Emergenza Covid 19, il professor Grimaldi: “Paghiamo il mancato rispetto delle regole”

2 novembre 2020 | 12:28
Share0
Emergenza Covid 19, il professor Grimaldi: “Paghiamo il mancato rispetto delle regole”

L’AQUILA – Emergenza Covid 19, l’intervista di Nando Giammarini al professor Alessandro Grimaldi, Direttore dell’UOC di Malattie Infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila.

Siamo, purtroppo, alle prese con la drammatica pandemia che in questi giorni, nel Paese e nel nostro Abruzzo, sta aumentando paurosamente seguendo un andamento esponenziale che crea timori, problemi e non poche perplessità. Pur rispettando alla lettera l’uso dei DPI, il conseguente distanziamento sociale e la sanificazione delle mani ognuno si sente in difficoltà rispetto ad altri per cui arriva a guardarli con sospetto e preoccupazione. Non accenna a diminuire l’impennata dei contagi in Abruzzo con moltissimi casi. Nell’aquilano se ne registrano anche in Alta Valle dell’Aterno con numeri importanti sebbene si stia correndo ai ripari. Non è facile evitare l’espandersi di un’infezione tanto subdola quanto avvilente e distruttiva. Su tutto ciò grava l’ultimo Dpcm che ha imposto drastiche restrizioni che speriamo servano a far diminuire il numero dei contagi. Per capirne di più abbiamo intervistato un grande esperto: il prof. Alessandro Grimaldi, Direttore dell’UOC di Malattie Infettive del nosocomio aquilano, membro del Comitato Tecnico Scientifico della regione Abruzzo.

Prof. Grimaldi, a cosa si può imputare la ripresa autunnale dei contagi in modo esponenziale, tra l’altro ampiamente prevista che in Abruzzo si sta diffondendo a macchia d’olio?
Guardi io dico due cose: in primavera anche la Merkel, la politica e la Comunità scientifica avevano avvisato che in autunno ci sarebbe stata una seconda ondata, è probabile che un generale abbassamento della guardia da parte dei giovani dovuta a messaggi sbagliati e fuorvianti di cattivi maestri hanno fatto si che la gente abbassasse la guardia quindi non mantenesse questo distanziamento sociale e non adottasse le misure di prevenzione che dal mio punto di vista erano assolutamente necessarie. Il fenomeno che abbiamo notato noi è stato che i giovani che contraggono la malattia in larga misura asintomatici hanno diffuso l’infezione a livello elevato in famiglia e in altre realtà. Purtroppo nella nostra Regione un dì pressoché esente dai contagi oggi l’infezione è galoppante e stiamo correndo ai ripari a costo di duri  sacrifici.

Professore in tempi come gli attuali basta un semplice raffreddore per scatenare la psicosi da corona virus; come fare per riconoscere se un paziente e’ affetto da Covid o dall’influenza stagionale, visto che la sintomatologia puo’ essere confusa? C’e’ un ordine in cui i sintomi possono essere comuni in entrambi i casi?
Purtroppo non abbiamo  grossi mezzi, se non fare dei test, che riconducano all’una o all’altra malattia. Questo problema l’avevamo anche all’inizio, i primi casi che arrivavano in ospedale dovevamo aspettare l’esito dei tamponi per capire se si trattasse di Covid e quindi d’intervenire con terapia appropriata. Giusto stamattina ho saputo di un collega che era sospetto positivo al Covid invece, fortunatamente, aveva una semplice faringo – tracheite. Questo ci deve spingere non alla psicosi ma a tracciare tutte le persone che hanno sintomi soprattutto quando hanno avuto contatti con positivi anche se asintomatici.

Lei consiglierebbe alle persone di 50 anni il vaccino contro l’influenza?
Assolutamente s’! In questa fase vaccinare contro l’influenza potrebbe preparare l’organismo a produrre anticorpi che, anche se non sono quelli specifici per il Covid, potrebbe dare una mano all’ organismo a produrre difese immunitarie. Quindi in qualche modo aiutano parliamo di un vaccino a specifico come quello della tubercolosi per il passato.

Qual è la situazione a livello della nostra Regione, nel reparto da lei egregiamente diretto, e più in generale in tutti gli ospedali abruzzesi?
Purtroppo non buona con un’unica differenza che mentre nella prima fase era  più leggero ed aveva colpito Pescara. In questa seconda fase sta colpendo più  duramente le provincie di Teramo e L’Aquila. In particolar modo la città dell’Aquila e di Avezzano. Esse si trovano in difficoltà perche perché in funzione di un elevato afflusso non ci sono abbastanza posti letto. Per quanto riguarda la mia Unità operativa il periodo Covid non è mai finito poiché noi ricoveriamo quasi ininterrottamente dal 26 febbraio; la situazione non è migliore in quanto noi ricoveravamo costantemente anche nel periodo di luglio quando il Covid colpiva di meno. Abbiamo notato che dai primi di agosto c’era una ripresa sensibile e dal 15 ad oggi abbiamo ormai abbondantemente superato i 100 ricoveri, Si riscontra, comunque, un sovraccarico di pazienti in tutti gli ospedali. Il problema adesso è che colpisce le zone interne e ci può essere anche un’attesa lunga nei vari ospedali.

