L'aquila

Ricostruzione al tempo del Covid 19, una giornata in cantiere

Una giornata tra "firme e sanificazioni" in un cantiere del centro storico. Com'è cambiato il lavoro della ricostruzione con le norme anti Covid 19.

Il lavoro in cantiere con le misure anti Covid 19. Come cambia il lavoro degli operatori della ricostruzione.

IlCapoluogo.it “entra” in cantiere grazie a Luca, uno dei tanti operatori della ricostruzione che ha già ripreso la propria attività in un cantiere del centro storico. Da 20 a 80 gli operatori impiegati a vario titolo, a seconda dalle necessità, anche se al momento sono al “minimo”. Ma come è cambiato il lavoro con le nuove misure anti Covid 19? Tempi più lunghi e attenzione particolare alla sanificazione. E naturalmente, l’immancabile mascherina, senza la quale si può essere cacciati dal cantiere. Prima di tutto, però, i famigerati tamponi.

In cantiere al tempo del Covid 19, tamponi per tutti.

Dopo il lockdown, è ripresa l’attività della ricostruzione, anticipata dalla discussa ordinanza sindacale relativa all’obbligo dei tamponi. Un obbligo “ammorbidito” dalle precisazioni della Prefettura, ma che comunque le ditte hanno voluto comunque rispettare, anche se con modi e tempi diversi.

“Effettuare un tampone non è una cosa piacevole” ammette Luca. “La procedura è piuttosto fastidiosa e mi ha lasciato un gran mal di testa per tutto il giorno. D’altra parte andava fatto, e l’ho fatto. Quando è arrivato il risultato, che era negativo, ho potuto ricominciare a lavorare”. Da precisare, comunque, che non tutte le ditte hanno seguito questa procedura. L’ordinanza sindacale dava infatti 14 giorni di tempo dall’inizio dei lavori per fare il tampone e qualcuno ha iniziato a lavorare prima di conoscere il risultato. Altre ditte, come quella di Luca, hanno preferito aspettare i risultati, prima di riammettere i lavoratori in cantiere.

Ad ogni modo, la situazione è sotto controllo. Secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili, infatti, sono quasi 3mila i tamponi effettuati sul personale dei canteri e solo uno (un operaio di fuori che non aveva ripreso ancora l’attività) finora è risultato positivo al Covid 19.

L’ingresso in cantiere.

“Solitamente arrivo in cantiere 15/20 minuti prima delle 8, in modo da poter iniziare a lavorare per tempo” racconta Luca. “Il primo giorno pensavo che il cantiere fosse ancora chiuso, in quanto l’ingresso principale era sbarrato. Solo dopo ho capito che bisognava entrare da un ingresso laterale. Come da disposizioni, in cantiere si arriva in abiti ‘civili’ e poi ci si cambia all’interno, ma solo in un secondo momento”.

Dopo l’ingresso principale, infatti, c’è la “zona filtro” presidiata da un addetto munito dei massimi sistemi di protezione, tuta speciale, casco, guanti, mascherine. “Mi indica il dispenser con il disinfettante per le mani e poi posso avvicinarmi, naturalmente con la mascherina. Mi misura la temperatura, dopo di che posso firmare l’ingresso in cantiere e la registrazione della stessa temperatura”. Chi non “supera” il test d’ingresso per una temperatura corporea “sospetta” viene fatto accomodare in una stanza vicino, in attesa delle indicazioni mediche necessarie”.

Superato questo primo filtro, si “replica” con l’addetto della propria ditta. La temperatura viene misurata e registrata, infatti, non solo per l’ingresso in cantiere dove naturalmente lavorano più ditte, ma ogni ditta poi “riesamina” il proprio dipendente, per le proprie pratiche.

Superato il doppio filtro, si accede alla zona adibita a spogliatoio dove ci si cambia con gli abiti da lavoro. Prima e dopo, però, si sanificano sia lo spazio utilizzato per cambiarsi e che gli abiti. Il tutto da registrare e firmare su apposito registro.

Solo in quel momento, il lavoratore può iniziare a lavorare.

Il cantiere al tempo del Covid, il lavoro.

In cantiere si seguono tutti i protocolli anti Covid 19. Mascherina obbligatoria, guanti, distanza. “La ditta ci fornisce 3 mascherine usa e getta da poter utilizzare durante la giornata lavorativa. Naturalmente in ambienti polverosi usiamo le FFP2, come abbiamo sempre fatto, altrimenti comunque le classiche usa e getta da 50 centesimi (più IVA). Cerchiamo di lavorare al massimo distanziamento possibile, solo raramente le lavorazioni prevedono una certa vicinanza, che però dura il tempo minimo necessario e comunque sempre con guanti e mascherine”.

Per l’utilizzo degli attrezzi la situazione si complica: “Generalmente ognuno ha i propri, ma ci sono strumenti, come trapani e attrezzi più grandi, la cui disponibilità è limitata. Per questo tipo di materiali, occorre sanificare l’attrezzo che serve, prima e dopo l’utilizzo”.

Sanificazione prima e dopo l’utilizzo anche del bagno assegnato: “Ogni bagno è assegnato a un numero limitato di operai che possono usufruire solo di quello assegnato. Ogni volta che ne ha bisogno, deve sanificarlo prima e dopo l’uso, e deve registrare l’ora di utilizzo, con nome e cognome. I fornitori esterni hanno un bagno “dedicato”, a parte”.

Per quanto riguarda il pranzo, pause scaglionate all’interno dello stesso cantiere che apre i cancelli “alle otto e alle 17, non sono previste uscite intermedie per il pranzo. A gruppi limitati ci rechiamo nella sala mensa, con un grande tavolo con i posti segnalati e, naturalmente, distanziati. Al momento siamo pochi operai, quindi facciamo solo due turni, uno dalle 12 alle 13 e un altro dalle 13 alle 14. Anche in questo caso, dobbiamo sanificare lo spazio che occupiamo in mensa, prima e dopo il pranzo”.

Cantiere anti Covid, l’uscita.

Finito il turno di lavoro, si ripassa dallo spogliatoio per riprendere i propri abiti ‘civili’ e lasciare quelli da lavoro. Il tutto, con la solita sanificazione, pre e post operazione. E dopo una giornata di “firme e sanificazioni”, finalmente si riaprono i cancelli.

“Devono dire che è piuttosto estraniante” confessa Luca. “Passare la giornata in cantiere, seguendo questi rigidi protocolli, e poi ritrovarsi in centro storico, dove la gente ha ricominciato a passeggiare e prende il gelato in effetti fa una strana sensazione. Sia chiaro, non ho ancora sentito qualcuno lamentarsi delle regole, che seguiamo attentamente, anche e soprattutto per noi stessi, ma fa un certo effetto passare da un mondo all’altro, da quello del cantiere, con le sue regole così rigide, a quello di fuori, dove tutto sommato le regole sono più morbide. Ma credo sia giusto così”.

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