Storie di migrazione

Egitto – L’Aquila, quando un barcone è l’unica via

La storia di Amir e Kalila: lui, operaio della ricostruzione, arrivato su un barcone. Lei attende, in Egitto, i tempi infiniti della burocrazia per il ricongiungimento.

Lui è Amir, 33 anni, egiziano che vive a L’Aquila, è un operaio della ricostruzione.

Lei è Kalila, 25 anni, egiziana, moglie di Amir, vive in Egitto nella speranza di raggiungere l’Italia e suo marito.

“L’Europa è una fortezza blindata dove non si entra dalla porta principale” – a raccontarlo a questo giornale è Amir che denuncia e svela la faccia più contorta dei flussi migratori.

“Io sono qui perché un giorno decisi di pagare una somma di denaro importante per salire su un barcone”.

Per arrivare in Italia dall’Egitto i barconi impiegano circa 5 giorni e ogni migrante paga dai 2.000 ai 5.000 euro, ma in alcuni casi anche di più.
Una cifra da capogiro, somma di sacrifici e rischi che si corrono: “Ho temuto molto per la mia famiglia rimasta in Egitto che ha subito ripercussioni dai trafficanti fino al saldo del debito”.

La storia di Amir è uguale a quella di migliaia di uomini che decidono di raggiungere l’Europa per trovare lavoro.

A portarlo a L’Aquila è stata l’emergenza post sisma, dalla rimozione delle macerie alla ricostruzione.

“Dal 2010 vivo e lavoro nella vostra città con un contratto regolare come operaio in una delle ditte della ricostruzione. Ciò che manca è il ricongiungimento con mia moglie”.

E’ passato un anno dalla domanda di ricongiungimento familiare, ma nessuna risposta a rincuorare Amir.

“Ho anche preso in affitto una casa in città. 60 metri quadrati stabiliti dalla direttive in attesa che arrivi mia moglie, pagando ‘inutilmente’ un affitto carissimo. Intanto mentre il tempo passa c’è il rischio che la domanda possa scadere” – spiega Amir.

“Allora che fare? E’ più facile arrivare in Italia per vie illegali? Potrei pagare per far percorrere a mia moglie la via più breve? Affidarsi a organizzazioni criminali e affrontare la traversata del Mediterraneo è spesso l’unica scelta?”