Tribunali L’Aquila, si riparte ma al rallentatore

Una fase 2 che vede ancora ingolfata la macchina della giustizia aquilana con ancora tanto da sistemare nei tribunali. L’intervista del Capoluogo agli avvocati Maurizio Capri e Gian Luca Totani.
Il mondo dell’avvocatura, come tutti gli altri del resto, è assai cambiato nel corso del tempo. Intanto, sotto il profilo numerico, con una pletora di toghe (solo all’Aquila gli iscritti all’ordine sono circa 600 e in tutto l’Abruzzo circa 6 mila), che hanno reso l’esercizio della professione in media assai meno redditizio del passato.
Ecco allora che l’emergenza Covid, con lo stop imposto a tutte le attività espletate nei ‘luoghi di legge’ datato 9 marzo scorso, ha inferto un ulteriore micidiale colpo a quanti si barcamenano.
Dopo 2 mesi adesso il lavoro è ripreso ma negli uffici giudiziari e nei Tribunali regna ancora il caos: processi rinviati anche al 2021, personale ancora in smart working, lunghe file e lunghe attese per ritirare e visionare cartaceo e fascicoli.
La sintesi è che quanti devono lavorare gravitando intorno ai tribunali, sono stanchi di registrare il rinvio di udienze su udienze ‘ad libitum’, a eccezione di quelle dei soggetti gravati dalla più estrema forma di custodia cautelare (la carceraria) e i detenuti intenzionati a fare i processi.
Problemi anche per gli interrogatori al tempo del Covid, come raccontato qualche giorno fa dal Capoluogo.
Non va dimenticato che si parla della delicata amministrazione della Giustizia, peraltro uno dei tanti “tallone d’Achille” italiani.
Vediamo adesso cosa succede nei tribunali aquilani, dopo l’emergenza Covid, con l’analisi fatta al Capoluogo dal presidente dell’ordine degli avvocati dell’Aquila, Maurizio Capri.
Quali sono i problemi principali che riscontrate?
“Il problema è la confusione. L’aquila altro che non è la fotocopia di quanto accade nel resto del Paese. Qui siamo riusciti a fare in modo che nel distretto di Corte d’appello d’Abruzzo, almeno nel settore civile, ci fosse uniformità nei protocolli e sostanzialmente nei comportamenti per la ripresa delle udienze”.
Una cosa che per l’avvocato Capri, “non è affatto scontata”.
“L’articolo 83 del dl 18/2020 demanda la competenza ai capi del tribunale, per cui in ogni città, in ogni regione, ciascuno ha fatto come meglio ha creduto creando una forte difformità nelle procedure anche in uno stesso territorio”.
“Ogni distretto ha seguito un protocollo diverso, anche nell’ambito territoriale quindi gli stessi tribunali hanno seguito protocolli diversi. In Abruzzo l’avere protocolli uniformi ha consentito di ripartire in modo tranquillo, ovviamente non è la normalità però sono stati fatti degli sforzi importanti per cercare di assicurare una macchina della giustizia abbastanza ordinata”.
“I tribunali sono stati chiusi in una prima fase. Oggi siamo in un momento delicato, in cui c’è ancora molta cautela. Nei tribunali però sono tornati a lavoro in pochi, il personale è ancora in smart working e questo ‘lavoro agile’ ha provocato e sta provocando notevoli disagi. Lavorando da casa non si possono fare tutte le attività che venivano svolte in presenza“.
“Come avvocatura abbiamo chiesto di far tornare a breve il personale negli uffici di tutti i tribunali e prevediamo, con le intese raggiunte man mano e se le cose dovessero andare sempre meglio, una presenza maggiore negli uffici a breve che porterà sicuramente a uno snellimento del lavoro burocratico”.
“C’è un problema adesso di tempistiche dilatate: per visionare un fascicolo ci vogliono ancora giorni, ma dobbiamo procedere per gradi anche perchè si parla di una riorganizzazione generale dovuta a un’emergenza. Non è colpa di nessuno e non sono solo i tribunali ad aver avuto la peggio”.
Un tasto dolente adesso, il fattore economico: gli avvocati che come tutti hanno visto azzerata o quasi la propria attività, sono stati tutelati?
“Mi ritengo insoddisfatto di quanto è stato fatto, anzi non è stato fatto, per tutta la categoria professionale. Siamo stati esclusi da ogni beneficio, fatta eccezione per i 600 euro, per il solo mese di marzo che hanno ricevuto solo una parte dei liberi professionisti dell’avvocatura”.
“Sono stati esclusi, in maniera quasi incomprensibile i colleghi con delle fasce di reddito più alte, senza considerare il crollo della professione di questo mesi e tenendo conto che tante altre categorie sono state invece pagate“.
“Ancora non sappiamo nulla per il mese di aprile, è una vera vergogna che svilisce una categoria intera. A questo aggiungiamo che non ci sono provvedimenti e benefici per un settore intero come quello degli avvocati, tutti a partita Iva e che solitamente non ha altre entrate se non i proventi della propria professione. Dimenticati dallo Stato e trascurati anche dalla Regione Abruzzo. Cosa servirebbe adesso? Liquidità e subito, per tamponare le problematiche di questi 3 mesi”.
“Una situazione problematica legata alla mancanza di personale delle cancellerie”, così dice al Capoluogo l’avvocato penalista aquilano Gian Luca Totani, presidente della Camera penale del capoluogo dal 2012 e segretario nazionale del Consiglio delle Camere penali italiane.


L’avvocato Totani ha continuato a lavorare, come ha potuto, da remoto, con le riunioni sulle varie piattaforme che ancora adesso stanno andando avanti senza problemi. Le difficoltà sono ancora negli uffici, a corto di personale.
“Va bene, diciamo pure che il post Covid abbia determinato una situazione complicata per tutti, ci vuole tempo e precauzioni per tornare alla normalità ma, se manca il personale nelle cancellerie dei tribunali, a prescindere dal fatto dei contatti, la macchina della giustizia non cammina!”.
“Una parte del motore dei tribunali e della giustizia in generale è composto dalle cancellerie, se si tiene la gente in smart working il sistema si rallenta e rischia di collassare su se stesso”.
“Torniamo a lavorare nei tribunali e smaterializziamo le carte”
“Smaterializzare le carte, non le persone. Nell’epoca del digitale eliminiamo il cartaceo, andrebbe a snellire molto il lavoro. Se una persona lavora da sola non ce la può fare, se in ufficio sono in 5, allora la macchina riparte!”.
Per l’avvocato Totani in ogni caso la macchina della giustizia aquilana stenta a ripartire da ben più tempo, “a prescindere dal Covid, non dimentichiamo che noi paghiamo ancora i disagi del post sisma e il turn over degli ultimi anni dei giudici andati in pensione”.
“Nel decreto Rilancio poi noi avvocati non esistiamo, come altre categorie siamo stati dimenticati, ma non sarebbe la prima volta. L’avvocatura spesso è l’ultima ruota del carro, soprattutto qui all’Aquila fu già dimenticata all’epoca del sisma”.
“Dobbiamo garantire un sistema giustizia, non possono andare avanti i processi per 10 anni, lo dobbiamo assicurare ai nostri clienti, alle controparti. Dietro un imputato c’è una persona che non può stare in attesa per così tanto tempo”.