Coronavirus e neonati, SOS tutine

3 aprile 2020 | 10:32
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Coronavirus e neonati, SOS tutine

Coronavirus, l’ultimo Dpcm ha dimenticato i neonati, l’abbigliamento 0-12 e le scarpe. La battaglia dei genitori.

Nei negozi rimasti aperti, come i supermercati o quelli deputati ai prodotti per la prima infanzia come latte in polvere e omogeneizzati, ci sono interi scaffali sbarrati, corsie chiuse con i nastri adesivi e ben in vista cartelli con scritto “non è possibile acquistare i prodotti presenti in quest’area“.

Questo perchè secondo il decreto emanato per l’emergenza Coronavirus tra i beni di prima necessità non rientrano nemmeno le tutine per i neonati, ma anche la biancheria in generale e poi pennarelli, quaderni, cancelleria, giochi per bambini e prodotti per il giardinaggio.

Non solo le tutine che vanno strette ma anche articoli di cancelleria, perchè si sta facendo scuola sul web e tanti studenti hanno bisogno di cancelleria nuova.

Per quanto riguarda l’Abruzzo, è stata chiesta proprio in questi giorni alla Regione una deroga per la vendita di abbigliamento e articoli per la prima infanzia all’interno di quelle attività che non sono soggette a chiusura perché effettuano anche la vendita di generi alimentari o per l’igiene dei neonati.

Si sta verificando, infatti, l’impossibilità per i neogenitori di acquistare il necessario per il nascituro: dai vestiti alle culle alle carrozzine. 

La cosa sta generando non poche perplessità anche all’Aquila, dove parecchi genitori si sono lamentati di non avere la possibilità di acquistare delle tutine necessarie per un neonato che sta crescendo.

Ci sono dei casi particolari, di famiglie venute in città da fuori per un fine settimane a metà febbraio e rimaste bloccate da settimane a causa dell’emergenza Coronavirus con bambini molto piccoli; adesso le tutine non entrano più ma anche scarpine e biancheria intima.

Alcuni negozianti aquilani di attività aperte perchè deputate alla vendita di prodotti necessari per l’infanzia com latte in polvere e omogenizzati, hanno dovuto mandar via nei giorni scorsi dei clienti che avevano bisogno di tutine, scarpine ma anche qualche libro o pennarelli.

Un momento difficile anche e soprattutto per i genitori di bambini con disabilità che non sanno come intrattenere i propri figli in queste giornate di clausura obbligata a causa dell’emergenza Coronavirus. Nei negozi non è possibile acquistare nulla, nemmeno un puzzle o qualche gioco educativo.

A nulla sono valse le telefonate dei clienti ai Vigili urbani per avere dei chiarimenti che si sono mostrati irremovibili; c0è un decreto che secondo alcuni negozianti aquilani, andrebbe modulato caso per caso, a seconda delle esigenze.

In un caso specifico, secondo quanto riferito al Capoluogo da fonti verificate, i vigili avrebbero invitato una signora a fare questi acquisti per i propri figli online.

Ci sono anche le mamme di bambini nati prematuri, che non hanno fatto in tempo e comprare e organizzare il corredino e non hanno indumenti per i propri figli, le future mamme alle prese con la preparazione della valigia con il necessario per affrontare la nascita.

In ogni caso alcuni negozianti aquilani si sono iscritti alla piattaforma #vinciilvirus, tramite la quale è possibile effettuare consegne a domicilio. Non è chiaro però se in questo caso, co la consegna a domicilio, la categoria merceologica possa essere ampliata anche a quegli articoli che non si possono vendere nei negozi fisici.

Con il dpcm dell’11 marzo il governo ha imposto una serrata generale fino al 25 marzo da cui sono rimasti ovviamente esclusi i servizi essenziali, quali appunto i negozi che vendono alimentari ma anche le rivendite di prodotti tecnologici, di elettronica, i ferramenta, chi vende articoli igienico-sanitari, i negozi di animali, gli ottici, chi vende detersivi e altri articoli per la casa.

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Dal momento che i supermercati della grande distribuzione ospitano al loro interno svariate categorie di merci, inglobando al loro interno prodotti che fino a cinquant’anni fa venivano venduti da negozi specializzati, le indicazioni previste dal decreto si applicano anche al loro interno.

Ecco perché lo stop alla vendita di vestiti (tra cui anche le tutine per i neonati), cancelleria, giocattoli, prodotti per la cura delle piante e biancheria.

Non solo, dal momento che solitamente c’è un’ampia offerta disponibile, allargare la vendita ad alcune categorie merceologiche comporterebbe un ulteriore periodo di permanenza all’interno del supermercato, facendo aumentare così i tempi di attesa per chi è in fila fuori.

C’è infine un ultimo aspetto, quello della cosiddetta “concorrenza sleale” nei confronti dei rivenditori specifici come cartolerie, vivai o negozi di biancheria, che sono stati costretti alla chiusura dal decreto governativo al contrario dei supermercati.

Una tutina per neonato può essere acquistata anche online, ma in questo momento alcuni siti hanno interrotto le spedizioni, mentre per altri ci sono attese molto lunghe sulla consegna.

Qualcosa  è cambiato dallo scorso 28 marzo ma almeno nel capoluogo d’Abruzzo per ora ancora non è stata recepita. Nel Piemonte ad esempio da lunedì scorso è operativa una nuova ordinanza che consente di acquistare nei supermercati anche la cancelleria.

Il governo ha accettato di aggiornare le FAQ (domande più frequenti) collegate al Decreto Coronavirus dell’11 marzo, con la specifica che supermercati e ipermercati non specializzati “possono continuare a vendere anche prodotti diversi rispetto a quelli elencati nelle categorie merceologiche espressamente indicate”, e nella domanda associata a questa formulazione di trovano elencate le seguenti categorie mercelogiche: abbigliamento, calzature, articoli sportivi, articoli di cancelleria, giocattoli, piante.

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