Emergenza Poesia, la leggerezza di Pegaso

Bisognerebbe vivere questo periodo con le ali di Pegaso e con la leggerezza Calviniana. Lo spunto di oggi per la rubrica Emergenza poesia a cura di Alessandra Prospero.
Io voglio invece leggerezza,
libertà, comprensione
non trattenere nessuno,
e che nessuno mi trattenga.
Tutta la mia vita
è una storia d’amore con la mia anima,
con la città in cui vivo,
con l’albero al bordo della strada,
con l’aria.
E sono infinitamente felice.
“Io voglio invece leggerezza”,Marina Cvetaeva
Lo scrittore Italo Calvino nella prima delle sue “Lezioni americane” raccomandava: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
Uno sprone in primis a se stesso e alla propria scrittura, per rendere ancor più masticabile per il lettore ciò che scriveva. Bisognerebbe vivere così questo periodo di quarantena che ci avvicina al nostro 6 aprile, il giorno che per noi aquilani cambiò la datazione delle abitudini, delle persone e dei luoghi.
Ante e post sisma, quante volte abbiamo usato frasi come “prima del terremoto”, “dopo il terremoto”?
Ebbene, soprattutto in questi giorni ci vorrebbe un po’ di quella leggerezza calviniana che desiderava anche la scrittrice russa Marina Cvetaeva la quale, a dispetto dell’ultimo verso della poesia che oggi riportiamo, ebbe invece una vita difficile e drammatica.
Dobbiamo rimanere vigili e usare prudenza, per non vanificare gli sforzi fatti finora, ma la nostra psiche pretende una via d’uscita. E allora ben venga la ricerca spasmodica all’ultimo lievito e all’ultima ricetta: in fondo, come ben spiegava Calvino, Perseo (la leggerezza con i suoi sandali alati) vinse sullo sguardo oppressivo e mortifero di Medusa (la pesantezza), e dalla testa recisa della Gorgone nacque Pegaso, il cavallo alato.
Con l’augurio che da questa nostra vita temporaneamente “spezzata” possa nascere una società alata e più consapevole.