726^ edizione

Perdonanza 2020, il messaggio di Biondi: “Quasi come nel 2009, ma noi restiamo uniti”

Perdonanza 2020, il messaggio del sindaco Pierluigi Biondi a conclusione della Santa Messa Stazionale, pochi minuti prima della chiusura della Porta Santa.

Perdonanza 2020, il messaggio del sindaco Pierluigi Biondi a conclusione della Santa Messa Stazionale, pochi minuti prima della chiusura della Porta Santa.

Cittadine e Cittadini,
le nostre lacrime sono state care a Dio e per questo con Voi, mi rivolgo al Cardinale Giuseppe Petrocchi per ringraziare la Chiesa dell’Aquila per il sostegno e la vicinanza alla nostra comunità nei momenti più bui e difficili. L’Aquila devastata dal terremoto e ferita dal fuoco vigliacco; la rinascita bloccata dal covid-19; la ricostruzione messa a dura prova dalla eccessiva burocrazia; il futuro difficile da immaginare e la luce di Dio che ci guida verso la speranza alla quale – e lo ricordo prima di tutto a me stesso – la politica deve dare contenuti e progettualità.

Questa intima natura della Chiesa la tocchiamo con mano da 726 anni, grazie alla presenza costante e consolatrice di San Pietro Celestino che, attraverso la Bolla del Perdono, annuncia la salvezza senza distinzione alcuna, se non quella del pentimento.
La religio è ciò che lega e tiene insieme le cose e la religione ha questo significato di legame che tiene uniti i destini dei popoli. E, gli aquilani ne sanno qualcosa.

Una Perdonanza, quella di quest’anno, condizionata dall’emergenza sanitaria, ma comunque sentita e partecipata nel rispetto del pensiero di Celestino, così attento all’aspetto religioso, ma altrettanto alla festa per il popolo. Perché la sua dimensione ascetica non lo ha mai allontanato dalle necessità materiali della sua gente.
E così, le migliori espressioni artistiche alternate a momenti culturali e di riflessione anche di carattere spirituale, hanno composto il programma di questa edizione della Perdonanza nel tempo del virus, improntata alla sicurezza dei cittadini.
Una edizione che ha richiamato alla mente e al cuore di ognuno di noi quella del 2009, che vide la traslazione dell’urna di Celestino scortata dai Vigili del Fuoco e l’apertura della Porta Santa dopo la Messa officiata anche allora come oggi all’aperto, con i fedeli che poterono varcarla velocemente, percorrendo un tratto transennato messo in sicurezza.

Un aspetto, tra i tanti, che ho compreso in questi anni di impegno istituzionale e amministrativo è l’importanza di condividere storie costruttive come quella di Celestino con i giovani del nostro territorio. Da più di 7 secoli all’Aquila – e forse con maggiore coscienza dagli anni Ottanta del Novecento ad oggi – il potere laico e il potere religioso, uniti da una consapevolezza millenaria, raccontano di questo uomo senza tempo che ci insegna ad essere migliori, a rispettarci con reciprocità, a risvegliare la nostra liberalità.

L’eredità morale di Celestino, la sua fascinazione emozionale, la sua sensibilità ai valori spirituali, la sua saggezza in assenza di materialità, l’esaltazione del silenzio che lui privilegia per disciplinare la mente, rappresentano un patrimonio identitario inestimabile che di anno in anno consegniamo nelle mani preziose – in quanto fattrici di futuro – dei nostri giovani. In questa 726 Perdonanza – nella convinzione che per i ragazzi funzionano più gli esempi che le lezioni – attraverso quel meccanismo perfetto che dalla rappresentazione teatrale porta alla realtà, è stato realizzato uno spettacolo che mettendo in fila i fatti, le storie, i personaggi dell’epoca racconta Celestino senza le banalizzazioni e le scorciatoie di una comunicazione priva di sapienza.

E, inoltre, la scelta dell’autore del testo teatrale, testimonia ai nostri figli il messaggio secondo il quale l’abbraccio tra opposti è possibile – come fa Celestino nei confronti dei rappresentanti del potere temporale – e che su questo crinale è cosa buona e giusta che costruiscano il loro futuro. Oggi, nel pieno della rinascita della nostra terra, rinvigoriti dal riconoscimento dell’Unesco, il nostro sentire è tutto per i giovani che amano e credono nella loro città tanto da non abbandonarla, o da farvi ritorno con nuovi progetti, o da seguirla con sentimento costante da dove la vita li ha portati.

Guidati dall’esempio pastorale di San Pietro Celestino, con la forza della preghiera di questa Messa appena celebrata che unisce nella fede, attraversati dalla luce della grazia divina, in un abbraccio condiviso di speranza, la Chiesa e la Municipalità si accingono a chiudere solennemente la Porta Santa, nella certezza che questo rito del primo giubileo della storia accompagnerà le nostre vite e quelle dei nostri figli, come ha accompagnato quella dei nostri antenati.

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