Cultura

Le nuove stanze della poesia, Ugo Leandro Japadre

Il ritratto di Ugo Leandro Japadre per l'appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia.

Ugo Leandro Japadre editore e poeta per l’appuntamento con Le nuove stanze della poesia, a cura di Valter Marcone.

Questa è la cronaca di uno dei tanti eventi che ha visto Ugo Leandro Japadre a L’Aquila, nel corso di decenni come poeta e come editore. In queste Stanze della poesia, continuando il percorso che abbiamo iniziato con lo scrittore Arturo Bernava titolare della casa editrice Il Viandante di Chieti.

La cronaca racconta che lo splendido scenario dell’Abbazia di San Giovanni Battista di Lucoli è stato teatro di una giornata dedicata alla riscoperta del dialetto lucolano.

La Pro Loco di Lucoli, in collaborazione con la Parrocchia di San Giovanni Battista, l’Amministrazione Comunale e Que Nova News, ha organizzato un incontro con la poesia dialettale del prof. Leandro Ugo Japadre, inserendolo in un progetto culturale intitolato “Parole come pietre, pietre come parole”.

In occasione di questo evento, il professore ha presentato la sua nuova raccolta di poesie in vernacolo, dal titolo “Ju rennacciu” (Il Rammendo).

In seguito all’accoglienza fatta dal parroco don Amedeo Passerello, il presidente della Pro Loco, Maurizio Fiorenza, ha presentato l’autore, che davanti ad una platea gremita ed attenta ha trattato la genesi del dialetto lucolano, per poi proseguire nella lettura di alcune sue poesie, senza nascondere l’emozione nel ritrovarsi attore in un luogo a lui tanto caro, perché proprio paese natio e scenario di tutte le sue splendide poesie, dei ricordi, delle gioie, delle pene, degli odori e dei sapori di un’infanzia lontana.

Dapprima ha spiegato l’importanza del dialetto, una lingua che via via va scomparendo, ma che con i suoi suoni, i colori e tutte le sue sfumature, trasmette come per magia tutta la cultura di un popolo che una lingua asettica non potrebbe mai spiegare.

In seguito, leggendo alcune delle sue poesie, a volte ironiche, ma molto spesso ricche di una toccante malinconia, il prof. Japadre ha saputo strappare all’attento pubblico ogni genere di emozione e partecipazione commossa e nel contempo stupita.

Molto forte è stata la commozione generale, che la platea silenziosa ha lasciato trasparire durante la lettura di alcune struggenti poesie, accompagnate da note musicali, abilmente inserite nel contesto dai maestri Pierangelo Castellani, al pianoforte e Gaetano De Benedictis, al violino.

Momenti di trepidazione tra il pubblico che non ha lasciato trapelare neanche il più sommesso respiro, momenti irripetibili scossi soltanto dagli intensi applausi che sono scrosciati rumorosissimi al termine della lettura di ogni singola poesia.

Infine gli spettatori, tutti in piedi, si sono lasciati andare ad un battimano che ha quasi fatto tremare le antiche e solide mura della sontuosa Abbazia lucolana.

Il paesaggio naturale di questo paese è mutato negli anni, si è evoluto, come è giusto che sia, è cambiato rispetto a quello che il professore rammenta (e rammenda) con forte nostalgia nelle sue poesie, ma l’amore di Lucoli per i suoi figli resta e resterà sempre lo stesso, immutato e forte, come le pietre che sono assemblate tra i suoi monti, che sontuosi sembrano voler proteggere il passato, il presente ed il futuro delle sue creature.

L’incontro con il prof. Japadre si è concluso con il ringraziamento da parte del sindaco di Lucoli, Luciano Giannone, che ha conferito al professore l’onoreficienza di Benemerito della Cultura e della Poesia.

L’attività di Leandro Japadre come e editore è legata all’Università dell’Aquila e agli uomini che dettero vita a quella prima esperienza. Anche se fa ormai parte dei ricordi. Non esiste più la libreria universitaria Japadre, di fronte all’entrata di palazzo Rivera, la storica sede dell’Economato dell’Università, ma non è un ricordo la prorompente vitalità di un intellettuale come Leandro Japadre.

