L’Aquila, tornare a farsi una vasca sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele, undici anni dopo.
Il 2020, nonostante il grande carico di dolore che sta portando con sè a causa della pandemia di Covid19, a L’Aquila ha portato anche una attesissima riapertura: quella dei Portici.
Una riapertura a tappe: la prima avvenuta a luglio, nel tratto tra Piazza Duomo e via delle Tre Marie, con lo storico orologio tornato a risplendere dopo 11 anni.
![portici ricostruiti l'aquila](https://www.ilcapoluogo.it/photogallery_new/images/2020/07/generico-giugno-2020-98258.jpg)
La seconda ad ottobre nel tratto che porta da via delle Tre Marie ai Quattro Cantoni: era qui la storica sede della Cassa di Risparmio, che con il suo grande portone accoglieva non solo le attività dell’ormai ex Carispaq ma anche mostre ed eventi.
![portici l'aquila](https://www.ilcapoluogo.it/photogallery_new/images/2020/10/generico-ottobre-2020-100507.jpg)
Tolte le impalcature che li hanno incerottati per anni, i Portici sono stati i protagonisti indiscussi dell’estate 2020: scenario di incontri, selfie e anche qualche servizio fotografico per ricordare un giorno speciale.
![portici matrimonio](https://www.ilcapoluogo.it/photogallery_new/images/2020/11/portici-matrimonio-100972.jpg)
Il segno tangibile di una ricostruzione che continua ad andare avanti, come piccoli pezzi che completano un puzzle. Di pezzo ne manca ancora uno, o meglio: a mancare è un cantone, il quarto.
Per poter tornare a passeggiare sotto i “Portici del liceo” di tempo ce ne vorrà ancora un po’: emblema delle difficoltà della ricostruzione pubblica in città, al bando del Provveditorato per ricostruire il Quarto Cantone hanno partecipato 40 ditte di tutta Italia. I lavori di recupero riguardano il complesso edilizio di proprietà del Convitto nazionale, della Camera di Commercio e della Provincia, comprendente gli uffici, nonché l’ex Liceo Classico e la Biblioteca, danneggiati a seguito del sisma.
Lì, fra i tubi innocenti e le piante cresciute in 11 anni, ci sono ancora i segni della potenza distruttrice del terremoto del 6 aprile 2009. Proprio al centro di quel tratto, nel Convitto Nazionale, persero la vita i giovanissimi Luigi Cellini, Marta Zelena e Ondrey Nouzosky