Coronavirus, oltre 173mila denunce: e c’è chi pensa alla Pasquetta

L’emergenza Coronavirus non ci consente di alleggerire la presa. Le restrizioni non devono essere messe in discussione, neppure nella settimana della Santa Pasqua.
Coronavirus, il nostro diritto di restare in casa
Abbiamo vissuto settimane pesanti, cercando una consapevolezza dietro una serie di sconvolgimenti che hanno stravolto la nostra vita. Ci siamo adeguati. Abbiamo capito che il nostro essere soldati in questa guerra, in fondo, non era poi così male. Non lo è rispetto a chi, in passato, ha rischiato ben più di uno sconforto emotivo provocato dalla noia. La nostra è una resistenza passiva, fatta di unione nella distanza e di intelligenza. Non ci sono altri modi per vincere il nemico.
Eppure nei giorni che precedono la Pasqua, l’insofferenza e il disagio di alcuni di noi rischiano di vanificare il sacrificio che ci è stato chiesto. E se il rispetto delle restrizioni a cui siamo stati sottoposti non fosse un nostro dovere? Se fosse un diritto sacrosanto, quello di difenderci dal contagio, di preservare la nostra salute? Se avessimo dovuto combattere contro un governo che per interessi meramente economici avesse scelto di preservare la macchina operativa nazionale?
Coronavirus, i dati dei controlli ci condannano
I dati diffusi dal Viminale sull’attività di controllo delle forze dell’ordine sono francamente allarmanti. Oltre 173mila persone denunciate per aver trasgredito le restrizioni. Uno schiaffo alla fatica dei nostri medici, dei nostri infermieri. Degli operai costretti ad uscire di casa per andare al lavoro, dei nostri trasportatori. Dei nostri morti. Una mancanza di rispetto ingiustificabile.
Oggi ci ha allarmato la mole di domande presentate alle istituzioni circa l’eventuale possibilità di recarsi in chiesa per celebrare la domenica delle palme. Se ancora non fosse sufficientemente chiaro, non esistono le condizioni per poter aprire le chiese ai fedeli. Neppure in occasione delle ricorrenze legate alla Santa Pasqua. La proroga di chiusura estesa fino al 13 aprile non consentirà alcuna forma di aggregazione. E la pratica della religione cristiana non rappresenta un’eccezione. Questo Virus non conosce eccezioni.
Coronavirus, sarà una Pasqua diversa
Solo ieri il Santo Padre ha pronunciato parole dal profondo significato, per chi abbia la capacità e l’intenzione di comprenderle. «Oggi – ha detto Francecso nella sua omelia – nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: ‘Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene». Il Papa non ha chiesto eccezioni. Non ha chiesto di raccogliersi nei luoghi di culto, non ha impedito la celebrazione comune, pur nella distanza. Una preghiera sentita può arrivare dalle nostre case come dai banchi di una navata.
Prepariamoci allora ad una Pasqua diversa. Prepariamoci ad una Pasquetta diversa. Perché non esistono scampagnate in solitudine, come qualcuno ha proposto di fare. Non è il tempo delle scampagnate. Dovrebbe essere chiaro ormai. Saremo, ancora una volta, cittadini e credenti nelle nostre case. Lontani dalla famiglia e dagli amici, eppure vicini nel combattere la guerra. È il sacrificio a cui siamo chiamati, e lo faremo nel rispetto di ognuno e nella convinzione che siamo più forti del materialismo e dell’abitudinarietà che ci circonda.