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Emergenza Covid 19, arriva il nuovo Dpcm: ipotesi coprifuoco

Tra domenica e lunedì il varo del nuovo Dpcm. Le ipotesi sul tavolo e le anticipazioni sulle nuove misure anti Covid 19.

Tra domenica e lunedì previsto il vasro del nuovo Dpcm per arginare i contagi da Coronavirus. Le ipotesi sul tavolo.

Lungo vertice nottuerno per il nuovo Dpcm anti Covid 19, che dovrebbe essere firmato domenica e lunedì. Oggi l’incontro con le Regioni. Tra le ipotesi ci sarebbe quella di un coprifuoco dalle 22, ma senza arrivare a un lockdown.

Raggiungono quota 10mila i nuovi contagi per il Covid in Italia nelle ultime 24 ore: nelle ultime 24 ore secondo il bollettino del Ministero della Salute si sono registrati 10.010 casi (contro gli 8.804 del giorno prima). I tamponi sono stati 150.377. I decessi sono stati 55, in calo rispetto agli 83 del giorno prima. “C’è una crescita veloce, ma non enorme”, ha detto all’ANSA il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma.

Il governo è pronto ad una nuova stretta. Tra le ipotesi di cui si ragiona ci sarebbero smart working obbligatorio (in una percentuale da definire), lo stop agli eventi e una nuova stretta allo sport, tra palestre e sport di contatto, oltre ad orari più scaglionati e più didattica a distanza a scuola. Tra i ministri c’è chi sostiene – anche se Palazzo Chigi frena – una sorta di coprifuoco, con tutti i locali chiusi dalle 22 o le 23. Nulla è deciso, anche perché nel governo si confrontano due linee. C’è chi, come M5s e Iv, è per mantenere in questa fase maggiore prudenza. E c’è chi, come Pd e Leu, ritiene invece che si debba agire subito, senza indugio, anche con misure più dure “per evitare di dover poi ricorrere al lockdown”. Giuseppe Conte, che fino all’ultimo tiene in stand by il vertice per la nuova stretta chiesto da Dario Franceschini e Roberto Speranza, resta dell’idea che le misure debbano essere “proporzionate”: “Questa ondata non è meno pericolosa ma dobbiamo affrontarla con una strategia diversa, che non prevede più il lockdown”, ribadisce. Invoca una strategia comune Ue per evitare “distruzione per tutti” e annuncia “molto presto” 200 o 300 milioni di vaccini.

Le Regioni, intanto, si muovono in ordine sparso. Arrivano nuove strette in Campania, Lombardia, Piemonte. Il governo cercherà un maggiore coordinamento in una riunione convocata in mattinata da Francesco Boccia con Speranza, il commissario Domenico Arcuri e i governatori. Arcuri chiede loro di attivare 1600 posti in terapia intensiva per i quali sono stati inviati i materiali. E Conte avverte che “chiudere in blocco le scuole non è la migliore soluzione”. Lo ha fatto Vincenzo De Luca, che dopo la protesta di mamme, conducenti di scuolabus e studenti, riapre gli asili e i nidi. Il governo, ipotizza la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, potrebbe impugnare quella scelta: “Gli studenti campani invece di essere in classe sono in giro per i centri commerciali”, denuncia. La linea comune del governo è che le scuole non vadano chiuse. Alcuni ministri ipotizzano di rafforzare le lezioni a distanza (già ora possibili, nell’autonomia dei singoli istituti) e di scaglionare di più gli orari, con classi anche nel pomeriggio. Ma chiudere del tutto le aule, no.

“Data la situazione molto grave di circolazione del virus, – ha detto Walter Ricciardi, consigliere del ministro della salute per l’emergenza Covid e ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di medicina della Cattolica di Roma – abbiamo indicato chiusure mirate nelle regioni con altissima circolazione del Sars-Cov2 finalizzate a consentire lo svolgimento delle attività scolastiche e produttive. Le chiusure, nelle zone dove l’indice di contagio è superiore a 1, dovranno riguardare punti di aggregazione come circoli, palestre, ed esercizi commerciali non essenziali. Mentre lo smart working dovrebbe diventare la forma ordinaria di lavoro in tutto il Paese. Punto cruciale è la sicurezza nei mezzi di trasporto pubblico e il loro rafforzamento. Le asl non sono più in grado di tracciare i contagi, quindi la strategia di contenimento del virus non sta funzionando. Questo è dovuto a due fenomeni in atto in molte regioni: il mancato o ritardato rafforzamento dei Dipartimenti di prevenzione (basso numero di medici igienisti a disposizione) e ai migliaia di focolai in atto. La situazione è molto grave, le regioni stanno andando verso la perdita del controllo dei contagi. Il contact tracing non sta funzionando nè manualmente, con le interviste ai positivi al virus sui loro contatti, nè tecnologicamente con l’app Immuni”.

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