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Gli invisibili del Covid, quale futuro per gli operatori delle mense scolastiche

Mense scolastiche post Covid: la preoccupazione degli operatori del settore. "Il diritto allo studio è fondamentale ma lo è anche il diritto al pasto. Per noi un dramma sociale".

Dopo la visita all’Aquila del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina si fanno sentire gli operatori delle mense scolastiche in città, “lasciati indietro rispetto all’emergenza e senza risposte per quanto riguarda la nostra ripartenza”.

“Gli invisibili del Covid”, così sono stati definiti gli operatori delle mense scolastiche, in molti senza lavoro da febbraio.

Dopo mesi di incertezze, adesso, inizia a farsi forte la preoccupazione per quanto accadrà a settembre. La loro preoccupazione si aggrava al pensiero che a settembre le scuole possano non riaprire o riaprire in parte: decine di migliaia i posti di lavori che andrebbero persi in tutta Italia.

Il ministro Azzolina ieri all’Aquila ha assicurato il ritorno sui banchi a settembre per tutti, ma nulla è stato ancora detto per quanto riguarda le mense.

In vista della riapertura delle scuole a settembre, la ministra dell’Istruzione ha così parlato: “Assicureremo alle istituzioni scolastiche gli arredi che dovessero esser utili per rispettare le indicazioni sul distanziamento fisico, anche nuovi banchi, moderni e più ‘dinamici’, in un’ottica di innovazione costante e della costruzione di ambienti didattici più moderni”.

Quindi una scuola moderna, ma sulle mense nemmeno una certezza. Oltre ad essere un momento di socialità per i bambini molto importante ed educativo, il pasto a scuola è inevitabile per i moduli a tempo pieno che di pomeriggio riprendono la regolare attività curricolare fino alle 17.

Va aggiunto anche che per le famiglie che lavorano, la scuola a tempo pieno è l’unica soluzione per la gestione dei figli.

“Si parla di ripartenza, di ritorno a scuola, ma è come se non esistessimo”, è il grido di allarme di alcuni operatori che all’Aquila lavorano nel settore delle mense scolastiche, sentiti dal Capoluogo.

“Avremmo portato volentieri le nostre istanze al ministro Azzolina, ma come molti altri abbiamo saputo troppo tardi di questa visita. Il diritto allo studio è fondamentale, ma merita dignità anche il nostro lavoro“.

Per adesso siamo stati in cassa integrazione fino al 27 giugno. Ora non sappiamo davvero cosa accadrà. Molti di noi non sono sufficentemente giovani per cercare di reinventarsi, dietro le nostri posizioni lavorative ci sono 120 famiglie da mantenere. È assurdo che in una situazione come queste non si sia parlato di mense senza considerare che dietro il pasto che i nostri figli consumano a scuola da sempre, c’è il lavoro di tantissime persone”.

“Abbiamo ricevuto la cassa integrazione, ma non tutti, Qualcuno ancora deve ancora prendere maggio e giugno. I ritardi nell’erogazione del sostegno al reddito previsto per la categoria e di competenza dell’Inps stanno lasciando molte famiglie sul lastrico”.

“Va bene tutto, abbiamo anche noi i figli e sappiamo quanto sia importante che tornino a scuola in presenza, ma per il nostro lavoro cosa succederà? Che fine faranno le mense?”.

“La mensa a scuola va assolutamente preservata – così è scritto in un documento del Ministero – ma sempre garantendo il distanziamento attraverso la gestione degli spazi, inserendo dei turni e alternando anche l’eventuale ‘schiscetta’ ovvero il pasto in lunch box da consumare in classe”.

Servizio mensa o schischetta? Qual’è il problema

“Per quanto riguarda i bambini delle elementari – dice al Capoluogo un’operatrice nel settore mense – non è pensabile che portino tutti i giorni il pasto da casa. Un onere non indifferente per i genitori che magari lavorano tutto il giorno, senza contare che lì dove ci sono le intolleranze alimentare bisogna intervenire”.

“Le mense, il momento del pasto, specie per i bambini sono anche socialità e condivisione e il nostro servizio ha sempre assicurato la massima attenzione per tutte le esigenze o le problematiche legate all’alimentazione. Senza considerare che i bambini, in crescita, non possono mangiare un panino 5 giorni su 7. Potremmo fare anche noi i lunch box, pasti freddi e veloci sigillati che si possono consumare anche seduti al proprio banco. Dopotutto se parlano di ritorno in presenza, nelle classi sarà previsto un distanziamento”.

“La soluzione quindi ci sarebbe: mangiano al loro posto e poi fanno un po’ di ricreazione. Teniamo conto anche che all’Aquila, soprattutto nei Musp, da tempo si è utilizzata l’aula mensa a rotazione, perchè magari non bastava per tutti e  gli altri consumavano il pasto in aula”.

“Fate già che volete insomma, ma non dimenticate gli operatori delle mense: siamo persone anche noi!”.

 

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