Emergenza Poesia, la solitudine della malattia

29 marzo 2020 | 11:52
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Emergenza Poesia, la solitudine della malattia

Lo spunto odierno della rubrica Emergenza Poesia a cura di Alessandra Prospero è dedicato alla solitudine della malattia, con i versi della scrittrice neozelandese Katherine Mansfield.

Ora è la Solitudine, e non il Sonno,
che viene la notte a sedersi vicino al mio letto.
Distesa come una bimba stanca attendo il suo passo,
e la guardo spegnere la luce con un soffio lieve.
Salendo immobile, non si volge né a destra
né a sinistra, ma stanca, stanca abbassa il capo.
Anche lei è vecchia, anche lei ha combattuto tanto
da meritare la corona d’alloro.
Nella triste oscurità lenta rifluisce la marea
e s’infrange sull’arido lido, inappagata.
Soffia un vento insolito: poi il silenzio. Sono pronta
ad abbracciare la Solitudine, a prenderle la mano,
ad aggrapparmi a lei, aspettando che l’arida terra
si imbeva della terribile monotonia della pioggia.

Solitudine, Katherine Mansfield

Questa poesia è dedicata a tutte le persone che stanno soffrendo la solitudine della malattia.

L’autrice, Katherine Mansfield, combatté la tisi per anni e la malattia fu per lei un banco di prova, che la provò fino alla morte, ma che le regalò un’intensa umanità.

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Nonostante la tosse, che in un accesso fatale la strappò alla vita a soli 34 anni, scrisse moltissimo in quegli anni.

Scrivere era per lei una “religione”: le sue pagine erano piene di vita, di realtà, di luminosità. Mansfield, neozelandese di nascita e cittadina europea per destino, aveva una vera e propria passione per l’osservazione della realtà: amava nutrirsi di essa anche dalle finestre delle stanze in cui veniva ricoverata per trovare una cura al suo male.

Aveva amore per ogni persona e per ogni cosa, per la malattia, per la Solitudine che, come si legge nel testo, era “pronta ad abbracciare” e anche per la sua ultima casa terrena, che reca come epitaffio una citazione dall’Enrico IV di Shakespeare: «Ma io vi dico, mio sciocco signore, che da questa ortica, da questo rischio, cogliamo il fiore della sicurezza»

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