Che ancora qualche anno fa è tornato a raccontarci quella sua attività editoriale durante la presentazione del volume su Saturnino Gatti, tenutosi appunto nella Libreria Mondadori gestita da Maccarone. In quell’occasione ha parlato a lungo della sua esperienza che è poi come dire ha parlato della sua vita. Proprio a proposito di quella vita con mirabile sintesi ha scritto Liliana Biondi:

“Leandro Japadre, oltre ad essere, dal 1966, fine editore di importanti opere umanistiche e scientifiche, conosciuto anche all’estero, è tra le migliori, sensibili, fluenti, raffinate e colte voci poetiche dell’Abruzzo Aquilano (. . .) Japadre, pur nella sua estrema riservatezza, è anche narratore: autore del corposo romanzo autobiografico-metaforico-allegorico La gibigiana (termine, ormai colto, di origine dialettale milanese, che indica il balenìo riflesso da una superficie trasparente: qui, il fiume, metafora della vita che scorre). Ma è anche autore di saggi, prefazioni, conferenze e corrispondenze, in buona parte contenuti in Il Tascapane, e – dote inattesa – discreto pittore raffigurativo (molte figurazioni, nelle copertine dei suoi libri, sono sue). Questa l’attuale fotografia di L. U. Japadre, il quale è approdato al terzo millennio dopo aver attraversato l’intero ‘900, salendo, dall’agro lucolano, ai livelli più alti dell’istruzione e di una professione tutta sua – quella di illustre editore in terra abruzzese – grazie all’innato talento intellettivo[/i]”. Una fotografia dunque di un intellettuale completo che ben si staglia nella vicenda culturale della città dell’Aquila e degli uomini che dettero in questo senso un contributo essenziale.

Ma in quale contesto maturò appunto l’esperienza umana, culturale e imprenditoriale di Leandro Japadre? In una città in cui l’antica tradizione artistico-culturale si era tradotta nelle splendide architetture dei palazzi storici, delle chiese, dei monumenti e nelle opere d’arte, il fermento intellettuale di uomini e donne non poteva che dare vita ad esperienze che negli anni hanno portato all’istituzione di importanti enti che si sono occupati e si occupano di produzione e distribuzione in ambito musicale, teatrale e cinematografico, ma anche l’affermazione di istanze dell’apparato statale nei settori della pubblica lettura, della conservazione e valorizzazione del patrimonio archivistico, monumentale, paesaggistico-naturale. Senza dimenticare la nascita del Parco Scientifico Tecnologico all’ombra del Laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso e dei Parchi naturali Laga-Gran Sasso e Maiella-Morrone.

Un contesto che vede la nascita dell’Università e della sua affermazione con l’opera dei suoi rettori, tra i quali si ricorda per tutti Giovanni Schippa, e del suo collegio accademico con studiosi quali Alessandro Clementi, Giorgio Stockel, alla nascita del Teatro Universitario, del Teatro Stabile alle iniziative della Biblioteca provinciale “Salvatore Tommasi“, alla pubblicazione di “Provincia Oggi“ e la sua collana editoriale diretta da Walter Capezzali della Deputazione di storia patria, della Società dei Concerti fino a I Solisti aquilani che si costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini, che li ha condotti per oltre trent’anni, su ispirazione e con la collaborazione di Nino Carloni, già fondatore della società dei concerti dell’Aquila.

Va ricordato, in questo clima, anche l’opera di Leopoldo Cassese, considerato un precursore degli studi e delle ricerche sulle fonti e sulla storia del movimento di lotta contadina del Mezzogiorno d’Italia fra Ottocento e Novecento, direttore degli Archivi di Stato dell’Aquila e di Salerno e docente di Archivistica all’Università di Napoli e all’Università di Roma. E per un altro verso l’opera instancabile del Sovrintendente Renzo Mancini.

Il senso e il valore di questo ambiente viene reso pienamente da Sandro Cordeschi nel volume collettivo “]Il segno che rimane“, a ricordo di suo padre, il professor Antonio Cordeschi. Uno dei costruttori, appunto, di quel mondo cittadino che permise esperienze significative di vita culturale. In poche pagine Sandro Cordeschi ricorda l’ambiente culturale aquilano dei colleghi di suo padre che sono stati illustri protagonisti della vita nazionale e aquilana. Così Giuseppe Giacalone, studioso di italianistica; Francesco Di Gregorio, titolare della cattedra di Letterature comparate all’ateneo aquilano; Sergio Taviani che insegnava storia del teatro; l’avvocato Alfonso Cerulli e poi il professore Arturo Conte, insegnante di psicologia e ancora Giuseppe Porto e il senatore Achille Accili.

Dunque Ugo Leandro Japadre un aquilano e la sua impresa culturale una editrice e una vita dedicata ai libri e al loro compito nella cultura di una città.

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