L’aquila, 66 anni fa tornava alla luce il mammut

25 marzo 2020 | 09:48
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L’aquila, 66 anni fa tornava alla luce il mammut

L’Aquila, 66 anni fa tornava alla luce il mammut a Scoppito. Si tratta di uno dei pochi esemplari ritrovati in perfetto stato di conservazione.

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Il mammut venne ritrovato in una cava di argilla utilizzata per la produzione di laterizi, sul piano antistante al fronte di cava, durante un saggio di perforazione per ricerca d’acqua, nel banco di sabbia immediatamente sottostante alle argille a meno di 1 metro di profondità l’incredibile scoperta.

L’anniversario è stato ricordato anche dal Segretariato regionale dell’Abruzzo, con un post sulla loro pagina Facebook.

Dal suo ritrovamento, il mammut ha trovato casa all’interno del Castello Cinquecentesco, dove si trova da 66 anni.

Datato a circa un milione e trecentomila anni fa il mammut (Pleistocene inferiore), rappresenta uno fra gli esemplari più completi rinvenuti in Europa.

Ogni aquilano almeno una volta, specialmente da bambino, ha girato intorno al mammut nella sala del bastione est del Forte Spagnolo.

Dopo il terremoto del 6 aprile 2009 è stato oggetto di un imponente intervento di restauro voluto da tutti i finanzieri d’Italia che si sono autotassati, raccogliendo 600 mila euro.

Nel settore più occidentale del bacino aquilano, che va da Scoppito fino all’Aquila, ci sono numerosi giacimenti paleontologici esplorati scientificamente o nei quali sono stati fortuitamente recuperati resti di mammiferi fossili.

Le prime segnalazioni di resti fossili di elefante risalgono all’ottocento e riportano i rinvenimenti a Pagliare di Sassa, nelle vicinanze della chiesa di San Pietro.

Grazie all’importante opera di padre Saverio Maini, iniziata nel 1940 e proseguita da padre Gabriele Marini, molti sono stati i resti fossili recuperati sul territorio, parte dei quali conservati nel Museo di Scienze Naturali del Convento di San Giuliano all’Aquila, oggi chiuso a seguito dei danni causati dal terremoto del 6 Aprile 2009.

Il giacimento più importante è comunque il sito di Madonna della Strada di Scoppito. A questo vanno aggiunti i siti scoperti più recentemente di Pile e di Pagliare di Sassa.

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