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San Giuliano, l’antico convento tra i luoghi del cuore

San Giuliano, uno dei più antichi conventi francescani a L'Aquila. Storia sospesa tra i luoghi del cuore. #Laquilabellame'

di Rossella Monopoli, Associazione culturale Aquilartes

San Giuliano, il Convento che fu eremo: tra natura, spiritualità e condivisione. La storia e la geografia verde si intrecciano tra i luoghi del cuore di molti aquilani.

San Giuliano come meta prediletta anche ai tempi di coronavirus. Simbolo di un territorio che si prepara a ripartire.

San Giuliano è l’appuntamento del cuore. Nell’ambito delle misure di contenimento dell’emergenza legata al COVID-19, la settimana appena trascorsa ha segnato l’inizio della tanto attesa “fase 2”. Essa è stata caratterizzata, tra le altre cose, dalla ripresa delle attività motorie e sportive, tornate praticabili all’aria aperta, anche lontano dalla propria abitazione. A questo proposito, sicuramente in molti saranno tornati a popolare uno dei luoghi prediletti dagli aquilani per praticare sport nelle immediate vicinanze della città, ma stando comunque immersi nella natura: mi riferisco al monte Castelvecchio, che domina la periferia occidentale dell’Aquila e parte del centro storico. Il monte Castelvecchio è attraversato da un intrico di sentieri che si diramano nel fitto dei boschi di querce e pini. Il più noto di questi sentieri, e di più semplice percorrenza, è quello che conduce alla “Madonna Fore” (o Madonna di Cascio), chiesa-santuario da cui si snodano molteplici percorsi. In pochi, tuttavia, avranno utilizzato “monte Castelvecchio” come riferimento toponomastico – a molti forse sconosciuto – perché a L’Aquila si è soliti, piuttosto, darsi appuntamento a “Madonna Fore” o meglio, e in maniera più generica, a “San Giuliano”.

san giuliano

 

San Giuliano, la storia nel tempo

L’elemento maggiormente connotativo del monte Castelvecchio, infatti, è da circa sei secoli il convento Francescano Osservante di San Giuliano, fondato nel lontano 1415 da alcuni frati di provenienza umbra. Originariamente, il nostro convento era solo un piccolo eremo, sviluppatosi nel bosco dello storico castello di Santanza, attorno a un’edicola preesistente, intitolata a san Giuliano, santo “ospitaliere” vissuto nel I secolo d.C. Per espiare la colpa dell’uccisione dei propri genitori, dal Belgio Giuliano si recò in pellegrinaggio in Italia, dove fondò una sorta di ostello sulle sponde di un fiume navigabile, (oggi comunemente identificato nel fiume Potenza, vicino Macerata) dedicandosi all’accoglienza dei poveri e al traghettamento di pellegrini e viandanti da una sponda all’altra del fiume.

L’edicola in questione non è più visibile, quel che resta oggi del primitivo nucleo è il cosiddetto “conventino”, un edificio di dimensioni ridotte, costruito a ridosso della nuda roccia e che consta di una cella, di uno studiolo e di una piccola cappella intitolata alla Madonna delle Grazie, separata dai primi due ambienti da un ballatoio affrescato. Per molto tempo il conventino è rimasto in secondo piano rispetto al resto della struttura conventuale e sconosciuto ai più. La sua bellezza è stata offuscata da una serie di danni subiti nel tempo, ma fortunatamente negli ultimi anni è tornato all’attenzione di studiosi, turisti e fedeli, grazie a un importante intervento di restauro che ha consentito il recupero e la valorizzazione di buona parte della struttura e delle pitture murali che la impreziosiscono. In particolare, tra queste, spicca il bellissimo ciclo dipinto a monocromo nella prima metà del Cinquecento, solo in parte conservato, che mostra scene relative alla Vita e alla Passione di Cristo.

Il ciclo presenta ancora molti lati oscuri, relativi alla sua esecuzione, ed è attualmente oggetto di studi e ricerche. La sua realizzazione è probabilmente legata alla presenza nella cappella, delle spoglie del beato Vincenzo, frate aquilano morto a San Giuliano nel 1504, e il cui culto in passato era molto sentito in città.

Oltre ai dipinti, aggiunge un notevole fascino a questo luogo la presenza di una fitta serie di graffiti disposti sulle pareti della cappella, realizzati nel corso di circa un secolo, tra gli anni Venti del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Si tratta di firme e annotazioni di pellegrini, per lo più laici, che si recavano in visita e adorazione delle spoglie del beato Vincenzo, al quale erano attributi poteri curativi. Queste scritte, incise sull’intonaco con strumenti appuntiti, sono eseguite in lingua volgare e presentano l’uso di elementi dialettali tipicamente abruzzesi.

Oggi non sarebbe accettabile che dei pellegrini o visitatori lasciassero le loro firme sui muri dei luoghi di culto e cultura, ma in questo caso si tratta di preziose testimonianze antiche e quindi storicizzate, anch’esse pertanto soggette a un interesse di tutela e conservazione. Per individuarle bisogna prestare particolare attenzione, servendosi dell’ausilio di una luce radente; molte di esse non sono di immediata lettura per i non addetti ai lavori, ma con l’aiuto di una guida esperta è possibile leggerle e decifrarle.

Potrebbe essere un insolito ma interessante proposito da realizzare non appena sarà possibile tornare a visitare fisicamente un luogo così cruciale per la storia della città e dell’intero Abruzzo, poiché San Giuliano non è solo uno dei più antichi conventi francescani dell’Aquila e il primo della nuova Osservanza in Abruzzo, ma è anche un importante polo culturale, che agli elementi di interesse religioso e cultuale, artistico e architettonico, unisce la presenza di un archivio storico recentemente recuperato e reso parzialmente fruibile agli studiosi, di un’importante Biblioteca e di un Museo di Scienze Naturali che andranno al più presto recuperati e rimessi in attività, nella speranza che si riescano a reperire i fondi necessari.

In attesa che ciò avvenga, una volta usciti dal regime di emergenza, sarà comunque possibile visitare il Convento, alla scoperta dei suoi tesori e della sua affascinante storia, con l’Associazione AquilArtes che ne gestisce il servizio guida e didattica per le scuole. Nata con l’intento primario di valorizzare e divulgare le ricchezze storico-artistiche abruzzesi e aquilane, AquilArtes è impegnata inoltre nella realizzazione di iniziative universalmente accessibili, organizzando eventi e percorsi guidati dedicati a persone con disabilità visiva e a persone con disabilità uditiva (in LIS).

Quando torneremo a viaggiare ricordiamoci di conoscere ed esplorare anche i luoghi in cui viviamo e che molto spesso diamo per scontati.

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