Emergenza incendi, il sottobosco continua a bruciare sotto la schiuma ritardante
Colonne di fumo si rialzano a incendi domati, il “segreto” del fuoco: il sottobosco continua a bruciare sotto la schiuma lanciata dai canadair.
Non solo la mano dei piromani, ma anche l’incuria alla base dei gravissimi roghi che da oltre due settimane stanno tenendo impegnate squadre di Vigili del fuoco e Protezione civile negli incendi di Arischia e Pettino/Cansatessa. Le squadre sono supportate da mezzi aerei che lanciano schiuma ritardante sulle fiamme, che sembrano soccombere sotto gli scrosci dall’alto. Quando le fiamme sembrano essere domate, però, la sorpresa: colonne di fumo riprendono ad alzarsi, là dove l’incendio dovrebbe essere stato domato. Inizialmente si è pensato all’azione di piromani che continuavano a innescare le fiamme, ma la realtà (fatti salvi eventi specifici non ancora comprovati) è un’altra.
A risolvere il mistero, un video girato dai Vigili del fuoco, nel quale si vede con evidenza che, sotto la schiuma, il sottobosco continua a bruciare. Non si tratta infatti di “normale” sottobosco, ma di strati che si sono accumulati negli anni di uno spessore tale che le fiamme resistono sotto la schiuma, attaccando radici e rimanendo in “brace” anche sotto terra, per il tempo necessario a tornare a colpire.
Evidentemente se è stata una mano criminale ad appiccare gli incendi, è l’incuria dei luoghi a rendere difficile chiudere la partita definitivamente. Una “lezione” che non andrebbe dimenticata.
“L’incendio di Monte Pettino, – spiegano i Vigili del fuoco – dopo la fase fortemente evolutiva dei primi giorni in cui hanno prevalso tipologie d’incendio di chioma radente, si è trasformato, a causa dell’orografia tormentata e della forte presenza di necromassa, in un incendio prevalentemente sotterraneo. In questa tipologia d’incendi, caratterizzati dalla combustione di radici e del primo strato di suolo costituito da materiale organico, la propagazione è lenta, vi è assenza di fiamma e il fumo indica gli strati più prossimi alla superficie in combustione. Può durare diversi giorni, avanzare nel sottosuolo per ricomparire in zone non bruciate e rialimentare tipologie d’incendio più rapide e visibili”.