Pericoli dalla natura

Vespa velutina, l’incubo degli apicoltori: come riconoscerla

Vespa Velutina, il terrore degli apicoltori. Come riconoscerla? "Ha colorazioni che tendono al giallo. Gli apicoltori devono essere pronti a riconoscerla e a riconoscerne i nidi". L'intervista a Giancarla Galli, presidente Fai Abruzzo.

Vespa Velutina, arriva dal sud-est asiatico la ‘nuova’ minaccia per l’apicoltura. Le sue vittime preferite sono le api, ecco perché c’è allarme nella categoria degli apicoltori. «Le segnalazioni ci sono, ma in Abruzzo, al momento, non è stata registrata la presenza della Vespa Velutina».

Alla nostra redazione sono giunte molte segnalazioni di vespe fotografate, stordite, catturate. Il Servizio sanitario della Asl e l’Osservatorio delle vespe velutine  fanno appello a chiunque dovesse imbattersi in una vespa che possa essere una sospetta Velutina: non bisogna bruciare le vespe trovate, bisogna tenere il corpo. Poiché solo il corpo della vespa può dare la certezza sulla natura dell’animale. Stesso discorso per il nido, non bisogna disfarsene, ma porlo all’attenzione di esperti del servizio veterinario della Asl1.

Il Capoluogo ha intervistato Giancarla Galli, presidente Fai Abruzzo, la Federazione Apicoltori Italiani. Solo qualche giorno fa a Bazzano c’era stato l’avvistamento di una vespa che somigliava particolarmente alla Velutina, da molti chiamata calabrone asiatico, ma da non confondere con la Vespa mandarina, una specie diversa pericolosa non solo per le api ma anche per l’uomo.

Dopo aver ascoltato i pareri di numerosi entomologi, l‘allarme per l’avvistamento di Bazzano è rientrato, poiché l’insetto è stato riconosciuto come una semplice vespa crabro, ovvero quello che viene comunemente chiamato calabrone.

Tra gli apicoltori, tuttavia, l’allerta resta alta, «spesso perché non si conosce abbastanza la Vespa Velutina. La preoccupazione è sicuramente fondata, ma in Abruzzo fortunatamente la Vespa Velutina non è ancora giunta. Non si può escludere che arriverà, tuttavia occorre fare attenzione e fare formazione: il primo passo per non cadere in facili allarmismi è la conoscenza», spiega Giancarla Galli.

Intanto, a parte Liguria e Piemonte dove ormai sono state accertate vere popolazioni di velutine, sono state raccolte segnalazioni anche in Veneto e Toscana. Non in Abruzzo, dove qualsiasi avvistamento si è rivelato, fortunatamente, infondato.

Vespa Velutina o calabrone: come riconoscerli

«Le differenze più grandi tra la Vespa Velutina e il nostro calabrone sono a livello fisico innanzitutto, nei disegni e nelle colorazioni addominali, quindi nelle zampe, nel capo e nel torace. La velutina ha delle colorazioni diffusamente nere, con un’ampia banda giallo-aranciato sulla parte terminale dell’addome. La prima cosa che gli apicoltori devono vedere è l’estremità della zampe che è caratteristicamente gialla. Mentre per la Vespa crabro le zampe sono scure e l’addome è diffusamente giallo con bande nere».

Esistono delle ibridazioni che rendono difficile riconoscere una Vespa Velutina dal calabrone? «Le ibridazioni ci sono, ma per quanto riguarda le api. La Vespa Velutina è come descritta, ha delle caratteristiche che non rendono complicato distinguerla dal calabrone: il presupposto fondamentale è conoscerla per riconoscerla».

Poi c’è la differenza di livello comportamentale. Se il calabrone si nutre generalmente di insetti e sporadicamente di api, la velutina si nutre prevalentemente di api. Si potrebbe definirla «una predatrice di api. Le uccide per nutrire le larve presenti nei suoi nidi».

Importante è, inoltre, riconoscere i nidi «che sono una caratteristica di queste vespe. Ce ne sono due tipologie: un nido piccolo per dimensioni, costruito ad altezza media, e nidi molto grandi, che le vespe velutina adulte costruiscono in cima agli alberi e anche in posti che restano nascosti. Bisognerebbe, ad esempio, imparare a individuare e distruggere questi nidi, ma ci vuole une certa competenza da parte degli apicoltori».

Distruggerli subito è fondamentale poiché «il ciclo biologico di questa vespa parte dalla regina che è sopravvissuta all’inverno. Quindi in primavera inizia la costruzione del nido e la riproduzione delle vespe. Crescono, così, le popolazioni e dai primi nidi piccoli si passa ai nidi secondari, molto più grandi, realizzati anche nelle vicinanze della abitazioni. Ecco perché ci vuole un occhio attento. Distruggere un nido vuol dire distruggere una famiglia».

Vespa Velutina, come agisce

Utile è formarsi, a questo scopo la Fondazione degli Apicoltori ha organizzato e continua a promuovere convegni e momenti di formazione sulla Vespa Velutina, arrivata ormai da quasi dieci anni in Italia, direttamente dalla Francia. E giunta in Europa, all’origine, dall’Asia.

In Liguria, la prima regione in cui anni fa è arrivata la Vespa Velutina, ci sono apicoltori particolarmente esperti nello studio dell’insetto, che sono riusciti anche a mapparne i movimenti e a capirne i comportamenti.

«Queste vespe stazionano davanti agli alveari, restano sospese, attendono le bottinatrici (le api adulte operaie che escono per raccogliere nettare) e si preparano a catturarle al loro rientro. Questo fattore fa sì che le api si spaventino e non escano più e si blocca il ciclo produttivo, minandone la stessa sopravvivenza. Questo è il problema più grande».

Quale potrebbe essere una soluzione a questo pericolo?

«Si potrebbero installare delle trappole vicino agli alveari, stratagemma che serve anche a monitorare eventuali pericoli da velutina. Esistono vari tipi di trappole, ad esempio si può utilizzare una bottiglia contenente birra come esca. Una volta lasciata agire la trappola per un determinato periodo di tempo, l’apicoltore dovrebbe controllare i calabroni caduti nella trappola stessa e verificare la natura degli animali».

 

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