L'aquila

Fallimento Framiva, lavoratori ostaggio della burofollia

I lavoratori della Framiva Metalli senza cassa integrazione da luglio. Cavilli burocratici bloccano gli ammortizzatori sociali, lavoratori esasperati: "Non possiamo più aspettare".

L’AQUILA – Lavoratori “in ostaggio” della burocrazia: senza lavoro e senza ammortizzatori sociali. Il paradosso della Framiva Metalli.

Non possono essere licenziati, per via delle tutele straordinarie stabilite a causa dell’emergenza Coronavirus, ma non riescono ad ottenere la cassa integrazione riconosciuta dal Ministero. È la paradossale situazione dei 60 lavoratori della Framiva Metalli di Bazzano, che da luglio attendono gli ammortizzatori sociali che non arrivano, ma sono vitali per molte famiglie, alcune monoreddito, che ormai sono esasperate. “Ricorrere ai giornali – spiegano alcuni lavoratori che hanno contattato la redazione de IlCapoluogo.it – è la nostra ultima carta, non sappiamo più come fare”. Il problema? Naturalmente, la burocrazia. È quanto emerso anche nell’ultima riunione in videoconferenza tenutasi ieri tra lavoratori e sindacati.

“L’azienda – spiegano i lavoratori – è fallita il 24 luglio, quindi i sindacati si sono attivati con il Ministero per poter accedere alla cassa integrazione. Come ci hanno spiegato, per ricevere la cassa integrazione ci sono tre passaggi: il curatore fallimentare deve fare una domanda telematica all’Inps, che manda un codice autorizzativo a un altro consulente che a sua volta rimanda all’Inps un’altra documentazione che si chiama SR41, così la stessa Inps può procedere al pagamento”. Tutto semplice, quindi? Macché: “Dal giorno in cui il Ministero ha stabilito che potevamo accedere alla cassa integrazione ci sono stati vari intoppi e ritardi, ma adesso è uscito fuori che la matricola associata alla Framiva Metalli risulta inattiva per via del fallimento, quindi l’Inps non ha proceduto ai pagamenti”.

Morale della favola, dal fallimento ad oggi i lavoratori non percepiscono né stipendio, né la dovuta cassa integrazione. E siamo a ottobre. “Non sappiamo chi debba riattivare i codici e sbloccare la situazione – spiegano i lavoratori – ma non possiamo più aspettare“. Insomma, adesso l’importante è sbloccare la situazione e permettere a tante famiglie di ricevere quel sostegno che gli è stato riconosciuto, anche perché – dopo tanti mesi – è ormai questione di sopravvivenza.

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