Misure e rallentamenti

Ristorazione, l’asporto può aspettare: burocrazia al rallentatore

Burocrazia Vs Asporto, non tutto fila liscio. Ristoratori chiamati a sanificazioni, nuova formazione dei dipendenti, certificazioni e documentazioni varie. Le riaperture rallentano

L’asporto riparte in Abruzzo, o meglio è ripartito già qualche giorno fa. Eppure qualcosa non va. Già: perché ripartire è una parola grossa, soprattutto quando a frenare i ristoratori ci pensa la burocrazia.

Un tempo si sarebbero chiamate scartoffie, oggi si chiamano Pec. Il senso resta, più o meno, lo stesso: la documentazione da presentare prima di riaprire un’attività e avviare un servizio d’asporto – pur se in un periodo d’emergenza – non è libera dai molti oneri burocratici, che diventano costi e giorni persi prima di ricominciare a lavorare e ad incassare.

Se il servizio si configura come un’autentica boccata d’ossigeno per molte attività, il rovescio della medaglia è consistente ed ha un caro prezzo.

Il primo grande limite consiste nella definizione dell’asporto che prevederebbe soltanto la vendita di alimenti e non di bibite. Una questione che si sta cercando di definire con gli enti competenti, ma che non può essere derogata in una settimana e che, quindi, impedisce la ripartenza di molte attività. Tra nuove misure e adempimenti, quindi, la situazione risulta complicata a soli pochi giorni dal via libera regionale al servizio.

Capita, allora, che le attività ristorative, dopo 45 giorni di lockdown, non facciano nemmeno in tempo a riaprire e le cucine, pronte, siano fermate dalle incombenze burocratiche.

Nel caso specifico della riapertura per l’asporto in Abruzzo – stabilita dall’ordinanza numero 46 firmata dal Presidente Marsilio – oltre alla mera burocrazia, è lunga la lista delle procedure da adottare prima di poter riaprire e partire effettivamente in regola con l’asporto.

Asporto, tutte le misure da adottare

Non bastano, come si potrebbe pensare, mascherine, Dpi vari e gel igienizzanti per i dipendenti. Neanche i cartelli che indicano il corretto lavaggio delle mani. Misure e certificazioni delle stesse creano più di qualche grattacapo ai ristoratori che sono costretti a coinvolgere società specializzate per tutte le incombenze, con un ulteriore dispendio economico.

In conclusione: ripartenza sì, ma la salita è più ripida di quanto si immagini. Solo le strutture più grandi ce la potranno fare affrontando altri ingenti costi per la ripartenza, dopo i due mesi quasi di chiusura in cui tutte le spese non sono state sospese: affitti, luce e gas, tutto con le serrande abbassate.

Bisogna, ad esempio, sanificare le canalizzazioni dell’aria: chiunque abbia un impianto di climatizzazione, sia con canalizzazioni sia semplicemente con split, ha l’obbligo di sanificazione certificata. Si tratta di un adempimento previsto come misura per tutelare la clientela.

Moltissime sono, poi, le disposizioni relative alla sicurezza dei dipendenti. Si parte dalla sanificazione degli ambienti lavorativi: misura che non comporta l’obbligo esplicito di chiamare una ditta specifica, ma che va comunque comprovata. La sanificazione va eseguita quotidianamente, con aggiornamento del Dvr, ovvero il Documento di Valutazione Rischi.

La vendita per asporto è effettuata previa ordinazione on-line o telefonica, garantendo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano per appuntamenti, dilazionati nel tempo”. C’è anche, però, chi non procede alla vendita d’asporto per prenotazioni avvenute da telefono o su internet e che rischia, così, di venire tagliato fuori dalla possibilità offerta al settore ristorativo.

È finita qui? Tutto il contrario. Da sbrigare c’è la formazione dei dipendenti, che va inevitabilmente aggiornata per l’emergenza in corso. Formazione ed informazione: i lavoratori devono essere a conoscenza di tutti i protocolli adottati, compresa ogni singola misura di sanificazione.

Ed ecco che allora sono necessari anche due giorni per risolvere le questioni legate a nuove norme e protocolli. I più decidono di riaprire solo al riparo dal rischio ‘in-sicurezza’ e, al tempo stesso, dal rischio sanzioni.

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