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Scoppito, Italia viva esce dalla maggioranza: l’assessore Pamela Soncini lascia

Acque agitate al Comune di Scoppito: l'assessore alle Politiche Sociali Pamela Soncini, di Italia Viva, ha comunicato la sua decisione di uscire dalla maggioranza.

SCOPPITO – Acque agitate al Comune di Scoppito: l’assessore alle Politiche Sociali Pamela Soncini, di Italia Viva, ha comunicato all’inizio della seduta del consiglio comunale che si è tenuto ieri la sua decisione di uscire dalla maggioranza.

Alla base della decisione, come spiegato poi in una lunga nota, le mancate attenzioni da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Marco Giusti verso le politiche scolastiche e inerenti la sicurezza delle scuole.

“Rispetto alla assoluta priorità che la sicurezza delle scuole rappresenta non ho intenzione più di tollerare le scelte di questa amministrazione, rilevandone l’assoluta estemporaneità e inefficacia dell’azione politica e amministrativa”: queste le dure parole di Pamela Soncini.

In carica dal giugno 2017, entra nella squadra del sindaco Marco Giusti che gli affida l’assessorato ai Servizi sociali alla persona, Politiche della famiglia, Rapporti con il volontariato e l’associazionismo, Pari opportunità, Partecipazione del cittadino e turismo. Nell’aprile scorso ha aderito ad Italia Viva.

Nelle motivazioni, Soncini non nasconde un malcontento che si trascinava da settimane per diverse ragioni. Una decisione che potrebbe aprire una crisi nel comune di Scoppito.

Scoppito, Pamela Soncini lascia la maggioranza. Le sue motivazioni

Oggi voglio portare in quest’aula non le mie ragioni, ma le condizioni in cui versano i nostri figli all’inizio dell’undicesimo anno scolastico dal 2009.

La scelta circa la sicurezza dei bambini all’interno delle scuole di Scoppito mi vede e mi vedrà sempre dalla parte dei bambini e delle loro famiglie. Il diritto alla sicurezza è inviolabile, a maggior ragione nell’esercizio della funzione educativa e scolastica dell’ente comunale.
La mia posizione è nota fin da quando entrò in vigore l’obbligatorietà dell’esecuzione del calcolo dell’indice di vulnerabilità delle scuole.

Ma il non voler agire, a tempo debito, nel senso di non voler provvedere al trasferimento dei bambini e del personale scolastico della scuola di Madonna della Strada che aveva ricevuto un indice di vulnerabilità insufficiente, fu per me una sconfitta personale gravissima rispetto alla quale ho reagito cercando di sensibilizzare sia il sindaco che i consiglieri affinché almeno si rendesse nota la situazione; insistetti fino ad ottenere la convocazione di una conferenza di servizi durante la quale l’amministrazione venne sollecitata a rendere pubblico il dato dell’indice di vulnerabilità in virtù del principio della trasparenza.
Da allora sono state diverse le richieste avanzate da me, da altri consiglieri, dai genitori, sempre assolutamente inevase. La scelta che si fece di ignorare non solo il diritto alla partecipazione e all’informazione dei cittadini, ma anche e soprattutto il diritto dei bambini a frequentare una scuola sicura, mi spinse a non abbandonare il campo, ma a combattere.
Si andò avanti con la progettazione della nuova scuola centralizzata, ma nel frattempo vennero resi noti i più recenti studi sulla microzonazione sismica: misi al corrente la maggioranza della mia decisione di prendere parte a tutti gli incontri pubblici promossi dai comitati aquilani e dagli esperti del settore durante i quali emerse che la zona su cui insiste il progetto di insediamento della nuova scuola presenta un indice di amplificazione sismica pari a 7.
Chiesi a quel punto delucidazioni e mi venne risposto che le soluzioni tecniche previste nel progetto erano tali da rendere la futura struttura scolastica assolutamente sicura. Rilevai quindi, per l’ennesima volta, che al centro del pensiero dei colleghi c’erano le strutture e non i bambini, sottoposti anch’essi ad amplificazione in caso di sisma.
Successivamente venne proposta in consiglio comunale la realizzazione di un centro di raccolta in prossimità della struttura della futura scuola.
Mi risolsi ad appoggiare il centro di raccolta con le dovute modifiche ad un regolamento comunale ancora in embrione, ma ribadisco il mio FERMO E CONVINTO NO alla scuola in quella posizione a causa dell’originaria scelta che deliberatamente non tiene conto dei nuovi dati scientifici e della destinazione d’uso.

Nel frattempo si era avviata la procedura propedeutica per alienare l’edificio della vecchia scuola, quella di Madonna della Strada, ma contemporaneamente si partecipò anche al bando per ottenere i fondi per la progettazione di un suo adeguamento sismico.
Adeguamento sismico per cui oggi questa amministrazione vanta l’ottenimento di un contributo ministeriale superiore al mezzo milione di euro. Quindi in una scuola che l’amministrazione decretava sicura, tanto da farci rimanere i bambini, si avviavano contemporaneamente sia le procedure per la sua alienazione che per il suo adeguamento. Una contraddizione pazzesca.
Quando poi AD EMERGENZA si aggiunse anche l’emergenza covid divenne necessario cercare più spazi e a dare seguito FINALMENTE alla pubblicazione del bando per l’affitto di locali sicuri. Bene: siamo a 3 giorni dall’inizio della scuola in gran parte d’Italia e a circa 13 giorni dall’inizio in Abruzzo, abbiamo già trasferito il comune in tre sedi differenti per dare spazio ai bimbi della materna nella stessa struttura da cui il sindaco Giusti li fece uscire nel 2016.
A fronte di spese sostenute per trasferire, adeguare, arredare spazi scolastici DI FORTUNA PER I NOSTRI FIGLI, oggi, otteniamo finalmente la possibilità di affittare locali per pura bontà di un governo provvidenziale che ci assegna un importo di 100.000 euro. Un plafond di cui il Comune comunque disponeva per addizionale IRPEF e che comunque doveva essere ascritta tra le emergenze visto che si parlava di sicurezza dei bambini.
ESCO dunque da questa maggioranza perché rispetto alla assoluta priorità che la sicurezza delle scuole rappresenta non ho intenzione più di tollerare le scelte di questa amministrazione, rilevandone l’assoluta estemporaneità e inefficacia dell’azione politica e amministrativa.

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