Incendi a L’Aquila, ora interventi contro il rischio idrogeologico

5 agosto 2020 | 14:54
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Incendi a L’Aquila, ora interventi contro il rischio idrogeologico

Incendi a L’Aquila: una volta estinti, resterà, con la scia di distruzione di flora e fauna, un incalcolabile danno ambientale e paesaggistico. Oltre a un sensibile aumento del rischio idrogeologico

Gli incendi che stanno distruggendo i boschi aquilani, una volta estinti, lasceranno, con la scia di distruzione di flora e fauna, con l’incalcolabile danno ambientale e paesaggistico, anche un sensibile aumento del rischio idrogeologico.

Gli incendi boschivi su ripidi pendii possono provocare già nell’immediato cadute di massi. Il fuoco brucia lo strato della lettiera e in parte anche lo strato di humus. In questo modo le pietre che affiorano alla superficie vengono destabilizzate. Effetti ancora più gravi si manifestano dopo l’incendio.

L’impermeabilità del terreno dipende dalla temperatura raggiunta dalle fiamme (temperature più elevate causano disturbi più importanti della struttura del suolo) e dalla produzione di ceneri ( elevati quantitativi di materiale vegetale combustibile e intensità del fuoco aumentano la produzione di cenere che tende a sigillare i pori presenti nel terreno). Lo strato impermeabile e la mancanza di copertura della vegetazione al suolo e di quella assicurata dalle chiome degli alberi, fanno sì che le gocce di pioggia possano impattare direttamente sul terreno nudo. Per cui, nei primi 1–2 anni, dopo l’incendio l’acqua piovana stenta a penetrare nel suolo, defluendo al contrario in superficie.

In questo modo, in particolare in caso di forti piogge, si verificano importanti fenomeni erosivi con alta probabilità di colate superficiali di fango e detritiche (debris flow) e frane superficiali (supeficial landslides) di piccole e grandi dimensioni.

Incendi a L’Aquila: questi effetti negativi si verificano soprattutto nei primi mesi dopo i roghi.

Come è possibile diminuire il rischio idrogeologico anche ai fini di una rapida rinaturazione ?

Non è facile identificare una misura o tecnica selvicolturale che sia in grado, con investimenti e sforzi ragionevoli ed in tempi utili, proteggere dall’erosione un’area boschiva percorsa da un incendio. Ciononostante è possibile calcolare l’intensità delle precipitazioni che potrebbero condurre a un evento dannoso all’interno di una determinata area percorsa da un incendio boschivo; pertanto, in caso di previsioni del tempo che prevedono forti precipitazioni, è possibile lanciare un allarme e prendere le precauzioni necessarie (ad esempio allertando i residenti nelle abitazioni a rischio e sbarrando il traffico lungo i percorsi stradali minacciati).

Incendi a L’Aquila: il pericolo comincia appena spente le fiamme

Occorrono, quindi, urgenti interventi strutturali che contribuiscano a contrastare cadute di massi, colate e frane sulle superfici fortemente bruciate. Diventano fondamentali la prevenzione, la mitigazione ed il monitoraggio post incendio di tutte le aree colpite per una corretta pianificazione ed interventi finalizzati alla salvaguardia del territorio e all’incolumità delle persone, limitando gli effetti di piogge e nevicate sulle aree percorse dal fuoco.

Si parte da un accurato studio geomorfologico sui suoli colpiti dagli incendi per verificarne lo “stato di salute”, identificando le zone critiche e gli impluvi più significativi per determinare le aree “pericolose” ed il “rischio” idrogeologico potenziale a danno di strutture, infrastrutture e persone.

Contemporaneamente va prevista l’installazione nelle aree interessate dall’incendio di un sistema elettronico automatico di monitoraggio ed allarme da remoto che preveda:
a) stazioni meteo automatizzate per rilevare di continuo i dati di precipitazioni, temperatura e vento;
b) sensori accelerometrici ed inclinometrici sui versanti a rischio;
c) sistema di georadar e/o satellitare per il controllo dell’area;
d) webcam e sonar per controllare deflussi di detriti ed acqua negli impluvi/canali
e) sistemi attuatori per l’allarme alla popolazione (semafori, sirene, pannelli luminosi informativi)

Come opera primaria, di messa in sicurezza, realizzabile in tempi brevi, va progettato ed installato un sistema integrato di barriere in acciaio per colate detritiche (debris flow) e barriere in acciaio frane superficiali (supeficial landslides) abbinato alla protezione antierosiva e diffusa dei versanti con reti abbinate a geostuoie e biostuoie, ed integrato da opere di ingegneria naturalistica.

Va quindi accuratamente studiata e predisposta la fase di progettazione degli interventi di sistemazione idraulico-forestale definitiva e di recupero ambientale, di rimboschimento e di opere di prevenzione ed emergenza (strade tagliafuoco, idranti, …) da affidare a professionalità con competenze multidisciplinari.