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Cas sospeso a Capitignano a 3 anni dal sisma: scoppia il caso

Cas sospeso nella Valle dell'Aterno a 3 anni dal sisma di gennaio 2017. "Il paese rischia seriamente una vera e propria mattanza finanziaria e sociale"

Sospeso il Cas (Contributo di Autonoma Sistemazione) a Capitignano, concesso ai richiedenti come conseguenza dei danneggiamenti subiti dopo il sisma del 18 gennaio 2017.

“Il paese rischia seriamente una vera e propria mattanza finanziaria e sociale”.

Contemporaneamente alle notifiche spedite ai beneficiari del Cas, il Comune di Capitignano ha posto dei quesiti al COR della Regione Abruzzo e all’Ufficio Speciale di Teramo per avere un supporto alla interpretazione attribuita alle norme in materia che hanno indotto a sospendere il beneficio statale.

Il Movimento civico per Capitignano e frazioni, ricevute lamentele da parte di alcuni cittadini non convinti di quanto posto in essere nei loro confronti, ha immediatamente effettuato delle verifiche e comunicato al sindaco per le vie brevi “che alcune specifiche causali addotte non avrebbero il giusto supporto giuridico per procedere alla sospensione, sia che il Comune avrebbe dovuto porre i quesiti in prima istanza e, solo successivamente all’ottenimento dei medesimi, emettere i provvedimenti sospensivi”.

L’intervista del Capoluogo al coordinatore del Movimento, Pio Fulvi.

“Appreso che il parere del Cor sui quesiti sarebbe favorevole, i Consiglieri espressione della Lista di questo Movimento hanno richiesto al Comune copia della documentazione in merito per meglio comprendere il contenuto delle note intercorse e poter valutare l’eventuale contributo politico a riguardo”.

La questione appare comunque complessa e delicata.

“Come Movimento Civico intendiamo difendere naturalmente solo ed esclusivamente le contestazioni comunali che a nostro avviso non avrebbero il supporto giuridico per far scattare la sospensione o la revoca del beneficio statale, lasciando che quelle indifendibili seguano il corso delle cose, come giusto che sia. Il timore forte è che se a seguito del parere ricevuto il Comune dovesse revocare il Cas anche a chi non lo meriterebbe a nostro avviso succederebbe un disastro terribile per le sorti economiche dei concittadini ingiustamente colpiti, in quanto potrebbero essere chiamati a restituire oltre 40.000,00 (qualora, ad es., vi fossero famiglie percipienti circa 1200,00 €/mensili da 3 anni a questa parte), oltre gli interessi, le penali, le denunce e quant’altro”.

Per questo motivo, il movimento ha chiesto al Sindaco di Capitignano Maurizio Pelosi, “di attendere nell’assumere iniziative conclusive dei procedimenti attivati e verificare a fondo le questioni dubbiose prima di procurare conseguenze traumatiche per alcuni dei beneficiari. Riteniamo con costruttive intenzioni che debbano essere acquisiti ulteriori pareri pro-veritate, al fine di eliminare ogni possibile perplessità su quanto si dovrà poi determinare”.

cas capitignano

“Sul tema del Cas e dell’assegnazione delle Sae, come abbiamo più volte scritto e segnalato, questo Movimento a suo tempo aveva sostenuto che per evitare guai futuri alle famiglie le istanze sarebbero dovute essere verificate già al momento della presentazione da parte dei richiedenti, sia per la facile conoscenza diretta di ogni situazione familiare del luogo che, al di là delle dichiarazioni presentate, avrebbe consentito una prima scrematura ed evitato il massacro di oggi, sia perché molti certamente avrebbero potuto presentare la domanda magari ignari delle norme o solo perché invitati a farlo da terzi”.

“Per varie autoreferenziali convinzioni il Comune non volle tener conto del segnale e concesse i benefici del Cas e delle Sae a chiunque avesse presentato istanza ritenendo che ogni responsabilità dovesse ricadere solo e soltanto sui dichiaranti e non già sull’Amministrazione. Fatto è che in conseguenza di questo mancato preventivo controllo ora siamo nella fase in cui alcuni cittadini hanno già optato per il ravvedimento patteggiando la rateizzazione per la restituzione di quanto ricevuto, altri non sanno ancora di cosa debbano rispondere non essendo contenuta alcuna causale nella notifica effettuata, altri sono in procinto di impugnare il provvedimento comunale perché sicuri di aver ricevuto un atto illegittimo, altri si ripropongono denunce pesanti al Comune”.

“Come contorno a questa situazione il paese rischia seriamente una vera e propria mattanza finanziaria e sociale, cosa che a nostro parere si sarebbe potuta, e dovuta, evitare ad ogni costo, anche con un semplice bonario consiglio all’orecchio, al di là se gravasse o meno sull’Amministrazione l’obbligo di vigilanza attiva. Alla luce dei fatti odierni sarebbe stato certamente sufficiente il solo buon senso pubblico, anche se, va ribadito, le normative di allora obbligavano gli Enti locali ad effettuare controlli sia periodici che a campione, tanto che il Comune stesso aveva affisso il manifesto che segue”, conclude Fulvi.

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