Celestino V, la contesa sul luogo di nascita

Con Isernia, Sant’Angelo Limosano e Sant’Angelo in Grotte, un altro posto si contende l’onore di essere stato la “prima casa” di San Pietro Celestino. Ecco quale.
Sono un appassionato della materia, non uno storico, e lo sono diventato sempre di più da quando Domenico Caiazza ha pubblicato tre volumi (Il Segreto di San Pietro Celestino, Bulla sementis Episcopio casertano e Terra Laboris Felix Terra) ed ha portato alla luce proprio il segreto di un personaggio che tanto ha fatto discutere ed a tutt’oggi rimane prepotentemente alla ribalta per il fascino della sua personalità ed il gesto di rinuncia al papato che tanto avrebbe dovuto far meditare gli uomini e le donne di questo tempo ma, come si nota, rimangono accuratamente attaccate al ruolo che si occupa pur non avendone, nella maggior parte dei casi, la capacità per rimanerci.
Il Caiazza con i suoi tre volumi e con i tanti convegni tenuti ha fissato paletti importanti sulla nascita e sulla vita di Celestino, in maniera scientifica, risolvendo, a mio parere ed a parere di quanti seguono la materia, il punto sulla nascita. Dunque, il luogo di nascita. Gli elementi riportati sono chiari ed inequivocabili che cercherò, anche se con la dovuta inesperienza di questo ruolo, elencare con dovuta novizia.
Il monaco celestiniano Stefano Tiraboschi che tradusse dal latino in dialetto veneto la Vita Celestiniana e che aggiunse il suo, avendolo attinto o dalla tradizione popolare o dalla Congregazione che: in una provincia di terra de noe sotto al regnamo di Napoli, in un castello, che si chiama Sancto Angelo, nasce lo grazioso Celestin. Prendendo in prestito alcune fondi riportate nel suo Terra LABORIS Felix Terra si individuano il luogo di nascita. Esse dicono: a)il Beato Roberto de La Salle, discepolo del Santo, intendendo scrivere la vita raccolse alcuni appunti nei quali lasciò scritto che lo stesso era nato a Castel S.Angelo; b)non molto tempo dopo Antonio (anonimo) narrò la vita di Pietro Celestino in una raccolta di vite di santi tramandata da un codice della Marciana di Venezia e riferì che in la provincia di terra de noe sotto al Regnamo di Napoli in un castello che si chiama Sancto Angelo nasce lo grazioso Celestin de parenti catholici honesti e devoti. El padre have nome Angelerio e la madre have nome Maria. E’ evidente che l’espressione provincia de terra de noe è corruzione paleografica per provincia de terra de labore vista l’inesistenza di una Terra di Noe (l’Herde esattamente afferma che NOE vale Terra di Lavoro) o di qualcosa di simile, tra le antiche province del reame e che la nascita di Terra di lavoro è espressamente dichiarata dalle fonti di seguito riportate. Dunque anche per l’Anonimo il Santo era nato in un Castel S.Angelo e più precisamente in quello che si trovava nel Regno di Napoli di Terra di Lavoro; c) il Liber Ponticalis conferma la nascita in Castel S.Angelo nel Reame di Napoli e Terra di Lavoro: Celestinus V, concersatione eremita, natione de Terra di Laboris, oriundus prope Sulmonam. Qui l’indicazione della nascita in Terra di Lavoro è netta e precisa, mentre il termine oriundus prope Sulmonam è sostanzialmente equivalente all’appellativo Pietro da Morrone, visto che l’eremo affaccia proprio su Sulmona e non ne dista molto. Oriundus va dunque inteso come “proveniente”; d) se non fosse la Bolla di Canonizzazione un documento ufficiale, che si presume che difficilmente possa errare, a circa un decennio dalla morte cita proprio Terra di Lavoro definendola felix (l’espressione richiama il dato classico della Terra di Lavoro quale parte dell’antica Campania felix) perché ha dato i natali a Celestino: provincia Terra Laboris, quae probaris talem et tantum palmitem inhaerentem firmissimae Christi viti. E’ stata così tradotta da Tullio: O quando sei fortunata, Provincia di Terra di Lavoro, che dai prova di aver saputo produrre un tale e tanto tralcio, germogliato dalla saldissima vite di Cristo, le cui propaggini con il profumo della loro mirabile santità si estendono diffusamente in ogni parte del mondo e dalle cui uve viene spremuto vino che allieta i cuori dei devoti, e trascina e infiamma le menti degli uomini all’amore di Dio. Proprio da questa provincia di Terra di Lavoro si tramanda che il beato Pietro abbia tratto la sua origine da genitori onesti, cattolici e devoti. e) Nella vita et obitus beati Pedri confessoris Celestini pape quinti si legge: Beatus Petrus confessor domini glorious de provincia Terra labori traxisse fertur originem ex honestis parentibus catholicis et devotis . E’ evidente che i documenti più antichi ed ufficiali danno concordi le seguenti coordinate del luogo di nascita: Regno di Napoli, provicia di Lavoro, castel S.Angelo.
