Estetiste chiuse: “Covid o meno, la professionalità costa”

29 aprile 2020 | 07:11
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Estetiste chiuse: “Covid o meno, la professionalità costa”

Covid, apertura a giugno per i centri estetici. Il comparto non ci sta: “Il governo sta togliendo dignità alla nostra professione”.

Un altro mese a casa, con la spada di Damocle sulle testa di utenze e affitti da pagare, mariti e compagni lontani o in cassa integrazione.

“Ci sentiamo offese e indignate nella nostra professionalità. Il governo con l’ultimo decreto non ci ha dato solo uno schiaffo. Capiamo tutti l’importanza e la delicatezza del momento a causa dell’emergenza Covid ma oggi abbiamo bisogno di lavorare”.

È il grido accorato di tutta una categoria, quella delle estetiste e delle nail artist aquilane, a casa da marzo e senza alcun tipo di sostegno o rassicurazione economica da parte dello Stato.

Il Capoluogo ha raccolto le voci, per molte “un altro mese ferme è davvero intollerabile. I conti piangono, le spese ci sono, non sappiamo dove sbattere la testa”, spiega una delle estetiste contattate che ha scelto di restare anonima.

Tra loro invece c’è chi ha voluto metterci la faccia, come la giovane Tamara Frasca, una nail artist aquilana, una mamma, che da nemmeno un anno ha deciso di mettersi in proprio, puntando tutto su se stessa.

tamara frasca

“Sono un’artigiana, una piccola imprenditrice nel settore del benessere – spiega al Capoluogo – e le mie 4 mura sono davvero tutto per me. È ciò che ho sempre sognato da quando 10 anni fa cominciai a fare i primi corsi e utilizzavo le mani delle mie amiche che si prestavano a farmi da cavie. Ora non permetterò al Covid di portarmi via le speranze: voglio combattere, ma è una battaglia molto difficile!”.

Tamara ha chiuso i battenti, come tutte le sue colleghe, il 12 marzo scorso. Da allora sono stati 3 mesi di attesa, di bollette e di utenze da pagare, di fornitori da saldare…

“Il Covid ha messo a nudo tante criticità in tutto il Paese a partire dal sistema sanitario a tutto il comparto economico. Ad esempio finalmente ci siamo rese conto che come categoria noi estetiste o comunque artigiane nel campo dell’estetica siamo completamente dimenticate dallo Stato, così come i parrucchieri. Dopo quest’ultimo decreto la delusione brucia e fa tanto male. Sento persone dirmi:’che ti cambia il 18 maggio o l’1 giugno?’ Chissà se si rendono conto dello stato reale delle cose…”.

Tamara sottolinea infatti che lei, come tanti altre colleghe è pronta per ripartire con locali sanificati e attrezzature igienizzate, “come sempre, perchè lo facevo anche prima, ma quanto tempo ci vorrà per rientrare di questi mesi di stop? Anche perchè il Covid ci sta insegnando a rivedere tante piccole abitudini, nel mio lavoro il rapporto è già 1/1 ma quante ore al giorno dovremo lavorare?”.

“Alla fine per adesso non voglio buttarmi giù. Ho un marito e un figlio che meritano il meglio. In questo periodo ho cercato di riflettere, una cosa che il Covid ci ha dato tra tante privazioni è stato il tempo. Tempo che ho usato per rivedere il mio lavoro, aggiornarmi, migliorarmi, tornare alla carica più combattiva di prima”, conclude.

“Covid non ti temo: dobbiamo ripartire subito!”. Francesca Grieco

Francesca Grieco

Francesca Grieco all’Aquila fa le unghie da sempre, è un’atleta di Cross Fit e da 3 mesi sta a casa, con il suo bambino, senza lavoro e senza nemmeno poter andare in palestra.

“Sono una partita Iva, che detta così sembra un po’ l’incipit della barzelletta ‘c’era un francese, un inglese e un italiano’… Cosa ho fatto in questi 3 mesi? Ho pagato tutte le spese, l’affitto, le utenze, i fornitori, ho comprato materiali nuovi, ho sanificato tutto il sanificabile, aspettando un decreto che ci ha tolto, almeno in parte la dignità”, dice al microfono del Capoluogo.

La professionalità ha un costo anche al tempo del Covid e adesso i conti piangono, mio figlio è a casa da scuola, quando mi faranno riaprire dove lo metto?”, aggiunge.

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Anche per Francesca la situazione è drammatica, “chi come me vive del suo lavoro, può anche aver messo da parte qualcosa, ma sfatiamo il mito delle riserve auree delle partite Iva. Se paghi le tasse, se sei in regola, se vuoi vivere dignitosamente ti resta ben poco a fine mese. Nel nostro settore poi devi essere sempre aggiornato, i corsi costano, i materiali devono essere di qualità se non vuoi rovinare le unghie o la pelle delle clienti. Io devo ripartire subito, 3 mesi sono un assurdo…”.

“Perchè noi a casa e le librerie aperte? Cosa cambia? Il nostro lavoro è sempre uguale, nella cabina di una nail artist o di un’estetista una persona entrava prima, una entrerebbe adesso. Mi metto la mascherina, mi metto i guanti, come facevo anche prima. Il Covid è stata ed è un’emergenza sanitaria che sta investendo tutto il comparto economico: così rischiamo davvero il collasso!”.

“Il Covid potrebbe incentivare il lavoro in nero”.

Tra le estetiste c’è anche chi ha scritto al presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, per portare all’attenzione delle istituzione il problema di tutta la categoria, “affinché il Covid non sia l’inizio della nostra fine e non porti a incentivare il lavoro in nero di chi è animato dalla disperazione e dalla paura di non farcela!”.

