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Coronavirus e vacanze, l’opzione barca a vela si fa strada

Coronavirus, finita l'emergenza si pone il problema delle ferie estive. Le vacanze in barca per evitare spiagge affollate e diffusione del contagio.

“Il Coronavirus mi farà fare le vacanze questa estate?” Questa una delle domande ricorrenti in questi giorni.

Il Coronavirus in questi ultimi due mesi ha fermato il tempo ma ad aprile, con le giornate che si allungano, qualcuno comincia a pensare a come fare le vacanze questa estate una volta finita l’emergenza.

Da una parte c’è l’azienda di Modena che ha progettato i box in plexiglass per limitare i contagi in spiaggia: una opzione che ha fatto storcere un po’ il naso a tutti. In primis agli stessi balneatori abruzzesi

Ma veramente c’è qualcuno, qualche imprenditore o gestore di uno stabilimento balneare che possa pensare di attrezzare la spiaggia in questo modo e con questi box di plexiglass? Qualcuno che possa accettare una idea del genere? Certamente no.
Ma siamo matti a pensare di poter mettere dentro un recinto di plastica una famiglia con quaranta gradi all’ombra. È immaginabile una cosa del genere?

Così il presidente regionale del sindacato dei balneari Riccardo Padovano

dall’altra il mondo dei velisti ipotizza la possibilità di prendere il largo letteralmente per poter godere del sole e del mare senza essere “messi in teca”.

L’estate in ogni caso è alle porte e si stanno cercando e ipotizzando soluzioni per non danneggiare tutto il comparto turistico italiano che ha già risentito molto della situazione.

Insieme agli alberghi, ai ristoranti, agli stabilimenti balneari stanno risentendo del momento anche le tante società nautiche, le scuole e le agenzie di charter serie, professionali, animate da una vera passione che dopo la crisi economica degli anni scorsi stanno cercando con tutte le proprie forze di risalire la china, insieme a tutto il settore turistico italiano.

Al tempo del Coronavirus, per evitare la diffusione del contagio, in Italia si è fermato anche il mondo della vela: è proibito uscire per mare se non per motivi di lavoro (come ad esempio i pescherecci), è proibito ovviamente stare in porto nella propria barca a meno che non ci si viva stabilmente.

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Niente uscite in barca quindi, anche in solitaria, o immersioni subacquee o nuotate in tempi di Coronavirus.

Raggiungere la barca o la spiaggia comporterebbe uno spostamento non giustificato da esigenze di lavoro, situazioni di necessità o esigenze di salute e quindi violerebbe il Dpcm”, ha spiegato il Ministero dei Trasporti ribadendolo anche a Capitanerie, circoli nautici e porti turistici.

Il nodo non è tanto il veleggiare o il nuotare, che non comporterebbero contatti che possono propagare il Coronavirus.

“A livello diportistico tutte le attività sono vietate perché presuppongono uno spostamento che non rientra nei tre previsti dal Dpcm e quindi la violazione comporta l’applicazione dell’articolo 650 del Codice penale” spiegano dalla Capitaneria di porto di Genova.

Pochi giorni fa un diportista di Pescara è stato multato proprio all’interno del porto turistico del capoluogo adriatico mentre era passato davanti la sua barca per sistemare qualcosa.

Quindi per adesso non si può, ma ovviamente si pensa anche al dopo, a questa estate.

Cosa accadrà questa estate sperando di esserci lasciati il Coronavirus alle spalle?

Il problema dei contagi e delle distanze da rispettare riguarda sicuramente le spiagge dove è molto difficile mantenere dentro e fuori dall’acqua il metro di distanza, soprattutto quando si hanno dietro dei bambini piccoli.

Per mare è diverso: anche quando si attracca in rada o in mare aperto per fare il bagno, ci sono delle distanze da rispettare tra un’imbarcazione e l’altra per evitare che le ancore possano incastrarsi ma soprattutto bisogna mantenere 300 metri di distanza dalla riva.

Ovviamente bisogna aspettare perchè il Coronavirus non è andato via. I numeri sono rassicuranti, i contagi stanno scendendo ma ci sono ancora tanti decessi.

È probabile allora che la temperatura possa giocare in queste settimane decisive un ruolo nel limitare l’epidemia. In questo caso, il caldo potrebbe frenare il Coronavirus anche in Italia nei mesi a venire, proprio come avviene con il raffreddore e l’influenza stagionale.

Andare per mare è un antidoto naturale

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Andare per mare rappresenta un efficace antidoto non solo per isolarsi dal mondo e dalla terraferma, ma anche per distrarsi dalla negatività di questi mesi drammatici e recuperare un pizzico di positività.

Per non parlare degli effetti benefici della cosiddetta “talassoterapia” che la vita in barca permette, ossia l’assorbimento di oligoelementi e sali che favoriscono il ripristino dell’equilibrio organico e permettono al nostro sistema immunitario di rafforzarsi e resistere alle aggressioni esterne.

Questo articolo è dedicato ad un grande amante del mare, anima del molo C del porto turistico di Pescara, Achille Di Girolamo, armatore di Anadara che adesso starà veleggiando da qualche parte, dove tutto è possibile e non esiste il Coronavirus!

g8

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