Tribunale L’Aquila, giustizia al rallentatore causa Covid19

18 ottobre 2020 | 23:31
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Tribunale L’Aquila, giustizia al rallentatore causa Covid19

Tribunale L’Aquila, una sola stanza per avvocati e pubblico. L’urp diventa “ufficio raggruppamenti poderosi”. Il sistema giustizia vive ancora lo stallo e la crisi conseguente al lockdown

“Lo stallo è ancora evidente. Gli uffici sono in tilt e poche sono le persone tornate realmente a lavoro”: così diversi avvocati aquilani che hanno fatto presente alla redazione del Capoluogo la situazione a palazzo di giustizia.

L’attesa e il disagio quindi sembrano essere all’ordine del giorno. Nello specifico si fa riferimento alla situazione nell’ufficio relazioni con il pubblico (urp) del Tribunale dell’Aquila.

Sono molti gli atti che continuano a dover essere depositati fisicamente, in un settore, quello della giustizia, che rende difficile in alcuni casi il lavoro agile o le consegne via telematica. Si tratta sempre di dati sensibili e le attenzioni in questo caso sono molteplici.

Per questo motivo quindi ogni giorno le cancellerie dei tribunali sono affollate.

Tribunale L’Aquila: “Non più relazioni con il pubblico ma uffici raggruppamenti poderosi”.

“Non si chiama più ufficio relazioni con il pubblico, ma ufficio raggruppamenti poderosi – scrive alla redazione un avvocato -. Mentre prima dell’emergenza Covid nelle cancellerie era difficile che ci fosse la fila, perchè la gente si distribuiva tra i vari uffici, per cui in termini lavorativi era più semplice, adesso non si può più girare per le cancellerie per cui dobbiamo necessariamente passare tutti da qui, sia avvocati che pubblico”.

Il problema più grande sembra essere ancora legato alle disposizioni da Covid-19. “Noi non abbiamo più accesso alle cancellerie, per nessun motivo e quindi dobbiamo utilizzare l’urp per prendere appuntamenti e quindi fare delle file, nonostante non sempre sia possibile risolvere il problema e quindi devi tornarci una seconda volta”.

“Una situazione per cui è inevitabile che ci siano comunque assembramenti e contatti, la stanza è grande e sono 4 le persone che ci lavorano e in una normale giornata lavorativa le richieste sono tantissime”.

“La giustizia non è un sistema da smart working”

“Lo smart working in piena emergenza Covid ha messo un altro carico – spiega un altro avvocato – che ha esasperato annose criticità”.

Sdoganato dal Ministero durante il Covid, per molti avvocati lo smart working in questo settore, “È un ulteriore esempio dell’improvvisazione”, così lo definisce Felice Belluomo, presidente della Camera penale di Napoli Nord.

Fondamentalmente, da Nord a Sud del Paese, si è autorizzato uno smart working ai dipendenti della giustizia togliendo risorse dagli uffici, nonostante non sia stato possibile farli lavorare da casa.

Sono tanti i problemi che il sistema giustizia ha dovuto affrontare dall’inizio dell’emergenza; a L’Aquila, in pieno lockdown c’erano state anche delle segnalazioni in merito ai protocolli Covid, dimenticati durante un interrogatorio di garanzia.

Giudice e cancelliere collegati da remoto, imputato, avvocati e carabinieri accalcati in una stanzetta. Interrogatori senza protocollo Covid all’Aquila.

Maurizio Capri, presidente dell’Ordine dell’Aquila: “Maggiore collaborazione per uscire da questa fase di stallo”.

“Si sono riaperte le scuole, non ho capito perché non si possono riaprire i tribunali. In alcuni palazzi di giustizia addirittura gli avvocati restano fuori: in estate fa caldo, in inverno fa freddo. Sento cose veramente assurde con situazioni davvero umilianti che mostrano a chiare lettere l’insufficienza della riorganizzazione della giustizia nella fase post Covid” queste le parole del presidente Maurizio Capri riportate qualche giorno fa da Rainews.

“La situazione è cambiata di poco e non riguarda solo il Tribunale del capoluogo d’Abruzzo ma tutta Italia. Ci siamo trovati dopo il lockdown indietro rispetto ad altre categorie e mentre il mondo riapriva, la giustizia ha vissuto un lunghissimo stallo. Ho più volte segnalato questo problema però alla fine ho ottenuto poco e niente”.

Giustizia ferma, gli avvocati protestano a L’Aquila: “Al ristorante sì, in Tribunale no”

L’avvocato Capri in città si era fatto portavoce a giugno scorso della protesta dei suoi colleghi, quando il sistema era proprio in tilt.

Il Covid ha paralizzato interi settori e servizi, non ultimo proprio quello della giustizia.

“Le conseguenze subite dalla nostra realtà sono state veramente pesanti e continuano ad esserlo. Gli avvocati impiegati nei tribunali chiusi hanno visto il loro lavoro bloccarsi all’improvviso. In questo modo non è stato possibile portare avanti le istanze dei cittadini, salvo i casi considerati come udienze urgenti. Ma la valutazione delle udienze urgenti, dal punto di vista tecnico, non risponde sempre alla realtà di altri casi, altrettanto delicati e comunque realmente urgenti, sono state tralasciate e lo sono ancora oggi”, aveva detto Capri a giugno sentito dal Capoluogo.

La preoccupazione adesso per il presidente è che: “Invece di andare avanti rischiamo di tornare indietro. Ci sono difficoltà oggettive per accedere al sistema giustizia e parliamo di diritti e doveri di tantissimi cittadini che vanno comunque tutelati”.

“Nella nostra città il rischio è evidente anche alla luce delle recente impennata di casi Covid. Speriamo di no, non possiamo permetterci una nuova paralisi: dobbiamo stare attenti e cercare di mantenere la situazione”.

“Come presidente dell’ordine – conclude – sono a disposizione, come già dimostrato, per trovare tutte le soluzioni per non fermare la giustizia in una situazione di difficoltà”.