Covid19, lo spettacolo torna in lockdown: ciao teatro, si torna a casa

Il Dpcm anti Covid19 di ottobre chiude di nuovo teatri e cinema. “Diciamo no al lockdown della cultura”. Le voci di chi lavora nel settore
Parole amare, quelle di Simone Cristicchi, direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo, pubblicate in un post sulla sua pagina Facebook dopo l’ultimo Dpcm che ferma, per la seconda volta dall’inizio della pandemia, tutto il settore del teatro e del cinema.
“I teatri, luoghi sacri, uniche isole rimaste dove bere acqua di sorgente. Siamo maghi, saltimbanchi, donne scimmia, forzuti e fragili, spesso invisibili: siamo uomini e donne del fantastico mondo dello spettacolo. Quelli che vi fanno ridere, piangere, sopravvivere al Nulla che avanza. Non siamo indispensabili? Semplicemente SIAMO, e per questo, anche NOI, sacri”, scrive ancora Cristicchi su Facebook.
Teatri chiusi: “Un osceno massacro dello spettacolo dal vivo”. Pietrangelo Buttafuoco (Tsa)
“E’ un osceno massacro dello spettacolo dal vivo. Un inspiegabile accanimento verso uno dei luoghi più sicuri dal Covid”: afferma il presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo (Tsa), Pietrangelo Buttafuoco.
“Lo spettacolo è una medicina per la gente, in un contesto psicologico così pesante. Quando chiuderanno cinema e teatri sapremo con chi prendercela”.
Per Buttafuoco il ministro Dario Franceschini sarebbe colpevole di non aver difeso il settore dello spettacolo dal vivo, sulla base delle evidenze numeriche dei mancati contagi. “Le sale per lo spettacolo dal vivo e cinema sono dotate di ricircolo dell’aria come negli aerei. Possono superare qualsiasi giudizio sanitario. E’ un provvedimento incomprensibile che ignora tutti i lavoratori, oltre ad attori, tecnici e amministrativi i quali consentono di andare in scena”.
“D.P.C.M. Ovvero dovreste premiare chi merita, lasciateci tentare di sopravvivere”, Stefano Fresi
“… Non c’è statisticamente un solo caso che si sappia di una persona infettata in teatro. E nonostante questo noi del teatro dobbiamo chiudere? … Mi fate paura ve lo dico con spavento. Voi che state decidendo di stabilire nuovi confini tirando linee rette e nette anziché ragionate, mi fate paura. E questo non è bello, non lo è per niente. Lasciateci almeno tentare di sopravvivere nel modo più triste ma almeno più dignitoso possibile”, scrive su InstagramStefano Fresi, noto attore di cinema e teatro, colpito come tutti i colleghi dalla decisione dell’ultimo Dpcm che ha messo in ginocchio il suo settore.
Un settore sacro, quello del teatro e del cinema, un veicolo importantissimo di cultura a tutti i livelli e che ha riportato perdite gravissime e in alcuni casi insanabili, già dopo il lockdown di marzo.
L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha danneggiato non solo il settore teatro e cinema ma anche quello della danza, della recitazione, della musica, tutti comparti che anche a livello istituzionale non sono riconosciuti.
E, non per ultimo, quello dei live. Secondo i dati raccolti da Enpals e dalla Fondazione Symbola, in questo momento ci sono tra le 300.000 e le 380.000 persone legate al mondo dello spettacolo e della cultura che in Italia non stanno lavorando. Fondamentalmente non hanno mai ripreso dal lockdown.
Due anni fa, il rapporto stilato dalla Siae parlava di 7.794.399 presenze nel settore, di cui 82.641 erano organizzatori di eventi.
“Ha da passà a nottata” diceva Eduardo De Filippo, ma questa notte sembra davvero lunga e senza fine. Chi era riuscito a riaprire in questi giorni stava organizzando il cartellone per la nuova stagione teatrale: sacrifici, corse contro il tempo, santificazioni costanti e anche spese per mettersi in linea con i protocolli, andate letteralmente in fumo.
E se dopo il primo stop, il settore del cinema e del teatro è stato in silenzio e ha aspettato, adesso alza la voce.
Sostiene che sia ingiusto lo stop di cinema e teatri, ritenuti luoghi sicuri dopo l’attuazione di tutte le misure di distanziamento e per il contenimento dei contagi e chiede al governo con appelli e petizioni di fare un passo indietro per non privare della cultura i cittadini in una fase così difficile e non mettere definitivamente in ginocchio i lavoratori del comparto, già duramente provati.
La protesta corre sul web e sui social e attori noti come Pierfrancesco Favino o Stefano Fresi hanno postato su Instagram un post nero, in segno di lutto: “Questa storia non è più disponibile”.