“Sono rimasta a bocca aperta per le decisioni prese dal governo per la riapertura del nostro settore all’1 giugno – scrive un’estetista che ha voluto rimanere anonima – credo che sia lecito per una regione come la nostra, soprattutto il comune dell’ Aquila, dove il contagio è contenuto se non addirittura nullo, di chiedere una differenziazione di date da regione a regione”.

“Non possiamo essere paragonati alla Lombardia, dove il covid è ancora un nervo scoperto e i contagi sono numerosi. In questo modo si incentiva ancora di più il sommerso che è sempre esistito ma adesso ha preso ancora più piede vista l’esigenza delle clienti”.

“Oltre a differenziare le regioni, chiediamo con urgenza intervento dello Stato per gli aiuti, degli autonomi, della cassa integrazione per i dipendenti non se ne vede traccia, il lavoro in nero prosegue liberamente senza un minimo controllo! Questo era per noi il periodo con più profitto, per via delle cerimonie e l’andare incontro alla bella stagione. Tutti gli esercizi nel campo dell’estetica sono già a norma e sarebbe semplice riaprire con le giuste precauzioni”.

“Le tasse sono semplicemente sospese, vorrà dire che dovrebbero essere pagate prima o poi! Ma perché? Se entro il 4 non si avranno degli aiuti seri e un supporto decente nei confronti di chi ha sempre con tanto sacrificio pagato le tasse, ci troveremo costretti a riaprire”.

La data di riapertura delle nostre attività mi ha lasciato completamente basita – continua un’altra estetista – . Dopo anni di studio e amore per il mio lavoro mi ritrovo come tante ad affrontare questo incubo. Ho sempre lavorato su appuntamento evitando assembramenti, uso guanti e mascherina, sterilizzo attrezzi con l’ausilio dell’autoclave e lavoro con materiali monouso, questo a tutela sempre per le mie clienti. Vorrei che la mia voce si unisse a tutte le altre. Ringrazio per la cortese attenzione con la speranza che il nostro grido d’aiuto sia ascoltato al più presto”.

Dopo 2 mesi di ‘pensiamo al bene comune’, di #andràtuttobene adesso siamo un settore ormai al collasso: NON CI STIAMO PIÙ a queste condizioni! Continuano ad uscire foto che sono uno schiaffo alla dignità di tutta la categoria che sta ferma in casa a vedersi scivolare tra le mani il proprio lavoro, i propri sacrifici, e lo stimolo unito alla speranza. Il Covid non può affossarci!”, continua un’altra collega aquilana.

Non solo estetiste ma anche make up artists, un’altra categoria, nella categoria, dimenticata al tempo del Covid.

“SE UNA GRANDE FETTA DI NOSTRI COLLEGHI PUÒ LAVORARE CON LE DOVUTE PRECAUZIONI anzi, non hanno mai smesso di lavorare, POSSIAMO FARLO TUTTI!!! Tenendo presente che la maggior parte delle norme igieniche nel nostro lavoro vengono già attuate e sono regolamentate da sempre…Non sono di certo una novità!!! Il truccatore non viene mai menzionato perché NON essendo una figura giuridica riconosciuta professionalmente NON ha un codice ATECO in cui identificarsi.
A nome di tutte le categorie di questa fascia: Estetica, truccatori, parrucchieri e insegnanti, ci uniamo contro questa follia che ci vincolerà fino al 1 GIUGNO (forse) e che come vediamo, crea ingiuste spaccature di settore!!!!
ANTEP sta avviando la protesta scritta nelle sedi opportune, chiediamo a voi il massimo supporto!”.

Covid: “o mi fate riaprire o io riapro lo stesso!Non è giusto”

“Siamo tutti strategici? Quali sono le attività che hanno la priorità per l’apertura, all’approssimarsi della famosa Fase 2? Le librerie e le cartolibrerie hanno già aperto. Benissimo. Aprirà a breve la grande industria. Meraviglioso. Pare che anche qualche circolo sportivo avrà l’ok del Governo. Mi chiedo oggi però, quando la categoria di cui faccio parte, che riguarda i servizi alla persona, cioè il settore dei Centri estetici e dei parrucchieri, avrà il via”, è lo sfogo di un’altra estetista.

Non mi pare che se ne parli, ancora, ma assisto, preoccupata ad un fenomeno – che non credo sia solo locale – e che tende verso il ‘faccio un po’ come voglio’. E io non ci sto. Siamo artigiani, molti di noi hanno dipendenti, tasse da pagare, affitti aziendali da corrispondere. Non si può delegare questa responsabilità imprenditoriale e questo importante settore di servizio all’arrembaggio di qualcuno, che decide, in solitaria, di riaprire domani”.

Penso che la categoria debba essere unita, penso che dovremmo riunirci ed ascoltarci insieme e di concerto, non fare fughe in avanti, pericolose e inutili. Penso che insieme, parrucchieri e Centri estetici, debbano scrivere punto per punto quali sono le modalità di gestione degli utenti, le modalità di apertura, di chiusura, le date, i modi per sanificare gli ambienti”.

Io apro comunque e me ne frego degli altri, in questo momento non serve a nessuno, non serve ai clienti, non serve alla categoria, è solo un danno. Faccio per questo un appello ai colleghi del territorio: vediamoci, capiamo come gestire il servizio, concordiamo come e quando sanificare i nostri ambienti di lavoro, diamo un segnale unitario di tutela del cliente finale, e delle nostre professionalità. Non siamo gli ultimi, non comportiamoci come se lo fossimo”, conclude.

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