Si dice che oltre la medicina le armi per battere la terribile pandemia siano comportamenti responsabili e senso civico. E’ così, professore? Cosa si sente di dire ai tanti giovani che incuranti di tutto e di tutti non ne vogliono sentire di rispetto delle regole basilari quali distanziamento sociale e uso dei DPI?
Assolutamente sì. Chi non rispetta queste regole non solo mette a repentaglio la sua vita ma anche quella degli altri. Ci vorrebbe senso di responsabilità da parte di tutti. Nella prima fase  il popolo italiano ha dimostrato di essere intelligente e responsabile aderendo completamente al Lockdown ed i risultati li abbiamo visti durante il periodo primavera estate. Dopichè purtroppo la gente ha abbassato la guardia,  condotta  fuori strada da cattivi maestri,  i quali hanno sostenuto in tutte le circostanze che l’epidemia fosse finita    e questi numeri sono il  triste risultato: avvilente e distruttivo con un aumento incontrollato dei contagi.  Soprattutto a Montereale e dintorni che nella prima fase non avevano avuto alcun contagiato.

I reparti degli ospedali Covid si avviano verso la saturazione, se non ci sarà un rallentamento nella diffusione del virus. Come pensa si possa intervenire tempestivamente per invertire questa tendenza?
Parliamo indubbiamente di una situazione difficilissima  e ci auguriamo un rallentamento della diffusione. Pensi che in Germania ci sono 8 posti letto per 1000 abitanti. In italia , negli anni sono stati tagliati 70mila posti letto ed al momento siamo a 2.9 per ogni mille abitanti.  La Francia e la Svizzera 6 per ogni mille. Capisce che ci troviamo in difficoltà a reperire posti letto. Gli ospedali sono attrezzati per un periodo di pace invece al momento stiamo combattendo, contro il Coronavirus,  una guerra senza frontiere.

Il virus porta all’isolamento, all’allontanamento , alla divisione; cosa pensa si possa fare per ricostruire un tessuto sociale in cui tutti si sentono sostenuti e confortati dalla presenza altrui in questi tempi difficili e problematici?
Io le posso dire una cosa, l’isolamento è relativo poiché il virus non ha creato grossi problemi da questo punto di vista. L’ Italia è e rimane un  Paese dove per cultura e per tradizione la gente ama incontrarsi, dialogare e continua a farlo nelle piazze e nella vie. Venisse la movida anche nei piccoli centri, dove i social hanno fatto presa e si vive di distruttivi rapporti virtuali accelerati in questi ultimi tempi dalla terribile pandemia in atto. Sarebbe gestita al meglio nel rispetto delle regole. Io sono per una socialità vera fatta di amicizia e incontri reali ove ognuno può esprimere al meglio se stesso e le proprie potenzialità. Immaginiamo cosa sarebbe successo se quest’epidemia ci fosse stata 20 anni fa. Saremmo  rimasti tappati in casa per tutto il tempo.

Ad oggi tra il personale medico si contano più di 180  decessi e oltre 40 tra gli infermieri. In che modo crede si possa avviare una positiva opera di formazione del personale sanitario in modo da evitare ulteriori contagi e lutti tra costoro?
Guardi io spero che la formazione del personale sanitario avvenga al meglio; io dirigo un reparto in cui l’addestramento del personale lo   abbiamo iniziato  intorno al 27 gennaio avendo già un percorso prestabilito volto a salvaguardare la salute  dei medici e paramedici. In questi casi non si può improvvisare nulla ma ci vuole una grande preparazione. Quindi nel caso in cui ci fosse emergenza, come l’attuale,non si può improvvisare nulla prima di mandare in prima linea i soldati bisogna addestrarli.

E’ d’accordo sull’ ultimo Dpcm. Si poteva fare di più, per la scuola , fonte di continui contagi. Come si potrebbe intervenire in modo diverso e più incisivo salvaguardando contemporaneamente diritto alla salute, all’istruzione e al lavoro poiché in caso di chiusura totale gli eventuali supplenti tra personale docente e non docente verranno licenziati?
Le dico la verità, io credo che la scuola sia una grossa sconfitta, essendo padre di uno studente, parlo da cittadino non da medico, poiché la presenza è importante in quanto le lezioni a distanza anche per i ragazzi diventano un dramma non potendo stare con i propri amici in momenti importanti e delicati come ad esempio la preparazione degli esami di maturità. Io sono del parere che un minimo di presenza in aula bisogna mantenerla. Certo se la curva epidemica è questa saremo costretti a chiudere. Francamente non so se la scuola ha fatto degli errori. Certo che sono emersi da una parte gli asintomatici e dall’altra ha avviato un’azione di controllo. Se andiamo a vedere è meglio che i ragazzi stiano a scuola dove gli impongono la mascherina, il distanziamento sociale, l’igenizzazione delle mani. Specialmente gli alunni delle superiori che se stanno a casa  girano tra i bar , i centri commerciali e potrebbero acuire il problema contagi. La questione scuola è prima e dopo quindi evitare gli assembramenti; lo stesso vale anche per l’università. Il mio augurio è che venga almeno mantenuta la didattica a distanza in modo che i ragazzi possano continuare a studiare con serenità. Quando sarà tutto finito vedremo anche gli effetti deleteri  di questa  pandemia che fortemente impattato sul tessuto sociale dei nostri ragazzi.

Per questa ragione il prof. Grimaldi in sede di Comitato Tecnico Scientifico ha votato per mantenere la didattica mista onde mantenere un minimo di contatto sociale tra i giovani. Intanto nel tentativo di decongestionare, per quanto possibile gli ospedali, la prossima settimana verrà attivato un numero verde per impostare terapie a pazienti Covid non gravi e seguirli a domicilio a cura dell’UOC  diretta dal prof. Grimaldi in collaborazione con i  medici del reparto e del servizio di Medicina d’urgenza dell’Ateneo  aquilano che forniranno consulti telefonici ai medici di base e pediatri del territorio provinciale. Per quel che concerne  il numero verde, gli orari in cui chiamare  e la data in cui verrà attivato saranno comunicati prossimamente.

Grazie professore, auguri di buon lavoro a lei e tutti gli operatori sanitari del Paese che sono alle prese, quanto gli stessi pazienti, con la terribile pandemia.