Emergenza covid 19 l'aquila

Covid 19 e Tribunali, la pandemia avanza nei palazzi della giustizia

Covid 19, tanti casi positivi nei palazzi di giustizia: magistrati, avvocati, personale e utenti continuano a utilizzare aule e spazi adibiti per le udienze in presenza che non consentono la massima prevenzione.

Il Covid dilaga anche nei Tribunali come racconta la cronaca ogni giorno anche a L’Aquila e in questo contesto arriva la denuncia dell’Anm: “La pandemia avanza a e le istituzioni sono mute”.

È di oggi la notizia della positività al Covid del presidente dell’Ordine degli avvocati dell’Aquila e di altri colleghi, mentre la scorsa settimana si è reso necessario chiudere gli uffici del Giudice di Pace e sospendere le udienze dopo la positività al Covid di un avvocato aquilano.

Covid 19 L’Aquila, uffici Ordine Avvocati chiusi: positivo il presidente

“La macchina-giustizia non si può fermare o almeno non lo può fare totalmente”, aveva detto al Capoluogo pochi giorni fa proprio il presidente dell’Ordine degli avvocati dell’Aquila in merito al blocco del sistema giustizia conseguente alla pandemia.

Tribunale L’Aquila, giustizia al rallentatore causa Covid19

In questo contesto di grande caos dove ad esempio a L’Aquila c’è un sola stanza per avvocati e pubblico dove avere accesso agli uffici giudiziari, arriva la denuncia dell’Associazione nazionale magistrati che parla di “carenze diffuse” e “rischi cui vengono esposti gli operatori e gli utenti”.

“Mentre i dirigenti degli uffici giudiziari sono impegnati nella redazione dei progetti organizzativi triennali e per i carichi esigibili, la pandemia avanza nei palazzi di giustizia e le Istituzioni competenti sono a oggi silenti”, scrive l’Associazione nazionale magistrati.

“I magistrati italiani – lamenta la giunta uscente dell’ Anm – continuano a disporre di applicativi inadatti per celebrare udienze a distanza, con reti di connessione inefficaci; la trattazione scritta è consentita solo fino al 31 dicembre, con un procedimento per di più macchinoso; mancano le annunciate dotazioni informatiche per lo smart working del personale giudiziario; magistrati, avvocati, personale amministrativo e utenti continuano a utilizzare aule e spazi inadatti a ospitare le udienze in presenza”.

Resta irrisolta inoltre, “La disciplina giuridica delle assenze per quarantena di chi potrebbe efficacemente lavorare da casa”.

Amara la conclusione: “Pare in definitiva che l’esperienza della prima ondata di contagi non sia servita a programmare il futuro immediato e a immaginare misure adatte a un servizio essenziale qual è quello giudiziario”.

I magistrati italiani “continuano a rendere tale servizio, senza timore di esporsi in prima persona pur di dare risposta alla domanda di giustizia e non intendono essere identificati come responsabili delle carenze diffuse nonché dei rischi cui vengono esposti gli operatori e gli utenti a causa dell’assenza delle Istituzioni cui la Costituzione affida l’organizzazione del sistema giustizia”.

Un problema che non riguarda da vicino solo i magistrati ma anche gli avvocati: non solo gli assembramenti nei pochi uffici aperti e abibiti a cancelleria ma, durante il lockdown, sempre a L’Aquila un avvocato aveva denunciato al Capoluogo una situazione di “assembramento” durante un interrogatorio di garanzia: in una stanza erano stati messi insieme il legale, l’imputato e due carabinieri, mentre il giudice era in collegamento da un’altra stanza.

Interrogatorio affollato, dimenticati i protocolli Covid

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