Edilizia

Cantieri L’Aquila e Covid, fase 2 in salita: rischi e spese extra

Riaprono le librerie, ma non i cantieri. L'edilizia si lecca le ferite: ripartire sarà un'impresa. Cambia il modo di lavorare, tra DPI, misure stringenti, maggiori controlli e nuove responsabilità.

Edilizia ferma, cantieri chiusi. Tutti a casa, almeno fino al 3 maggio. Quando ripartire sarà letteralmente un’impresa.

Il virus che ha, ormai, colpito il mondo intero, si è abbattuto come un terremoto sui cantieri. Compresi quelli della ricostruzione.

Se c’è un settore che intravede, chiaramente, una fase due in salita è quello dell’edilizia. Alle prese con un’epidemia che ha già cambiato – al momento solo in linea teorica – il modo di lavorare. I cantieri, infatti, saranno i primi a doversi adeguare alle misure imposte dall’esigenza di scongiurare nuovi rischi di contagio. Come? Sobbarcandosi altre spese e anche ulteriori responsabilità.

Per L’Aquila in ricostruzione i cambiamenti potrebbero rischiare di complicare nuovamente le cose.

Cantieri, dopo il coronavirus una quasi rivoluzione

La fase due coinciderà, per i cantieri che ripartiranno, con cambiamenti concreti, a partire dalle modalità di ingresso sul luogo di lavoro. I lavoratori dovranno essere dotati, dalla ditta o dall’azienda titolare dell’appalto, dei Dpi. I Dispositivi di Protezione Individuale necessari per rispettare le norme di sicurezza. Se prima c’era da indossare il casco di protezione, adesso ci saranno tutta una serie di ulteriori obblighi.

Mascherine con ricambio giornaliero, guanti e uso obbligatorio di disinfettanti. I lavoratori dovranno essere monitorati all’ingresso in cantiere. ogni giorno. Ci sarà, infatti chi sarà preposto alla misurazione delle temperatura corporea dei dipendenti.

L’attività lavorativa dovrà svolgersi nel rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro a persona. Gli indumenti dei dipendenti dovranno essere lavati ogni giorno e opportunamente disinfettati.

Necessaria la sanificazione dei cantieri e di tutti i mezzi di lavoro, incluse le aree destinate alla pausa pranzo. Oltre alla disinfezione dei dormitori, per i lavoratori che ne fanno uso.

Queste nuove modalità comporteranno una riorganizzazione in termini di risorse fisiche ed economiche.

Oltre all’approvvigionamento dei DPI, infatti, le imprese saranno chiamate a definire i nuovi compiti del Coordinatore della Sicurezza sui luoghi di lavoro, il quale dovrà, a sua volta, adeguare i luoghi degli appalti alle nuove misure.

Tutto ciò si traduce in maggiorazioni di costi per l’impresa.

Coronavirus, imprese e liquidità

Maggiorazioni dei costi del lavoro che arrivano a gravare sulle casse delle imprese, dopo il periodo di stop all’attività imposto dal Governo.

Il blocco dei lavori, coinciso in gran parte dei casi con problemi legati alla liquidità – fatti salvi i Sal maturati e riscossi in questo periodo – costringerà le imprese a ripianificare i progetti lavorativi. Si dovranno fare i conti con costi extra necessari ed improcrastinabili per riavviare l’attività in sicurezza, dovuti alle numerosissime spese aggiuntive.

Il salvagente governativo per non annaspare nel mare di difficoltà causate dalla pandemia si chiama, non a caso, DI liquidità. Proprio nel pomeriggio di oggi è giunto il via libera della Commissione Europea per facilitare l’erogazione di credito alle imprese. Di conseguenza il Governo ha pubblicato sul sito fondidigaranzia.it il modulo da scaricare per fare domanda. Con questo, autonomi ed imprese fino a 499 dipendenti possono chiedere la garanzia del 100% sui prestiti fino a 25mila euro. Un sito subito down, tuttavia, a causa, probabilmente, dei troppi accessi avvenuti nello stesso momento, come già avvenuto precedentemente con il sito dell’Inps in seguito alla pubblicazione delle domande per le misure previste dal Decreto Cura Italia.

Una misura, questa, tuttavia considerata insufficiente e tardiva rispetto alle attuali difficoltà delle imprese. Così ha dichiarato Gabriele Buia, presidente nazionale Ance, qualche giorno fa «questo decreto prevede tempi incompatibili con lo stato di salute del mondo delle costruzioni. E poi si tratta pur sempre di sostegni provvisori, di debiti, che se non ripartiamo in fretta non riusciremo ai a ripagare. Certamente non nei 6 anni previsti dal governo».

Cantieri dopo il coronavirus, una nuova responsabilità per le imprese?

La nuova responsabilità a carico delle imprese arriva direttamente dal secondo comma dell’articolo 42 del Decreto Cura Italia.

“Nei casi accertati di infezione da coronavirus (SARS- CoV-2) in occasione di lavoro, il medico certificatore redige il consueto certificato di infortunio e lo invia telematicamente all’INAIL che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell’infortunato”.

La domanda sorge spontanea: come riuscire scientificamente ad accertare che un contagio è avvenuto esattamente sul luogo di lavoro? Applicando alla norma, inoltre, un’interpretazione estensiva, sembrerebbe plausibile che la responsabilità di un avvenuto contagio di un lavoratore potrebbe ricadere, quindi, sui suoi datori di lavoro. Potrebbe nascere, in questo modo, un contenzioso in sede sia civile che penale, che coinvolgerebbe l’azienda, costituendo un altro fattore di criticità.

Lo scenario futuro ad oggi risulta indefinito, ecco perché le imprese chiedono chiarezza e sostegno immediato, confidando nella fine del lockdown alla data del 3 maggio. Senza ulteriori proroghe che costringerebbero ad aggiornare una volta una pianificazione già più volte stravolta.

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