Emergenza Poesia, la domenica e i poeti arcadi

Niccolò Forteguerrieri con Rime degli Arcadi per la rubrica Emergenza Poesia, a cura di Alessandra Prospero.
I pesci di vivagno,
o di lago o di stagno,
invidio: ed oh! mai quanto!
Ma pietade altrettanto
ho dei pesci di mare,
dei pesci di fiumare.
Sapresti tu arguire,
Filli, ciò che vuo’ dire?
Or ve’ se io dico il vero.
Non punge già pensiero
di partir dal compagno
pesce di lago o stagno,
ma da mattina a sera
il pesce di riviera
e quel del mar profondo,
gira e rigira il mondo.
Se potessi far io
in tutto a modo mio,
sai tu che vorrei fare?
Vorrei il mondo scorciare,
e farne poca cosa,
ma però graziosa:
un campo, una villetta,
e quivi, o mia diletta,
viver teco e morire,
ma non poter partire.
Niccolò Forteguerrieri, da Rime degli Arcadi, IV, pp. 322-323
La domenica non è un giorno deputato ad accogliere pensieri angosciosi o temi strenuamente esistenziali: per questo motivo dedichiamo lo spunto del giorno ai toni aggraziati e leggeri (in una parola “semplici”) di uno dei migliori poeti arcadi: Niccolò Forteguerrieri (1674 – 1735). I poeti arcadi, pur riscuotendo grande successo presso i contemporanei, non ci hanno lasciato opere insigni. Lo stesso Forteguerrieri era famoso per un poema in ottave, il “Ricciardetto”, modesto ma vivace e spedito. Come spediti sono i versi di questo componimento, dalla musicalità sapiente ma dai contenuti lievi. Perché la domenica è votata al ridimensionamento dei pensieri e allo smussamento delle asperità della vita: visione in cui il tema pastorale dei poeti arcadi si inserisce perfettamente.