Bombole d’ossigeno, vuoto per pieno perfino in tempo di Covid

Il corto circuito sulla distribuzione delle bombole d’ossigeno, tra programmazione e “corsa alle scorte”.
Vuoto per pieno: una bombola vuota riconsegnata, una piena assegnata. Questa la logica delle aziende che forniscono bombole d’ossigeno ad uso domestico, ma come può essere lo stesso sistema adottato in un momento di necessità straordinario?
“Riportate in farmacia le bombole di ossigeno non più in uso o esaurite”, questo l’appello per far fronte alla scarsità di bombole di ossigeno che rischia di mandare in tilt l’assistenza domiciliare. Anche il sindaco Pierluigi Biondi ha lanciato l’appello: “La collaborazione di tutti è fondamentale, un dovere etico nei confronti di chi, in questo momento, sta combattendo in casa il virus”.
Carenza di bombole d’ossigeno a L’Aquila
Ma come è possibile che non si trovino bombole d’ossigeno? Un primo fattore è rappresentato naturalmente dall’aumento della “domanda”. A causa dell’emergenza Coronavirus, infatti, il ricorso alle bombole d’ossigeno ha subito un notevole incremento. Si predilige l’assistenza domiciliare per quei malati che non hanno strettamente bisogno di cure ospedaliere, ma possono curarsi a casa. A patto, naturalmente, di avere gli strumenti necessari, come le bombole d’ossigeno. Quindi crescono i malati Covid 19, cresce la domanda di bombole di ossigeno per l’assistenza domiciliare, ma non cresce “l’offerta”. A inceppare il meccanismo ci sono diversi fattori.
Da un lato probabilmente nessuno si aspettava una crescita tanto esponenziale dei contagi e dei malati, per cui le “scorte” nelle farmacie sono rimaste tarate sul circuito ordinario, ma a questo si riesce a porre presto rimedio, attraverso nuovi ordini.
Il problema principale sembra essere invece quello delle bombole esaurite non rese in farmacia. Secondo il normale iter di approvvigionamento delle bombole d’ossigeno, infatti, ne viene consegnata una nuova a fronte della restituzione del reso. A quanto pare, a mancare sarebbero proprio i resi, senza i quali i fornitori non rilasciano la nuova bombola, anche se dall’AFM assicurano che ci sono fornitori che in questo periodo stanno facendo lo sforzo di superare questo meccanismo.
Ad ogni modo, dal sindaco alle farmacie, l’appello è unanime alla collaborazione: restituire i resi. Ma perché ci si dovrebbe tenere in casa una bombola d’ossigeno vuota? Anche qui le ipotesi in campo sono diverse. Potrebbe essere “banale” disinteresse in virtù del termine della terapia, ma in questo momento di emergenza potrebbe anche scattare la paura di rimanere senza bombole d’ossigeno e così vengono richieste prima dell’esaurimento dell’ossigeno stesso, per assicurarsi una sorta di “scorta”.
Tra aumento della domanda e mancati resi, quindi, si inceppa il meccanismo di distribuzione domiciliare.
Bombole d’ossigeno, la ricaduta sull’ospedale.
Questo meccanismo rischia di mandare in tilt l’assistenza domiciliare ed ha potenziali ricadute pericolose sull’ospedale. Al momento la rete delle farmacie comunali è sostanzialmente riuscita ad ammortizzare la scarsità di bombole e ad assicurare a tutti la cura domiciliare, ma se la situazione dovesse peggiorare si rischia di congestionare ulteriormente l’ospedale. Senza la possibilità di utilizzare l’ossigeno a casa, infatti, i malati sarebbero costretti a farsi ricoverare, per proseguire le cure, con tutto ciò che ne consegue in un momento delicato per la rete ospedaliera.