Crisi economica: i media

Coronavirus e informazione, Federico Vincenzoni: urge riformare il sistema

La crisi economica coinvolge anche il mondo dei media, ma pochi se ne accorgono. "Le aziende editrici sono in prima linea per garantire la migliore informazione", spiega Federico Vincenzoni, Ad di Tuttosport.

Decreto Cura Italia, interventi per risollevare l’economia e i media. L’informazione lavora senza sosta: impegno riconosciuto? Le considerazioni dell’amministratore delegato di Tuttosport, Federico Vincenzoni.

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DL Cura Italia sia consentito tentare un breve ragionamento intorno al ruolo che i media stanno svolgendo in questi giorni e, più in generale, al settore di riferimento, auspicando che per i successivi interventi economici possa trovare spazio anche un sostegno indispensabile al settore dei media e dei quotidiani.

Le aziende editrici sono in prima linea per garantire, ciascuna secondo il proprio punto di vista e la propria specifica funzione, la migliore informazione riguardo i fatti attinenti la ormai pandemia Covid 19. Il sistema di informazione che l’Italia offre è imponente: tv pubblica e privata via “cavo”, pay tv, siti di informazione autorevoli (a volte meno), quotidiani nazionali, regionali e locali; per di più la capacità produttiva dei contenuti in questi giorni è aumentata grazie allo sforzo che i collettivi di tutte le redazioni stanno svolgendo in ottemperanza alle limitazioni emanate dai decreti “coronavirus”, esponendo la loro salute a rischi non banali per proteggere l’utente dalla marea di fake e deep news generati dalla rete.

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Sia consentito inoltre plaudire il lavoro svolto da molti giornalisti che sin dal principio hanno scavato nel profondo dell’informazione anche per comprendere cosa stesse accadendo a Wuhan, dove i medici che per primi volevano denunciare la ferocia del nascente virus sono stati arrestati (insieme ai giornalisti).

Gli sforzi profusi dalle redazioni a nulla servirebbero se non ci fosse però la filiera a supportarli. E per quanto l’era digitale permetta alle notizie di scorrere attraverso la fibra o fare sponda sui satelliti per raggiungere gli schermi di tutto il mondo, i giornali cartacei hanno bisogno di una filiera produttiva da cui non si prescinde e che necessita di essere tenuta in piedi per il bene comune. Il DL Cura Italia, all’art. 98 recante le misure straordinarie urgenti a sostegno della filiera della stampa, estende la concessione del credito d’imposta alle imprese di distribuzione perché non interrompano dei servizi che quotidianamente concedono, come la fornitura di giornali nei paesi al di sotto dei 5000 abitanti o in quei paesi che abbiamo una sola rivendita.

Stampatori, trasportatori, agenzie di distribuzione, edicolanti, sono gli invisibili di una piccola economia già lacerata dai trend negativi degli ultimi dieci anni. È facile asserire che tale misura abbia più un ruolo sociale che economico.
Cosa accadrà nei prossimi mesi? Le edicole continueranno a chiudere, le copie vendute dei giornali cartacei scenderanno ulteriormente, le eventuali maggiori copie vendute nelle loro versioni digitali non saranno sufficienti per equilibrare i bilanci. Il mercato pubblicitario è congelato e le aziende torneranno ad investire nel mese di ottobre se le misure proposte dai governi europei e mondiali daranno i loro frutti.

I centri media non si pronunciano ancora ma le stime a ribasso prospettate per il 2020 a fine 2019, anche a causa del decreto dignità che vietava l’advertising agli operatori di gioco e scommesse – gambling-, appaiono ormai destituite da qualunque fondamento.

Gli editori sanno che il conto economico del 2020 segnerà il record negativo del nuovo millennio, nonostante le redazioni stiano funzionando bene grazie agli strumenti digitali rompendo completamente gli schemi dei vecchi modelli organizzativi per lo più piramidali, dimostrando che i giornalisti sono in grado di garantire produttività in autonomia e le redazioni saranno sempre più chiamate alla funzione organizzativa dei contenuti sui diversi mezzi o strumenti di fruizione e pertanto verranno sempre più ridotte. Se a ciò non conseguirà un rapido adattamento del contratto collettivo di riferimento, collasserà il vecchio sistema definitivamente e perderemmo un treno che dal passato sta viaggiando verso il futuro senza esitazione, con l’evidente rischio che quel treno sia lo stesso protagonista del già noto film Cassandra Crossing, sigillato e dirottato sulla via del non ritorno, causa virus.

La pandemia produrrà un assessment degno delle migliori società di consulenza mondiali. Sta alla filiera valorizzare questa esperienza chiedendo al Governo di recepire le istanze che gli editori in primis dovranno avanzare mostrandosi come un sistema compatto a tutela dei lavoratori, perché essere editori possa tornare ad essere un business ed essere giornalisti possa tornare a significare essere scrittori. Il differimento delle imposte previsto nel DL Cura Italia al pari del credito d’imposta al 30% per investimenti adv, non basta per distogliere l’attenzione dal futuro delle aziende editoriali.

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