Luco dei Marsi, scontro Comune – Agesci, De Rosa: “Sfregi e bugie sul Convento dei Cappuccini”

Luco dei Marsi, si accende lo scontro tra l’amministrazione e l’Agesci locale sull’utilizzo degli spazi del Convento dei Frati Cappuccini. Le parole del sindaco Marivera De Rosa
Era stato il sindaco di Luco dei Marsi, Marivera De Rosa, a comunicare via social che l’amministrazione comunale, in carica nel 2006, aveva dato in concessione gratuita il piano seminterrato del Convento dei Cappuccini all’Agesci locale. L’associazione, nei 14 anni trascorsi – secondo quanto riportato dalla prima cittadina – “ha utilizzato liberamente e in modo esclusivo non solo il suddetto piano, ma tutta la struttura”.
Ora, tuttavia, sorge un problema, legato all’emergenza Coronavirus.
“Di nuovo – aveva sottolineato giorni fa il sindaco De Rosa – c’è che oggi abbiamo all’avvio i cantieri per dare al paese un patrimonio di edilizia scolastica sicuro e confortevole, tre scuole da svuotare e un’emergenza Covid che richiede il triplo dello spazio per sistemare i nostri ragazzi. Con l’ufficio tecnico abbiamo riordinato l’elenco degli spazi disponibili, chiesto alle associazioni che sono ospitate nell’ex municipio di cooperare, lasciando gli spazi e portando via quanto albergato lì: con l’idea di ricollocare in seguito le associazioni in altri spazi, dopo aver sistemato le priorità, che sono i nostri ragazzi”
“Dal riordino è risultato che il piano terra del convento – ufficialmente nella disponibilità del Comune e dunque della cittadinanza – serve oggi più che mai e deve essere utilizzato. Per deposito, per le associazioni, per le attività: tante le necessità e pochi gli spazi utili. Abbiamo chiesto dunque all’Agesci di liberare gli spazi occupati “abusivamente”, offrendo non solo il tempo in più richiesto, ma anche la possibilità di lasciare lì dov’è una parte dell’attrezzatura: dando però la possibilità a tutte le altre associazioni che ne avessero fatto richiesta, contro pagamento di una quota prefissata, di usarle”.
Da qui, però, la polemica, frutto, secondo Marivera De Rosa, di una nuova “strumentalizzazione politica”. Di seguito la nota inoltrata alla stampa dalla prima cittadina di Luco dei Marsi.
Luco dei Marsi, l’affondo del sindaco De Rosa
“Mi trovo costretta a tornare pubblicamente sulla vicenda legata al convento dei frati, di cui il Comune ha di recente richiesto l’accesso e l’uso di locali che in realtà dovevano essere liberi e a disposizione, ma che non lo erano da tempo, perché chi aveva avuto in concessione un ampio piano della struttura, in realtà, l’aveva da tempo occupata completamente e utilizzata in via esclusiva”.
“Devo farlo mio malgrado – e nonostante abbia già trattato l’argomento, dopo che con i diretti interessati, e proprio per amore di chiarezza, sulla mia pagina personale su social – perché è evidente che qualcuno ha interesse nel continuare a montare una polemica non solo inutile, ma anche inopportuna e, con l’esternazione-fiume resa dalla dirigenza dell’Agesci locale, anche a mezzo stampa, sempre più greve e offensiva nei miei confronti”, spiega.
“Dal mio canto, ho cercato di sorvolare e, su certi punti, anche tacere, perché, pure nella ragione, non mi interessava puntualizzare passo per passo, e per delicatezza nei confronti dell’altra parte. Una parte però, che non esita a rivolgermi accuse gravi e a mistificare, con davvero poco spirito cristiano, la realtà dei fatti. Intanto, scrivono i Dirigenti, che “al momento di caricare il camioncino di letti, materassi ecc, si sono limitati ad affidare ad un post l’esternazione di un sentimento di mestizia e nostalgia nel vedere la fine un capitolo importante della loro vita, che li ha visti crescere e maturare in quei luoghi”, e già in questo inizio, perché avrebbero dovuto provare questi sentimenti e pubblicare quanto hanno pubblicato, se nessuno, cosa che ben sanno e non possono negare, li ha mai inviati a lasciare il convento? È davvero sconfortante, già da qui, dover prendere atto delle contraddizioni e dalla evidente malafede, con cui anche proseguono e con cui mi additano quale bugiarda”.

“Viene criticato il presunto ‘tono freddo’ della lettera, ma si guardano bene dal precisare che la lettera è stata scritta dell’Ufficio tecnico, dopo un sopralluogo e per le esigenze dell’Ente, ed è formale perché gli uffici comunali devono seguire la forma. Di ben altro tenore è stato il nostro colloquio, che è venuto tra l’altro dopo che si erano date ulteriori settimane per lasciare nella disponibilità del Comune il locale di sopra, ma anche questo si guardano bene dal dirlo, anzi affermano il contrario, fomentando la polemica e le divisioni a colpi di bugie e accusando me di essere non solo bugiarda, ma anche di freddezza e addirittura disumanità. Nel corso dell’incontro hanno dichiarato che “se non era per il Covid avrebbero già tutto affittato per luglio e agosto”. Ho fatto loro notare che tali attività necessitavano di adeguate misure di sicurezza, in primo luogo per i ragazzi stessi, e specifiche autorizzazioni riguardo all’uso della struttura, ai fini di una tutela generale”.
