Marco Pantani, 21 anni fa l’impresa a Campo Imperatore

Giro d’Italia, Campo Imperatore, 22 maggio 1999. Marco Pantani scrive una pagina di storia, quasi nascosto tra metri di neve. L’impresa in poco meno di 3 chilometri e in 15 minuti di fuoco
Un’autentica impresa, sotto il diluvio del Gran Sasso, dopo la partenza del mattino da Pescara. Proprio dalla città adriatica aveva cominciato a cadere la pioggia torrenziale, ma non frenò la corsa di Pantani che, quel 22 maggio, scrisse un pezzo di storia in sella alla sua bicicletta.
Dietro la scia delle polemiche sui controlli del Coni, davanti una corsa che resterà impressa nei ricordi di tanti: in quindici minuti di spettacolo ciclistico, che fecero parlare molti di miracolo sportivo.
Furono momenti di fuoco nel pomeriggio rosa. La tappa entrò nel vivo proprio nei tratti finali, nonostante il peggiorare del meteo. Basti pensare che per gli elicotteri diventò presto impossibile alzarsi in volo per le riprese aeree: le notizie arrivavano soltanto da Radio Corsa, ma molti aquilani coraggiosi con tenacia restarono ad attendere l’arrivo dei ciclisti.

Alle 16,04 Marco Pantani inizia a staccare il gruppo, difficile reggerne il ritmo. Sono solo le 16,19 quando conquista la tappa e la maglia rosa. Ad accoglierlo, all’ultima curva, il boato della folla. “Eccolo” esclamato dal conduttore nella diretta, poi Pantani quasi quasi sparisce, nascosto dalla neve.
Il resto è il distacco dai rivali, ottenuto in 3 chilometri: Jimenez a 23″, Zuelle a 26″, Ivan Gotti a 33″, Camenzind a un minuto secco. Jalabert a 1′ 15″, Di Luca a 1′ 33″. Rebellin addirittura a 2′ 27″. Non ci fu storia, se non la sua.