Dunque, non nel Molise (in proposito è da notare che Terra di Lavoro è una giurisdizione amministrativa del Reame di Napoli e che i suoi confini non possono essere messi in relazione alla metropolia di Capua che è diversa cosa) ma nell’ambito della Terra di Lavoro (UTET 1990), nome geografico che indica l’area corrispondente grosso modo alla provincia di Caserta (definizione riduttiva che non tiene conto delle terre strappate alla provincia di Caserta e alla Campania dopo il 1860) in cui va ricercato un ambito chiamato nel XIII secolo Castel S.Angelo. Dopo averlo individuato si dovrà verificare, al fine di stabilire se fu la patria di Celestino, se tra lo stesso e il Santo sia riscontrabile qualche elemento di connessione.
Resta a questo punto da ricercare non dagli innumerevoli siti appellati S. Angelo quali grotte, fonti o cappelle medievali dalla Longombardia Minore, né tra le città, ma solo tra i centri abitati fortificati riconducibii alla categoria castra, termine del lessico amministrativo e giuridico indicante non una struttura difensiva medievale – il castellum –ma gli abitanti autonomi non annoverati tra le città perché “non abbelliti dell’onore vescovile”: Si ricorda che la nascita in Terra di Lavoro ed in S.Angelo di Ravecanina non è contraddetta dalle fonti che dicono “pugliese” il Santo. Infatti l’Alifano faceva parte del Ducato di Puglia che fu una delle ripartizioni amministrative del Reame Normanno.
Terra di Lavoro e Contado del Molise furono sempre giustizierati autonomi anche se spesso governati dallo stesso Giustiziere. La Terra di Lavoro, nel XIII sec. Comprendeva solo la cittadina di Venafro e non oltre tale località mentre il Contado del Molise costituì sempre una provincia autonoma e distinta da Terra di Lavoro anche se per convenienza ed economia i re di Napoli affidarono allo stesso funzionario l’amministrazione dei due distretti (ndr Masciotta).
Falsa è la pretesa che gli studiosi molisani di confondere le due province al fine di tentare di sostenere che “nato in Terra di Lavoro” equivale a “nato nel Molise”.
Prova importante che le due giurisdizioni erano abbinate in persona del Giustiziere, ma distinti tra di loro, è un antico documento ufficiale, coevo del santo, ed esattamente quello degli anni 1279-1280 con il quale Re Carlo accusa ricevuta al Giustiziero di Terra di Lavoro e Contado del Molise del quaderno in cui sono notate tutte le terre di quelle province, tassate per le paghe delle milizie di un solo anno (registri della Cancelleria Angioina, ricostruiti da Riccardo Filangieri, Napoli 1969, Vol.XXII, pag.111 e 112).
In questo atto vengono elencati tutti i villaggi, città, castelli tassati nelle due province e vengono menzionati solo tre S.Angelo, distinti da appositi attributi e, precisamente: 1) S.Angelo di Rupe Caina; 2) S.Angelo in Tiodizio; 3) S.Angelo di Limosano menzionato ampiamente nelle carte dell’epoca. Escluso S.Angelo Limosano perché non sito in Terre di Lavoro, l’indagine si restringe a quello di Teodice e a quello di Ravecanina. Del primo, sito nella terra di S.Benedetto, nulla lo collega alla nascita di Celestino; nessun legame tra questa terra ed il Santo è stato rinvenuto non solo ma alla puntuale tradizione cronachista dell’Abbazia di Montecassino non sarebbe sfuggita la nascita in un territorio abbadiale del Santo che da Papa forzò l’adesione del Monastero alla sua congregazione imponendo la mutazione dell’abito benedettino con quello dei celestini.
Non ci resta, dunque, che il Castrum Sancti Angeli di Ravecanina che conta tantissimi addentellati come San Bartolomeo che si venera appunto a Sant’Angelo d’Alife e Vairano Patenora, San Giovanni che si Venera ad Ailano e lo Spirito Santo cui l’abbazia di Santa Maria alla Ferrara è dedicata, cui Celestino era devoto, ma la stessa Abbazia della Ferrara conserva affreschi giganteschi proprio del nostro amato concittadino.
No ipotesi, quindi, dicerie e cose dette minimo a 400 anni di distanza dalla morte e riportate come prove di una nascita in posti stravaganti o per i quali si è sostati solo per qualche giorno ma ricerche scientifiche scrupolose e verificate sul campo per non essere smentite. Ci si aspetta dal prossimo lavoro del prof,. Elpidio Valeri sull’Abbazia di Collemaggio una parola definitiva sul punto.
Ultimo codicillo. La foro riportata su Wikipedia del Castello è quello di Ravecanina e non altri per il semplice fatto che non esistono.
Costantino De Cristofano, presidente della Pro Loco Rupecanina di Raviscanina.