Cultura l'aquila

Errico Centofanti, la “sua” Perdonanza e l’eredità di Celestino

Errico Centofanti, il "papà" della Perdonanza moderna, racconta al Capoluogo cos'è per lui questa festa dopo il grande successo dello spettacolo teatrale "La notte del gran rifiuto".

“La Perdonanza per me è il momento per ricostruire di volta in volta quella che è stata l’eredità di Celestino V lasciata alla città dell’Aquila. Una grande occasione a prescindere dal valore simbolico della festa”.

Errico Centofanti non ha bisogno di presentazioni: potrà piacere o meno, perchè è uno che la verità te la dice sempre in faccia ma per gli aquilani di buona memoria lui è la Perdonanza.

Errico Centofanti è scrittore, giornalista, ma soprattutto uno dei fondatori del Teatro Stabile dell’Aquila che ha poi diretto per  circa 20 anni. Defilato e riservato, forse proprio come Celestino, quest’anno ha dimostrato ancora una volta la sua lunga e affettuosa relazione con il Pontefice a cui la Perdonanza è dedicata.

E lo ha dimostrato con lo spettacolo teatrale “La notte del gran rifiuto” che ha registrato un successo clamoroso tanto da aver avuto 3 repliche successive alla prima.

Già da lunedì non erano più disponibili i posti per le rappresentazioni di questi primi giorni. La presentazione ha, tra l’altro, riscosso una vera e proprio ovazione del ridotto del teatro comunale ha scandito la passerella finale degli attori, del regista Fabrizio Pompei, e degli operatori di scena, al termine della prima nazionale che si è svolta lunedì 24 agosto.

Ciò a riprova della qualità del lavoro di Errico Centofanti, fondatore nel 1983 della Perdonanza moderna, soprintendente dell’evento per 10 anni e uno dei massimi conoscitori di Celestino V, attraverso il quale sono state raccontate le ultime ore da pontefice di Pietro Angelerio.

“Per me la Perdonanza significa molto da sempre – spiega Errico Centofanti al Capoluogo – studio la storia di Celestino e tutto ciò che ruota intorno a questo personaggio fin da quando ero bambino, acquisendo poi negli anni una vasta conoscenza”.

Sorpreso e anche emozionato quando gli è stato proposto dal sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, di portare queste sue conoscenze in uno spettacolo.

La notte del gran rifiuto nasce proprio su iniziativa del sindaco – spiega -. Un’idea che nessuno mai prima aveva avuto. Mi è stato chiesto di scrivere uno spettacolo su Celestino V in occasione di questa edizione cercando di cogliere i vari aspetti personali.”.

“La mia idea, partendo anche da ciò che penso della Perdonanza è stata quella di basarmi su un momento della vita di Celestino di cui nessuno nel corso dei secoli si è realmente occupato, analizzare appunto ciò che è successo la notte tra il 12 e il 13 dicembre 1294 in cui ha pronunciato il famoso gran rifiuto”.

Lo spettacolo quindi è un insieme, “di documenti esistenti che ho raccolto durante gli anni di studi con una parte di fantasia. Ho inventato qualcosa che in realtà è accaduta. Ho ripercorso tutte le trame che gli sono state servite intorno da parte dell’apparato ecclesiastico, l’organizzazione dei suoi monaci e quanto ordito da parte del re di Napoli e indirettamente dal re di Francia per cercare di portare Celestino dalla propria parte per poterlo utilizzare sia dal punto di vista politico che religioso”.

Un giallo in cui si intrecciano tutti questi movimenti, il dopo Celestino e la sua presenza che è in una condizione di assoluto disinteresse nei confronti di tutto quello che gli succede intorno in attesa di andare a dire no”.

“Lo spettacolo è stato un vero e proprio successo in molti vorrebbero farlo andare avanti se dovesse succedere ne sarei contento soprattutto per i giovani perchè possano continuare a lavorare. Sarebbe il giusto riconoscimento per tutti i ragazzi bravissimi che hanno reso possibile tutto ciò, a partire da Fabrizio Pompei, il regista, che ha saputo trasformare il mio testo in uno spettacolo”.

Errico Centofanti festeggia questo successo insieme ad un altro traguardo, nei giorni scorsi ha compiuto 80 anni, proprio nei giorni della Perdonanza.

“Se fossi pienamente soddisfatto sarei già cadavere. Spero di avere la fortuna di godere ancora di qualche tempo di vita, in modo da poter fare ancora altro per la città a livello culturale. Mi dicono di aver fatto tanto per L’Aquila fino a oggi, a me sembra ancora poco!”.

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