Il Post Covid spacca l’Italia, via le certezze anche ai dipendenti pubblici

18 giugno 2020 | 08:59
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Il Post Covid spacca l’Italia, via le certezze anche ai dipendenti pubblici

Dipendenti pubblici e dipendenti privati, l’Italia spaccata in due nel post Covid. Il mondo dei privilegi contro il precariato. Da dove far ripartire l’Italia.

Da un lato i dipendenti pubblici delle tantissime aziende statali (Enti pubblici, amministrazioni di ogni livello, aziende regionali e municipalizzate), dall’altro dipendenti di aziende private ed imprenditori.
I due mondi stanno mettendo in luce il divario incolmabile, oggi più di sempre, tra la precarietà del mondo privato e l’ineguagliabile blindatura del mondo pubblico.

C’è un esercito di italiani che, con dignità e spirito di iniziativa, sta cercando di capire come risalire sull’onda dello tsunami che ci ha investito, per cercare di surfare invece che annegare!
Mentre l’altra metà fa i conti con la nuova organizzazione sociale dello Smart working e della didattica a distanza, aspettando che arrivi il 27 di ogni mese.
L’Italia dell’impasse politica, che mentre conta le serrande rimaste chiuse, i disoccupati e i piccoli imprenditori che hanno buttato la spugna dopo la quarantena, si consente di lasciarsi distrarre dai buffet gluten free di Villa Pamphili.

Sospendere gli stipendi a tutti i dipendenti pubblici

Durante la quarantena da Covid si sarebbero dovuti bloccare tutti gli stipendi a tutti i cittadini: tanto alle partite iva, quanto ai dipendenti pubblici.
Mettendo tutti gli italiani nelle stesse condizioni: tutti in attesa della cassa integrazione.

I primi giorni di marzo hanno rappresentato per molte partite iva la fine della propria attività; la fine del sonno ristoratore; la fine degli sforzi e dei sogni di una vita.

L’Italia a due velocità, quella dei dipendenti pubblici e quella delle partite iva, avrebbe dovuto sospendere tutti gli stipendi a tutti i dipendenti pubblici affinché TUTTI FOSSERO ALLINEATI.

Affinché tutti gli italiani sapessero cos’abbia significato vivere per tre mesi senza i soldi dell’affitto, delle bollette o, peggio, della spesa.
Affinché tutti gli italiani sapessero sulla propria pelle quale fosse la potenza di fuoco dei bazooka, l’efficacia delle task force e degli Stati generali, mentre tutte le spese sono state sospese, ma il consulente del lavoro ti chiama per pagare i contributi del mese di marzo, aprile e maggio (immutati come prima del Covid!) e il commercialista ti rincorre per pagare l’IVA del primo trimestre che andava versata entro il 16 aprile.
L’IVA del primo trimestre?
I contributi?
Ma non era tutto sospeso?
L’affitto non c’è stato verso… pagato!
Le bollette? Pagate altrimenti ci staccano tutto!
Allora?