“Non siamo tempo libero – scrive Favino sul suo profilo Instagram condividendo l’appello dell’Unione nazionale interpreti teatro – Siamo lavoro e molto di più. Non condividiamo le decisioni prese su cinema e teatri, e non da oggi. Come intendete sostenere i lavoratori? Perché non ci ascoltate, rispondendo alla nostra richiesta di un incontro?»
La crisi dei service: “Chiusi almeno fino a primavera”
Dice al CapoluogoCarlo Volpe, presidente dell’Associazione Service Abruzzesi – ARS Abruzzo, protagonista della manifestazione Bauli in piazza di qualche giorno fa: “Purtroppo questo ultimo Dpcm non ci dà risposte; come lavoratori dello spettacolo stiamo lavorando ai tavoli di concertazione con vari ministeri, lo scorso 22 ottobre c’è stata una audizione in parlamento e domani ce ne sarà un’altra con Franceschini. Dall’altra parte, anche come aziende di service stiamo cercando di ottenere audizioni, attraverso una lettera che sto inviando al ministro Patuanelli; l’obiettivo è ottenere misure ad hoc per il settore. Il Governo sta tendando di mettere in campo misure a largo spettro e probabilmente per essere veloci è inevitabile, ma la nuova chiusura chiude ogni prospettiva di lavoro almeno fino a primavera Prossima. Cerchiamo di aprire trattative per capire cosa si può fare per la nostra categoria”.
Bauli in piazza, l’aquilano Carlo Volpe guida la protesta dei lavoratori abruzzesi dello spettacolo
Una categoria già fiaccata e che ha stentato a ripartire anche per la mancanza di sufficienti ammortizzatori sociali.
Stefano Frezza: “Nessun contagio a teatro ma messi sullo stesso piano di discoteche e sale gioco”
“Sono di ritorno da una tournée con l’orchestra con cui lavoro da 28 anni.
Siamo stati a Milano e Napoli, due città nell’occhio del ciclone.
Sui bus e treni che abbiamo preso, e perfino i taxi, negli alberghi in cui abbiamo alloggiato, in tutti i luoghi in cui abbiamo mangiato, abbiamo riscontrato il perfetto rispetto delle misure di protezione dal diffondersi del virus.
Ma soprattutto nei due teatri in cui l’orchestra ha suonato abbiamo verificato una organizzazione perfetta, un protocollo totalmente rispettato, un’attenzione che poteva sembrare perfino esagerata: dalla rilevazione della temperatura al diffuso utilizzo di disinfettanti, dal rigido rispetto della mascherina fino al distanziamento sia sul palcoscenico che in platea”.
A parlare è Stefano Frezza, operatore della cultura, una vita con i Solisti Aquilani a calcare i palchi di tutta Italia e oltre confine.
“Non è per caso se i teatri, in tutto il paese, hanno fatto registrare numeri di persone infettate vicini allo zero.
La decisione del Governo Conte di chiudere tutto, compresi i teatri, ponendoli sullo stesso piano delle discoteche o delle sale bingo dimostra chiaramente il livello del Ministro Franceschini e mi trova totalmente contrario.
Tutte le persone che abbiamo visto venire ai concerti erano del tutto tranquille perché perfettamente conscie di andare in luoghi sicuri. Questo governo dimostra invece di considerare i teatri, ma anche i cinema o gli auditorium, alla stregua di quelle discoteche dove ci si accalca naturalmente.
Ora, tutto ciò detto, provo un attimo a pensare a tutte quelle realtà, quelle compagnie, quelle orchestre, piccole o grandi, che non hanno le coperture e le tutele assicurate a coloro che rientrano nel FUS.
E mi vengono i brividi a pensare a chi dovrà affrontare quest’altro lockdown senza stipendio né sussidi.
Spero che per questi ultimi sia previsto qualche aiuto concreto ma temo fortemente perché il Ministro, tra una passeggiata e l’altra nei bei musei che tiene invece aperti, sembra completamente lontano dalla concreta e amara realtà”
Ministro Dario Franceschini: perché musei sì, teatri e cinema no.
Ora, la doccia fredda del Dpcm varato dal governo, nonostante i tentativi delle varie associazioni di settore di convincere il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che la misura non era necessaria.
Il ministro Franceschini ha assicurato che nel decreto da varare ci saranno nuovi interventi a sostegno delle imprese del settore, che come per bar e ristoranti riceveranno il ristoro direttamente sul conto corrente.
“Il tema – ha chiarito il ministro – non è la sicurezza delle sale, che hanno rispettato i protocolli, ma la necessità di ridurre la mobilità, fare in modo che la gente resti a casa”.
