Economia

Decreto liquidità, il grande bluff delle banche: imprese aquilane in difficoltà

Decreto liquidità, la corsa a ostacoli per l'accesso al credito delle aziende colpite dalla crisi per il Coornavirus.

Prestito da 25mila euro per le imprese, ma la vera liquidità è per le banche. Le anomalie dell’applicazione del decreto colpiscono anche le imprese aquilane.

Sono oltre 30mila le domande per accedere al prestito da 25mila euro del Decreto liquidità, secondo i dati forniti da Stefano Cappiello, Dirigente Generale Sistema Bancario e Finanziario – Affari legali del Mef, in audizione alla commissione Banche. Tante domande, ma anche tante delusioni per molti imprenditori anche a L’Aquila.

Decreto liquidità, per accedere al prestito serve il bilancio.

La normativa, contenuta nel Decreto Liquidità, rinvia direttamente sia con riferimento ai finanziamenti fino a 25mila euro, sia con riferimento ai prestiti fino a 800 mila euro per imprese con fatturato fino a 3,2 milioni e fino a 5 milioni per aziende fino a 499 dipendenti, ai risultati dell’ultimo bilancio dell’impresa richiedente. In sostanza, occorre il bilancio 2019.

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Tutto normale, se non fosse che ciò esclude dal finanziamento tutte le imprese aperte nel 2020: “Abbiamo aperto a gennaio – spiega un imprenditore a IlCapoluogo.it – e abbiamo spese e difficoltà come tutti. Affitti, bollette, investimenti, ma non possiamo accedere a quei fondi”. Infatti, nel caso di finanziamenti fino a 25mila euro la condizione è che il prestito venga concesso per un importo non superiore al 25% dell’ammontare dei ricavi del soggetto beneficiario, come risultante dall’ultimo bilancio depositato o dall’ultima dichiarazione fiscale presentata alla data della domanda di garanzia, cosa impossibile per imprese aperte nel 2020, come ristoranti o bar, che pure però avevano iniziato l’attività e hanno spese e difficoltà economiche come le altre imprese.

Decreto liquidità e i comportamenti anomali delle banche.

Nonostante l’ABI abbia chiarito definitivamente che i prestiti del Decreto liquidità non possano andare a copertura di altri prestiti già in atto o a copertura di scoperti, non mancano le anomalie, sottolineate dall’AIDC, che “ha ricevuto molte segnalazioni in merito a comportamenti di questo genere: ad esempio, vengono richieste fideiussioni personali a garanzia del finanziamento, la selezione domande viene esaminata non in ordine cronologico, ma sulla base del merito del rating o vi sono richieste di compensazione parziale dell’erogazione del finanziamento con posizioni pregresse e sofferenti, in alcuni casi con esplicite note nei siti aziendali”, nonostante la circolare ABI che appunto esclude espressamente tali pratiche.

Insomma, per le imprese l’accesso al credito del Decreto liquidità appare piuttosto difficile e pieno di problemi, a fronte di banche che invece utilizzano lo strumento a proprio vantaggio.

 

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