Scuola

Caos scuola, mancano i docenti: “Noi precari condannati a morte”

La scuola riparte nel caos, annullate le graduatorie dei docenti precari: molte cattedre resteranno vuote fino a fine mese. Lo sfogo dei docenti: "Siamo condannati a morte".

La scuola è iniziata, almeno in alcune regioni d’Italia ma ancora ci sono molte incertezze per quanto riguarda il presente dei docenti precari, scavalcati dal nuovo sistema delle graduatorie.

Se da una parte il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha detto prima del suono della campanella che: “Questo sarà un anno complesso, lo sappiamo, ma abbiamo lavorato tanto e costruito una strategia di prevenzione che funzionerà se ognuno farà  responsabilmente la propria parte…”, dall’altra sono sul piede di guerra un esercito di insegnanti precari, lasciati a casa a causa del nuovo sistema per le graduatorie.

Che succede in sostanza? Sono state annullate tutte le graduatorie, fatta eccezione per quelle che riguardano gli insegnanti di sostegno.

Ma perchè sono state cancellate le graduatorie provinciali per le supplenze?

“Il sistema informatico per assegnare le cattedre a tempo determinato non funziona”, questo quanto emerso dagli uffici scolastici regionali. In più, sembrerebbe che con le graduatorie per le supplenze non sia garantita trasparenza.

Per qualcuno, solo il ritorno al sistema tradizionale, quello con convocazioni in presenza, può consentire una attenta scelta delle cattedre disponibili. Infatti, in molte regioni hanno chiesto all’Ufficio scolastico provinciale un passo indietro, come in Piemonte: ad Alessandria, Asti e la stessa Biella si stanno facendo, appunto, le nomine in presenza.

#eccolamiacattedra, nell’epoca dei social la protesta corre anche sul web: tante le foto postate su Facebook, Instagram e Twitter che ritraevano il tavolo con la colazione apparecchiata e il computer spento, a significare che nonostante la campanella sia suonata, molti docenti sono a casa.

“La scuola è allo sbando – è il grido accorato dei tanti docenti che questa mattina hanno protestato attraverso i social postando la foto del loro computer da casa – molte cattedre resteranno vuote. Per l’ennesima volta vengono calpestati i diritti di noi docenti, nello specifico di sostegno, contribuendo ad alimentare quel divario fra docenti curricolari e docenti di sostegno che nessuno formalizza a parole ma che di fatto si concretizza nelle scuole”.

Tra coloro che sono rimasti ancora a casa, Il Capoluogo ha sentito una docente abruzzese di materie scientifiche, Serena Blanco, una “pasionaria” precaria che dopo anni passati a girare dall’Abruzzo al reatino per avere anche solo 6 mesi di cattedra, adesso è a casa, “scavalcata da chi proviene da percorsi universitari”.

Gps scuola, errori e polemiche: precari storici scavalcati e retrocessi in graduatoria

“Che disastro – spiega Serena Blanco al Capoluogo – abbiamo visto con un colpo di spugna l’azzeramento totale di anni di mobilità, precariato e sacrifici. Il ministro Azzolina ha stravolto completamente la valutazione dei punteggi accumulati negli anni, favorendo chi proviene da un percorso universitario”.

“Ma noi non ci stiamo, stiamo già facendo in molti ricorso per il riconoscimento dei titoli che ci siamo sudati a caro prezzo. Chiediamo che ci vengano ridati dopo che un ministro, che dovrebbe anche tutelarci, ha portato avanti una legge non solo retroattiva ma decisamente assurda”.

“Per anni ci siamo fatti questa gavetta, insegnando anche 2 mesi in un posto e 3 in un altro. Non si tratta di emergenza Covid adesso, anche se ci sarebbe da dire, ma di una criticità sociale importante visto che molti di noi hanno nella scuola l’unico sostegno per vivere”.

“Il Consiglio superiore della pubblica istruzione, garante dei nostri diritti, aveva fatto presente ad Azzolina che la tabella non andava bene, che avrebbe stravolto tutto il ‘sistema precari’ e oggi ne vediamo le conseguenze. In molte regioni hanno dovuto cancellare le nuove graduatorie perchè piene di errori. A farne le spese, in sostanza, non saremo solo noi precari ma anche gli studenti, che tornano in classe e non ci sono i docenti”.

“Noi che da anni lavoriamo, seppur senza garanzie, siamo stati condannati a morte, sembra assurdo ma è così: le competenze non valgono più nulla. Io, che insegno da 8 anni, valgo tanto quanto un laureato senza alcuna esperienza alle spalle nell’insegnamento”, conclude.

Dello stesso avviso anche la giovane docente di matematica Angela Guerriero, toscana e precaria della scuola, da poco “migrante” in Lombardia.

La situazione più complicata è proprio a Milano. Il provveditore Marco Bussetti, ex ministro dell’Istruzione, a fronte di nomine che non arrivavano giovedì 10 settembre ha scritto ai presidi di chiamare il personale dalle vecchie graduatorie cartacee. E le lettere di convocazione sono partite, ma ancora non si sa nulla.

Ieri mattina Angela, insieme a tanti suoi colleghi, invece di varcare l’ingresso della scuola dove avrebbe potuto insegnare, si è trovata davanti l’ufficio scolastico regionale lombardo, per protestare pacificamente.

sit in precari scuola

La protesta dei precari a Milano

“Le liste non sono ancora pronte – spiega Angela al Capoluogo – ci sono degli errori nelle graduatorie che non sono riusciti a sante dopo 4 mesi di scuola chiusa e i 3 mesi estivi. Si tratta di un lavoro che in condizioni normali si prepara a giugno e poi nei mesi estivi si controlla la regolarità”.

sit in precari scuola

“Quest’anno sempre causa Covid hanno cominciato ad agosto e quindi la tabella di marcia è in ritardo. Le liste di supplenza sono su base provinciale quindi o verrò chiamata nel Milanese oppure quest’anno resto a casa, salvo cambiamenti”.

“Perchè siamo andati davanti l’ufficio scolastico regionale? Volevamo essere presenti, far vedere che siamo persone, che esistiamo e non siamo entità astratte. Probabilmente entro il 19 si saprà qualcosa ma sono sempre voci sentite senza ufficialità. In altre regioni come la Toscana qualche insegnante di sostegno è stata chiamata. La situazione è drammatica soprattutto per chi viene da fuori e ha l’affitto da pagare insieme a tutte le altre spese”, conclude.

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