L'aquila

Didattica a distanza, L’Aquila protesta: “Ridateci la vera scuola”

Flash mob di protesta contro la didattica a distanza. Sabato 30 maggio l'appuntamento, con il ritrovo a Piazza Duomo. "Ora la prova di maturità spetta alle istituzioni: chiediamo al sindaco di unirsi".

Didattica a distanza, i genitori dicono basta. Si accende la protesta a L’Aquila: domani, sabato 30 maggio, il flash mob di insegnanti, educatori, studenti e genitori.

L’AQUILA – Contro la didattica a distanza si scende in piazza. Alle ore 15 il ritrovo dei partecipanti a Piazza Duomo.

«I bambini e i ragazzi stanno chiedendo di tornare a scuola, di rivedere le loro maestre, i loro professori, i loro amici e sono stanchi della didattica dell’emergenza, perché non è Scuola».

Una presa di posizione decisa, netta, che non ammette più alternative alla vera scuola. Quella espressa chiaramente da Mamma Roberta alla redazione del Capoluogo. 

Oltre i buoni risultati, conclamati della didattica a distanza – dad come siamo ormai abituati a conoscerla – la scuola da computer ha anche avuto i suoi problemi. Pc, linea internet, l’insegnamento che cambia drasticamente e improvvisamente: tutto questo non poteva non avere ripercussioni a 360 gradi. E a risponderne sono stati tutti, dagli alunni agli insegnanti, senza dimenticare i genitori.

«I bambini e i ragazzi con disabilità e bisogni educativi speciali non sono autonomi, per loro la scuola è finita a febbraio: non hanno più sentito la vicinanza dei compagni e sono stati rinchiusi nelle loro case insieme alle famiglie, sulle quali sta ricadendo un carico insostenibile».

Già, perché ci sono anche tutti quegli studenti con esigenze speciali, rimaste nascoste per tutto il lockdown e anche ora. Fino a quando, purtroppo, non si sa.

Il flash mob è la forma di protesta scelta per dire basta alla didattica online. Le richieste di insegnanti, genitori e ragazzi sono riassumibili nella parola ‘normalità’. Riacquistarla, forse, sarà ancora difficile. Intanto Mamma Roberta spiega alla nostra redazione:

«La nostra richiesta è semplice: riapriamo le scuole al più presto. Permettiamo ai nostri studenti di tornare ad essere bambini e ragazzi nelle loro scuole, che rappresentano prima di tutto umanità e comunità. Torniamo a investire nella scuola in presenza, a volto scoperto, difendendola con coraggio dal distanziamento dei bambini e dei ragazzi! I bambini sono stati le vere vittime silenziose di questa emergenza. Permettiamo agli studenti di comprendere che l’incubo è finito. Diamo la possibilità alle ultime classi di chiudere il ciclo, di salutare le maestre e i compagni e di congedarsi dai luoghi nei quali sono cresciuti».

La didattica affidata al digitale può avere i suoi pro e i suoi contro. Secondo il fronte dei genitori in protesta, a mancare – facendo lezione dietro lo schermo di un computer – è il confronto vero. Mancano ancora: il discorso reale, i sorrisi in gruppo, le lezioni partecipate, manca quel contatto che, inoltre, è stato quasi bandito ai tempi del Covid. Eppure in pochi hanno pensato alle conseguenze sui bambini.

«Anche i ragazzi e gli adolescenti, che già si trovano a vivere un’età così ricca di trasformazioni e di cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi, hanno dato prova di grande maturità rinunciando a tutto senza lamentarsi, privandosi della scuola, dello sport, degli amici, delle relazioni, degli incontri-scontri con il mondo adulto, dei momenti di crescita e degli amori. Ora la prova di grande maturità la chiediamo al Governo e alle istituzioni: una società senza infanzia, creatività, gioco e crescita è una società fallita. Chiediamo al primo cittadino di unirsi a noi e di dare voce alle nostre richieste».

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