La polemica

Ospedale Avezzano, dubbi su gestione pazienti Covid: 18 medici si ribellano

Dubbi sulla gestione dei possibili pazienti Covid al Pronto Soccorso di Avezzano. Nota di biasimo del Direttore Sanitario del P.O, ma i medici non ci stanno: "Noi abbandonati"

Confusione al Pronto Soccorso di Avezzano: alta tensione tra 18 medici e la direttrice sanitaria del P.O. Lora Cipollone. Il botta e risposta sul trattamento dei sospetti pazienti Covid finisce all’attenzione degli avvocati.

Procediamo con ordine. Critiche sull’operato dei medici del Pronto Soccorso dell’ospedale avezzanese sono giunte dalla dottoressa Cipollone, in qualità di Direttore Sanitario del P.O. di Avezzano. Le ‘accuse’, in particolare, riguarderebbero il lavoro svolto nella gestione dei pazienti sospettati di contagio da Covid-19.

“Nella nota aziendale si contesta che l’attività dei medici del Pronto Soccorso si sia fondata esclusivamente sull’individuazione del paziente Covid e non Covid, mentre sarebbero accaduti gravi episodi – ben dettagliati nella nota di biasimo – che hanno messo a repentaglio la salute dei pazienti”.

A riferirlo alla stampa sono gli avvocati Renzo Lancia e Salvatore Braghini, incaricati dai medici destinatari della comunicazione di fornire chiarimenti e richieste dopo la nota del Direttore sanitario, datata 14 aprile 2020.

Una censura di questo tipo ha suscitato l’immediata reazione dei destinatari. I medici difendono il proprio operato, in primis, evidenziando che “nessun protocollo operativo è stato dato loro dalla Direzione sanitaria e, di certo, non prima della citata nota aziendale”.

La nota dei legali precisa, poi, la modalità di lavoro eseguita dai 18 medici interessati dal richiamo.

“I medici spiegano che posti di fronte ad un paziente sospetto covid-19 – il quale presentava anche altre patologie – in attesa dell’esito del tampone, hanno proceduto a ricoverarlo nel Reparto di Malattie Infettive, per poi decidere all’esito del test diagnostico una adeguata collocazione del paziente. Ciò è avvenuto sempre informando il Reparto che sarebbe dovuto intervenire sulla patologia concomitante e anche quello di malattie infettive. Hanno consultato, di volta in volta, anche lo specialista delle malattie infettive”.

Chiarimenti in merito alla propria attività, quindi, e non solo. Continua la nota degli avvocati Braghini e Lancia:

“Dalla lettera aziendale i sanitari del Pronto soccorso apprendono inopinatamente, poi, che la Direzione sanitaria avrebbe voluto che, in presenza di comorbilità (al manifestarsi di più patologie) i medici del P.S. avessero proceduto registrando il paziente sospetto covid-19 nella disciplina di appartenenza della patologia più grave e, di fatto, allocarlo nell’Unità Operativa di malattie infettive. Rispetto a ciò i medici osservano che questa modalità non gli è stata mai manifestata prima del 14 aprile, data della lettera critica, e di fatto un tale modus agendi nulla avrebbe aggiunto in termini di sicurezza“.

Coronavirus e confusione al Pronto Soccorso di Avezzano, i medici: “Noi abbandonati”

Di contro, il personale lamenta “di essere stato abbandonato a causa della scelta di molti specialisti di non visitare i pazienti sospetti nei locali del Pronto soccorso, preferendo agire da remoto”.

“I medici del PS videnziano che per troppo tempo non sono stati forniti i necessari dispositivi di protezione individuale. Ma assicurano che in un contesto così difficile, ed anche nel lasso di tempo successivo alla chiusura del presidio di Pescina è di Tagliacozzo, hanno gestito circa 110 pazienti sospetti covid-19, rischiando la loro vita e quella dei loro familiari, senza mai esporre quella dei malati”.

Gli avvocati sottolineano nella precisazioni richieste dai 18 medici:

“È stato grazie al loro coraggio, alla loro esperienza e alla loro professionalità che si è riusciti a fronteggiare una situazione di emergenza, e mai avrebbero pensato di ricevere una nota di biasimo di questo tipo. Si domandano, poi, che fine abbiano fatto i D.P.I. donati da molte associazioni proprio ai sanitari del Pronto soccorso. Come possa giustificare la Direzione sanitaria l’assenza di un percorso per inviare il paziente stabile, con sospetto covid-19, direttamente presso il Reparto di Malattie Infettive: tenuto conto dell’ultimazione dei lavori per costituire un percorso esterno ad hoc“.

Ora attendono che sia la Direzione sanitaria a spiegare molte cose che sono accadute in queste giornate convulse.

“Per conto loro i sanitari coinvolti sono anche disposti ad accettare consigli, orientamenti, seppur del tutto assenti prima del 14 aprile. Esigono che la Direzione sanitaria fornisca finalmente un protocollo operativo, ma a patto che le indicazioni siano aggiornate agli studi più recenti e autorevoli della comunità scientifica, in particolare per quanto riguarda l’individuazione e il trattamento dei pazienti con patologie riconducibili al covid-19, e che siano comunque condivise con il personale che opera in prima linea. Ciò che non possono tollerare è però l’accusa di aver messo a repentaglio la vita dei pazienti. Tale censura era già stata esposta in un’assemblea convocata in due ore nel giorno di Venerdì Santo, poi è seguita la nota di biasimo del 14 aprile. I sanitari non ci stanno. La Direzione potrà rimediare presentando formali scuse, che, però, precisano i medici, saranno gradite soltanto se sincere”.

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