“Di rimando mi informavano di non essere a conoscenza che il piano superiore non rientrasse nella concessione. Nell’incontro ho chiesto loro collaborazione per regolamentare non gli spazi di loro competenza, assegnatigli dal Comune e mai messi in discussione, ma gli altri spazi, oggi più che mai necessari, e che avrebbero potuto condividere con le altre associazioni di volontariato locale, cosa che ho detto più volte, portando perfino l’esempio pratico di un’altra Associazione storica che a Luco mette a disposizione la sede e le attrezzature a tutte le altre, contro pagamento prefissato e previo accordo, per far sì che ogni gruppo possa dare vita al meglio alle proprie iniziative. Cosa c’era di sacrilego in questo? Circostanza oggi negata. Chi era presente, però, sa cosa è stato detto”, continua il sindaco, “dunque, visto che si negano i fatti, delle due l’una: o chi lo fa è in malafede, e qualcuno ha interesse a perpetuare confusione e divisioni, o è in errore perché non ha capito quanto detto, eppure ho parlato con chiarezza”.
“Quanto agli ‘spazi di collaborazione’, secondo i Dirigenti, assenti da parte della nostra Amministrazione, ricordo solo che, come fatto con tutte le altre associazioni, abbiamo chiesto in più occasioni cooperazione e partecipazione, con la solita negativa risposta. Le affermazioni su una mia presunta rigidità e sul fatto che avrei “negato il mantenimento della cucina dov’era” sono gravissime, come le stesse affermazioni sul fatto che avrei dichiarato di “dover far stare dentro e non all’esterno i ragazzi”, quando tutte le indicazioni che seguiamo, in particolare per le misure anti Covid, vanno nella direzione contraria, e semmai ho spiegato la necessità di sistemare l’esterno, sempre per la sicurezza dei ragazzi. Più che un’operazione-chiarezza, quella dell’Agesci appare nettamente come un’operazione di marketing”, è l’affondo di Marivera De Rosa “tramite cui piazzare presunte ragioni e menzogne contro di me e la nostra amministrazione. Un dato inequivocabile, visti i contenuti e il fatto che, invece, nessuno dei dirigenti ha dato seguito all’accordo con cui si era chiuso il nostro incontro in Comune, e cioè di incontrarci nel convento per sistemare in modo ottimale la cosa e far convergere le esigenze dell’ente e dell’Agesci, nel rispetto però del diritto di tutti cittadini, in ogni tempo, di poter fruire di questo luogo. Un’operazione fondata sulle bugie”.
“Mi dispiace anche che i rappresentanti di un gruppo che dovrebbe incarnare lo spirito di condivisione, chiarezza e umiltà, si rifiutino di fare quanto necessario (e dovuto), soprattutto in una fase come questa, di collaborare con le altre associazioni e con l’Amministrazione, e trascinino me e tutti quelli che oggi sono a disagio per questa vicenda, in una diatriba assurda, che non avrebbe avuto motivo di esistere, se non per i motivi che, a questo punto è chiaro, sanno solo i Dirigenti dell’Agesci. Sono in imbarazzo per loro, per il loro comportamento puerile, offensivo e inadeguato, che non può che mettere in difficoltà tante persone e tante famiglie a loro vicine, o che avrebbero voluto avvicinarsi, e che oggi non può non far sorgere l’interrogativo su che cosa ne sia stato dello spirito originario dell’Agesci locale, cosa sia oggi, cosa esprima e come si esprima, anche in rapporto al tessuto sociale e associativo in cui vive. E a fronte di tante offese ricevute, mi dolgo di avere invece, per eleganza e per non sollevare ancor più questioni, anche taciuto di fatti gravi e inoppugnabili, per i quali non si escludono azioni di tutela legale per l’ente, emersi alla ricognizione: come i presunti lavori di mantenimento della struttura, che hanno generato manufatti e interventi, oltre che non autorizzati, non appropriati e non in linea con la struttura del ‘600, come i rattoppi che sfregiano il chiostro, prima luogo talmente bello da essere utilizzato per foto da tanti sposi”.
“Era stato offerto all’Agesci – conclude il sindaco – che continuerà a occupare l’intero piano in concessione, di dividere gli altri spazi con altre associazioni o in presenza di usi diversi, a seconda delle necessità dell’ente. L’Agesci non aveva diritto esclusivo e di gestione personale assoluta del convento, che è parte della memoria storica di tutti i luchesi, e la cui fruizione è nei diritti dei luchesi, della collettività, diritti di cui si occupa l’Amministrazione, e questi diritti vanno rispettati, che piaccia o meno a qualcuno”.