É morto Ezio Bosso, pianista amico dell’Abruzzo

É morto Ezio Bosso, il pianista che sapeva emozionare. Aveva suonato in Abruzzo diverse volte, due i Flaiano d’oro ricevuti nella sua lunga carriera.
Ezio Bosso è scomparso a soli 48 anni; nonostante la giovane età aveva alle spalle una lunghissima carriera costellata di riconoscimenti anche a livello internazionale.
Il maestro Bosso aveva suonato diverse volte in Abruzzo; ha vinto il Premio Flaiano d’oro nel 2003 e nel 2005.
Era tra i testimonial della candidatura dell’Aquila a Capitale della cultura.
Bosso era originario di Torino; è il pianista che ha commosso l’Italia e il mondo intero. Era afflitto da una rara patologia neurodegenerativa che aveva scoperto dopo un intervento subito per un tumore al cervello nel 2011.
Aveva rilasciato la sua ultima intervista lo scorso 17 aprile al Corriere della Sera, chiuso come tutti nella sua casa di Bologna, a causa dell’emergenza Coronavirus.
“Quando si apriranno le ‘gabbie’ – aveva scherzato – la prima cosa che farò è mettermi al sole. E abbraccerò gli amici. Ci metteremo a ridere o ci spunteranno le lacrime. Non so come sarà. Ma qualsiasi cosa sia sorrideremo. Felici di essere vivi”.
“Sono ai domiciliari dal 24 febbraio. Se poi calcolo il periodo delle cure, dal 9 per le solite terapie, i mesi di clausura sono ormai più di due. La malattia mi ha allenato a soste forzate ben peggiori. Stavolta però non è il mio corpo a trattenermi ma qualcosa di esterno, collettivo, misterioso. Sono giorni strani, il tempo e lo spazio si sono fatti elastici, a volte le ore sono eterne, a volte volano. A volte ti senti in prigione, a volte scopri la Dodicesima stanza, quella che ti libera. Era il titolo di un mio vecchio album”.
“In questa situazione mi aiuta la disciplina della musica. Le note lunghe, le scale, ti educano all’ordine interiore. Non ho cambiato le mie regole; anche se non esco, mi alzo presto, faccio la barba, mi vesto. E studio. Approfondisco e metto in dubbio ciò che ho fatto, affronto partiture che forse non dirigerò mai perché non me le faranno fare. E poi singole parti, processi tecnici e storici necessari… Esercizi che praticavo all’aperto, per costringermi alla concentrazione. Ora ci provo in casa”.
Numerosi i riconoscimenti che Ezio Bosso ha ricevuto durante la sua lunga carriera in tutto il mondo.
Due le nomination al David di Donatello nel 2004 per le musiche del film “Io non ho paura” e “Il ragazzo invisibile” del 2015. Nel 2006 è stato insignito del Critic and audience choice for best music al Syracuse festival di New York.
“La musica ci cambia la vita e ci salva. Le persone che vengono ospiti da me, entrano da personaggi e escono da persone. La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e non è una cosa da poco” spiegava dopo la serata evento di Che storia è la musica, andata in onda a giugno, incentrata sulla Quinta e la Settima Sinfonia di Beethoven, vista da oltre un milione di spettatori.
La sera di Natale Bosso era tornato su Rai 3 con Cajkovskij e Mozart.
Il Teatro dell’Unione di Viterbo aveva ospitato il maestro con l’Orchestra Filarmonica, da lui fondata, arricchita per l’occasione dai giovani dell’Orchestra Filarmonica di Benevento e il Coro Filarmonico Rossini di Pesaro.
“Ascoltate a tutto volume il nostro concerto, dobbiamo disturbare i vicini e riempire l’Italia di questa musica meravigliosa. La nostra forza sarà la televisione, ma non in casa, deve uscire dalle case. L’arte e la bellezza sono contagiose: così cambieremo il mondo”.
Spiegava come fosse stato difficile essere accettato nel mondo della musica classica e dei pregiudizi “perché guardavano la malattia: è evidente, non è che posso negarlo. Ho combattuto il pregiudizio. Fin da bambino ho lottato col fatto che un povero non può fare il direttore d’orchestra, perché il figlio di un operaio deve fare l’operaio, così è stato detto a mio padre”. Lo studio come riscatto, la passione che lo guida e gli fa vincere anche il dolore.
Morte Ezio Bosso, il cordoglio del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
“Ciao, Ezio Bosso. Questa città piange la tua scomparsa. Piange la pura energia creativa. A te, che eri tra i nostri testimonial per il dossier capitale italiana della cultura, e che ci avresti donato un pezzo di genio, il nostro saluto, promettendoti che, non faremo solo bene. Faremo di meglio, anche con l’aiuto del tuo amico Pier Luigi Sacco”.