Chiusi dunque tutti i luoghi che comportano una presenza contemporanea delle persone. Non i musei dunque, dove si entra in maniera scaglionata. Per imprenditori e lavoratori, che avevamo tra mille difficoltà e restrizioni fatto ripartire l’attività in questi mesi, una doccia fredda.
E se Anica chiede che la misura sia assolutamente temporanea per “giungere al più presto ad una riapertura programmata”, secondo Agis “si tratta di un colpo difficilmente superabile” e di “una scelta devastante per l’intero Paese”.
L’appello al governo per una marcia indietro arriva anche dagli assessori alla Cultura dei principali comuni italiani. Ora si fermerà la programmazione dei film attesi in sala, come quelli passati alla Festa di Roma.
Le sale sono già al collasso e per questo l’Associazione degli Esercenti chiede, oltre a interventi urgenti, di garantire l’uscita sugli schermi di tutti i film già pronti, senza soluzioni diverse o deroghe che penalizzino l’uscita in sala.
Fermano la programmazione, tra gli altri, la Scala, che, già provata dal focolaio che ha costretto il coro alla quarantena, rimborserà i biglietti; l’Opera di Roma, che era appena ripartita con Zaide di Mozart; il Petruzzelli, che ha deciso di proseguire la programmazione in streaming.
Teatro in streaming? No, grazie
La decisione di fare teatro in streaming ha fatto storcere il naso a parecchi professionisti del settore.
“Il rito del teatro è sacro, non si può fare in streaming. Non sto giudicando chi lo fa, io ho spiegato le mia ragioni, per me è una sorta di profanazione: l’inquadratura teatrale è unica e va vista a teatro nella sua totalità”, aveva detto a riguardo Alessandro Benvenuti, direttore del teatro di Tor Bella Monaca e dei due teatri di Siena sentito dal Capoluogo durante il lockdown di marzo.
Ristoro immediato per le arti, la musica e lo spettacolo: la lettera aperta di oltre 400 operatori nazionali contro il nuovo Dpcm.
la lettera è stata indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini e al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Sono oltre 400 gli operatori culturali che sottoscrivono la lettera aperta sia contro lo stop generale dello spettacolo dal vivo, sia per chiedere un ristoro immediato e a fondo perduto per gli organismi di tutta la filiera culturale, oltre ad un sostegno ai lavoratori dell’intero comparto artistico. Per effetto del nuovo Dpcm, fino al 24 novembre sipari chiusi in tutta Italia per cinema, teatri, concerti e per ogni altra perfomance artistica dal vivo.
A nome di tutti i sottoscrittori della lettera aperta indirizzata al premier Conte e ai ministri Franceschini e Gualtieri, il presidente di Feditart, Gino Auriuso, precisa che “questa misura assunta nei confronti della Cultura e Spettacolo dal Vivo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già fortemente provato, e soprattutto provocherà un effetto sociale devastante privando i cittadini di uno strumento di condivisione e riavvicinamento umano, seppur nel rispetto del distanziamento fisico. E’ urgente una misura di aiuto che preveda il ristoro immediato per tutte le arti dello spettacolo”.
Il testo della lettera:
“Egregio Presidente, Egregi Ministri, la decisione contenuta nel nuovo DPCM che determina la sospensione degli spettacoli in teatri, cinema e sale da concerto, nonché la fortissima limitazione dei circoli culturali, colpisce il comparto italiano che più di ogni altro ha adottato correttamente e rispettosamente le misure prescritte dai protocolli sanitari.
Ultimi studi dimostrano che i teatri, i concerti, i cinema, sono tra i luoghi più sicuri del Paese, ed in virtù di questo, ci sfugge la ratio con la quale si sospendono tali attività al contrario di altre che per propria natura non possono garantire i livelli di sicurezza raggiunti nei nostri luoghi.
Questa misura assunta nei confronti della Cultura e Spettacolo dal Vivo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già fortemente provato, e soprattutto provocherà un effetto sociale devastante privando i cittadini di uno strumento di condivisione e riavvicinamento umano, seppur nel rispetto del distanziamento fisico.
Alla luce di tutto questo e per evitare la chiusura definitiva di migliaia di imprese e realtà culturali, chiediamo un immediato ristoro diretto e a fondo perduto per gli organismi di tutta la filiera culturale ed un sostegno ai lavoratori dell’intero comparto: artisti e imprese del settore musicale, teatrale e coreutico, operatori e tecnici dello spettacolo, associazioni, centri e circoli culturali, bande, cori e scuole d’arte. Nella certezza di poter contare sul Vs impegno vi auguriamo buon lavoro, l’Italia ne ha bisogno!”.