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Emergenza Poesia, la leggerezza di Pegaso

2 aprile 2020 | 12:43
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Emergenza Poesia, la leggerezza di Pegaso

Bisognerebbe vivere questo periodo con le ali di Pegaso e con la leggerezza Calviniana. Lo spunto di oggi per la rubrica Emergenza poesia a cura di Alessandra Prospero.

Io voglio invece leggerezza,
libertà, comprensione
non trattenere nessuno,
e che nessuno mi trattenga.
Tutta la mia vita
è una storia d’amore con la mia anima,
con la città in cui vivo,
con l’albero al bordo della strada,
con l’aria.
E sono infinitamente felice.

“Io voglio invece leggerezza”,Marina Cvetaeva

Lo scrittore Italo Calvino nella prima delle sue “Lezioni americane” raccomandava: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.

Uno sprone in primis a se stesso e alla propria scrittura, per rendere ancor più masticabile per il lettore ciò che scriveva. Bisognerebbe vivere così questo periodo di quarantena che ci avvicina al nostro 6 aprile, il giorno che per noi aquilani cambiò la datazione delle abitudini, delle persone e dei luoghi.

Ante e post sisma, quante volte abbiamo usato frasi come “prima del terremoto”, “dopo il terremoto”?

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Ebbene, soprattutto in questi giorni ci vorrebbe un po’ di quella leggerezza calviniana che desiderava anche la scrittrice russa Marina Cvetaeva la quale, a dispetto dell’ultimo verso della poesia che oggi riportiamo, ebbe invece una vita difficile e drammatica.

Dobbiamo rimanere vigili e usare prudenza, per non vanificare gli sforzi fatti finora, ma la nostra psiche pretende una via d’uscita. E allora ben venga la ricerca spasmodica all’ultimo lievito e all’ultima ricetta: in fondo, come ben spiegava Calvino, Perseo (la leggerezza con i suoi sandali alati) vinse sullo sguardo oppressivo e mortifero di Medusa (la pesantezza), e dalla testa recisa della Gorgone nacque Pegaso, il cavallo alato.

Con l’augurio che da questa nostra vita temporaneamente “spezzata” possa nascere una società alata e più consapevole.

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