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Bauli in piazza, l’aquilano Carlo Volpe guida la protesta dei lavoratori abruzzesi dello spettacolo

L'aquilano Carlo Volpe guida la protesta dei lavoratori dello spettacolo abruzzesi nella manifestazione nazionale a Milano. "Bauli in piazza" per la sopravvivenza della categoria.

A Milano manifestazione nazionale dei lavoratori dello spettacolo. Per l’Abruzzo, l’aquilano Carlo Volpe, presidente dell’Associazione Service Abruzzesi – ARS.

Niente lavoro, ammortizzatori sociali insufficienti e incertezza per la ripartenza post Covid 19, questi i principali problemi accusati dai lavoratori dello spettacolo che hanno manifestato a Milano con l’evento nazionale “Bauli in piazza”. Per l’Abruzzo presenti molti lavoratori e società di service, tra cui l’aquilano Carlo Volpe, presidente dell’Associazione Service Abruzzesi – ARS Abruzzo.

I problemi che deve affrontare la categoria per quanto riguarda l’emergenza Coronavirus non riguardano solo lo stop agli spettacoli “di massa” o solo quelli che purtroppo abbiamo imparato a conoscere per le altre categorie. Sicuramente c’è il problema del mancato lavoro di questo periodo, a cui però si aggiungono altri fattori: “Il nostro genere di lavoro – spiega a IlCapoluogo.it il presidente Carlo Volpe – è piuttosto frammentato e non ci consente di maturare una cassa integrazione sufficiente. Anche noi abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali che ci permettano di superare questo periodo”.

Il rischio, inoltre, come sta già succedendo è che molti tecnici decidano di cambiare lavoro: “Non è una questione da poco, perché alla ripartenza le aziende si troveranno senza tecnici e non è che si possono formare velocemente. Sono una tipologia di lavoratori che si forma nel tempo, con collaborazioni continuative ed è difficile ricominciare da zero. Quindi il problema non è solo la sopravvivenza di oggi, ma anche la ripartenza per il futuro. Infatti molte aziende stanno cercando di supplire alle mancanze dello stato autonomamente, per cercare di tenersi stretti i tecnici, ma non è facile e in molti preferiscono cambiare lavoro per sopravvivere”.

Insomma, per i lavoratori dello spettacolo ormai è questione di “sopravvivenza” e chiedono ammortizzatori sociali in grado di garantirla in un momento in cui non si può lavorare e certezze su tempi e modi della piena ripartenza. D’altra parte, eventi di 200 persone al chiuso e mille all’aperto, spesso non sono nemmeno “economicamente sostenibili” in rapporto ai costi e le spese. Da qui il grido d’allarme di un settore in sofferenza. I grandi artisti italiani hanno dato piena adesione alla loro protesta, ma naturalmente non basta. Occorre una risposta delle istituzioni per una categoria ormai a rischio sopravvivenza.

 

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