Coronavirus, primo positivo in paese ed è caccia all’untore

Caccia all’untore, psicosi e paranoia. Basta l’ombra di un positivo in paese che la popolazione si fa prendere dall’ansia per individuare l’untore.
L’epidemia che ci ha colpito sembrava lontana. Prima la Cina, poi i cinesi nel mondo, poi Codogno. Improvvisamente le nostre città, le piazze, le strade, chissà: il nostro vicino? Ed è subito caccia all’untore. Come è accaduto a Magliano de’ Marsi.
Alla notizia ufficiale del primo caso in paese si è scatenata una caccia alle streghe: tutti volevano sapere chi fosse il contagiato. La ricerca forsennata è partita dal momento in cui il sindaco, Mariangela Amiconi, ha annunciato il contagio di una residente del posto. Specificando che, come prevede la legge, i dati sensibili della persona – in primis la sua identità – sarebbero rimasti riservati.
È successo, così, che la paura dei cittadini è degenerata in violenze ingiustificate
In questo modo si è rischiato, e si rischia puntualmente, di invadere la privacy e la quotidianità di persone che, all’improvviso, diventano loro malgrado moderni ‘untori’. Spesso si punta il dito contro questa o quell’altra persona senza che ci sia alcuna notizia ufficiale al riguardo.
È successo a Barisciano, quando il sindaco si è affrettato a smentire una notizia diffusa dal Servizio di Prevenzione della Regione Abruzzo, per cercare di calmatevi suoi concittadini impazziti.
Magliano ne è stato un esempio, ma la caccia all’untore sta contagiando la Marsica intera: fino a questo momento focolaio di più della metà dei contagi registrati nella provincia dell’Aquila dalla Asl1.
Sono proprio questi comportamenti,però, a rendere la realtà più surreale di quella già attuale: una società ferma e chiusa in casa, nel rispetto delle misure anti-contagio per il bene di tutti. Nessuno escluso.
Coronavirus, quando la paura è più forte di tutto
I primi casi, è assodato, fanno scattare la psicosi. La popolazione si allarma: vuole sapere assolutamente il nome del caso positivo.
Si tratta, del resto, di un virus ad alto contagio, quindi i cittadini vogliono tutelarsi e sapere se sono entrati in contatto con il paziente contagiato. Asl e pubbliche amministrazioni, d’altro canto, devono rispettare la privacy sui dati sensibili della persona risultata positiva al tampone.
Cosa fare, allora? I cittadini devono essere consapevoli che saranno avvisati dalla Asl, come prevede il protocollo, qualora fossero entrati in contatto con una persona risultata positiva. In quel caso, scatta l’isolamento domiciliare o la quarantena obbligata: l’eventuale tampone viene effettuato solo se dovessero sopraggiungere sintomi riconducibili al coronavirus.
Lasciarsi trascinare in una vera e propria caccia all’untore, verso chi sta male o attende ansioso i risultati di un tampone, è il primo passo verso una paura incontrollata.Mantenere la lucidità e cercare di frenare ansie personali sono le armi per combattere qualsiasi forma di allarmismo: non sempre giustificato nell’epoca in cui l’informazione online corre più veloce di comunicazioni ufficiali da parte degli Enti.
Raziocinio e senso del dovere: questo è richiesto al comune senso di civiltà di ciascuno di noi. Consapevoli che dall’altro lato ci sono professionisti sanitari a lavoro h24, pronti ad adottare ogni precauzione possibile per la nostra salute.
Coronavirus, intanto nella Marsica i casi aumentano
40 i casi da Covid ufficializzati nell’intera provincia aquilana, ad oggi, lunedì 23 marzo. Tra gli ultimi casi certificati, la Marsica ha contato paesi che hanno registrato i primi positivi sui territori comunali. Come a Magliano de’ Marsi, a Canistro e Balsorano. Sono, al momento, 21 in totale i casi confermati.
È contro il virus, allora, che bisogna combattere, possibilmente uniti. Non c’è bisogno di affibbiare lettere scarlatte qua e là. Il terzo millennio dovrebbe imparare dal passato: il tempo della caccia alle streghe è finito da un pezzo.