al Coronavirus, la testimonianza da Savona

Positivo al Coronavirus, la testimonianza da Savona. Dopo il tampone il suo datore di lavoro gli chiede omertà.

Positivo al Coronavirus, la testimonianza da Savona: giorni con la febbre alta, infine il tampone, il datore di lavoro che chiede omertà.

Lui ha 41 anni e vive in un paesino alle porte di Savona. Ci siamo conosciuti durante una vacanza all’estero, ne è nata subito una splendida amicizia e da allora ci frequentiamo e sentiamo spessissimo.

La sua odissea è incominciata i primi di marzo quando ha iniziato ad accusare i sintomi di una brutta influenza, accompagnata da tosse secca persistente.

C’erano già casi di coronavirus nella sua zona, ma lui e sua moglie S. pensavano che, nel suo caso, si trattasse soltanto di una brutta influenza.

Dopo qualche giorno, però sua moglie ha voluto, per sicurezza e, visto che la febbre non si abbassava, accompagnarlo al pronto soccorso di Savona, dal quale, dopo una breve visita, è stato prontamente dimesso con una prognosi di forma influenzale con bronchite acuta e che pertanto sarebbe dovuto rimanere a casa in attesa di tampone per il Coronavirus/Covid19.

I giorni intanto passavano, ma la febbre persisteva, giorni e giorni con il termometro che non scendeva mai sotto i 39.

Vane le telefonate al medico di famiglia e al pronto soccorso, l’unica cosa che il suo medico gli ha suggerito è stata di prendere un antibiotico, chiaramente inefficace e debilitante in presenza di malattia virale.

Il tampone, finalmente, il 14 marzo veniva effettuato e, due giorni dopo arrivava anche la conferma: “Coronavirus”.

Ad accompagnare questa “condanna” il niente assoluto: nessun tipo di trattamento gli veniva somministrato né tantomeno consigliato, se non quello di controllare il grado di ossigenazione dei polmoni, ma così, a naso, senza poter utilizzare alcuna apparecchiatura specifica.

Positivo al Coronavirus, il datore di lavoro chiede omertà

Lui ha ovviamente e immediatamente avvisato la fabbrica dove lavora della sua positività al Coronavirus; il dirigente per tutta risposta gli ha chiesto di non dire nulla a nessuno, poiché altrimenti rischiavano la chiusura dell’azienda.

L’unico fatto di una certa rilevanza, la telefonata del Sindaco del paese che gli faceva presente che avrebbe ricevuto dei bidoni gialli con un contrassegno specifico, bidoni da mettere fuori la porta per la sua, speciale, racconta differenziata. Non una parola di conforto né una parola di più.

Con la consapevolezza di essere diventato un numero tra i tanti, ah, dobbiamo aggiungere che alla moglie il tampone non è stato neanche effettuato.

Oggi sta meglio anche se non è ancora del tutto guarito da quella, che ad oggi considera, la più brutta esperienza della sua vita!

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