Festa dell’artiglieria, l’importanza della memoria

Festa dell’artiglieria, “la guerra è una cosa terribile e proprio per questo dobbiamo ricordare chi l’ha combattuta”.
Nata il 24 gennaio 1861 dalla fusione della componente dell’Armata Sarda con quella degli stati dell’Italia centrale e meridionale l’Arma dell’Artiglieria festeggia la propria ricorrenza più importante il 5 di giugno, data in cui, nel 1918, ebbe inizio la Battaglia del Solstizio.
Il fatto d’arme, decisivo per la vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale, vide protagonista proprio l’Artiglieria che con costanti e precisi bombardamenti obbligò gli austriaci a sospendere l’offensiva permettendo quindi al Regio Esercito di riorganizzarsi e contrattaccare.
I combattimenti andarono avanti fino al 24 di giugno data in cui gli italiani riguadagnarono la sponda orientale del Piave. Quattro mesi dopo l’Italia vinse definitivamente a Vittorio Veneto.
Per onorare questo anniversario i membri della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia (Anarti), insieme al Gruppo Storico Regio Esercito Italiano 1861-1946, si sono ritrovati presso la caserma Pasquali dove hanno deposto una corona presso il monumento agli artiglieri.
La cerimonia, che si è svolta in ottemperanza alle regole di comportamento necessarie per contrastare la diffusione del Coronavirus, ha visto intervenire il colonnello Paolo Sandri, comandante del IX Reggimento Alpini, il colonnello Marco Iovinelli, già comandante del Reparto ed ora al vertice del Comando Militare EsercitoAbruzzo, il generale in quiescenza Antonio Laudante, presidente della sezione provinciale dell’Anarti, ed il consigliere Giancarlo della Pelle in rappresentanza del Comune. Il generale Laudante ha affidato ad IlCapoluogo.it le proprie riflessioni.
Generale Laudante quest’anno l’Arma dell’Artiglieria festeggia in trincea dal momento che tutti stiamo combattendo un comune nemico.
Ben detto, siamo alle prese con questo nemico invisibile, subdolo, ma non ci siamo fatti scoraggiare data l’importanza dell’anniversario.
Ovviamente la cerimonia a cui ci apprestiamo a partecipare sarà in forma ridotta ed in linea con le regole di comportamento necessarie per evitare possibili contagi.
Purtroppo abbiamo dovuto riconsiderare tutte le nostre abitudini e tutte le ritualità che eravamo abituati a dare per scontate.
Un’amara verità, devo quindi ringraziare sentitamente il colonnello Sandri, comandante del Nono Reggimento Alpini, che ci ha permesso di accedere alla caserma.
Oggi tutti noi artiglieri portiamo un gran peso sul cuore dal momento che l’Anarti, nella fase più acuta dell’epidemia, ha perduto più di quaranta soci, tutti residenti tra Lombardia e Veneto.
Ci troviamo ad onorare la storia in un periodo in cui la memoria viene messa in forte discussione come ci mostrano i disordini e d i vandalismi che stanno avvenendo in molti paesi.
Da parte mia posso dire che l’errore più grande che si possa commettere consiste nello strumentalizzare per fini politici gli eventi storici e coloro che ne furono protagonisti. Noi oggi commemoriamo la Battaglia del Solstizio, chiamata così da Gabriele D’Annunzio perché fu preludio alla vittoria finale, perché mai tutto ciò dovrebbe essere strumentalizzato? Da militare in congedo la mia paura è che questo capitolo della memoria storica italiana possa finire nel vortice delle strumentalizzazioni politiche uscendone quindi ingiustamente offeso. Fortunatamente c’è chi coltiva la memoria con passione ed onestà.
Certo, mi viene da pensare ai ragazzi del gruppo Storico Regio Esercito Italiano 1861-1946 che oggi compongono il picchetto d’onore mantenendo la distanza di sicurezza.
Si tratta di appassionati che portano avanti attività rievocative facendo molta attenzione alla verità storica ed all’accuratezza filologica di ogni capo ed accessorio che indossano.
Tuttavia la riflessione non deve mai mancare, purchè sia una riflessione sana.
Se non ci fosse riflessione non avrebbe senso ricordare. I ragazzi che combatterono la Battaglia del Solstizio e tutti gli innumerevoli scontri della Prima Guerra Mondiale molto probabilmente avrebbero preferito vivere in pace con le proprie famiglie tuttavia si batterono con grande coraggio sul Carso e sul Piave.
Questo ci insegna che la guerra è una cosa terribile e proprio per questo dobbiamo ricordare chi l’ha combattuta.



