Covid 19 e scuole

L’Aquila, dad alla primaria di Pile per alunni in quarantena: missione impossibile

A casa in quarantena ma senza dad: da giorni un genitore di un alunno della primaria di Pile a L'Aquila cerca un contatto con il dirigente per poter iniziare le lezioni a distanza senza avere nessuna risposta.

A casa in attesa del tampone e senza la possibilità di rimanere al passo con la scuola con la dad.

Questa almeno sembra essere la situazione registrata alla scuola primaria di Pile dell’Aquila che fa parte del plesso “Mazzini-Patini”.

La scuola primaria di Pile conosciuta da tanti come la “Gianni Rodari” di Pile perchè fino all’anno scorso faceva parte dello stesso istituto.

Dal sito della scuola, probabilmente non aggiornato, risulta che il dirigente sia ancora il professore Marcello Masci, in realtà il plesso della primaria Rodari di Pile, è diretto dalla professoressa Monia Lai, essendo stato accorpato alla scuola secondaria “Mazzini-Patini” dopo il dimensionamento scolastico.

rodari pile

La segnalazione sulla difficoltà a far partire la dad, arriva da un genitore, Alessandro Marozzi, che ha chiesto al dirigente scolastico di attivare la dad, in modo da non far perdere giorni di lezioni a suo figlio, senza però avere risposta.

Va ricordato che non tutti gli alunni in quarantena sono positivi al Covid 19, per alcuni è una situazione obbligata perchè venuti in contatto con un positivo, altri sono in sorveglianza attiva, altri ancora in attesa di tampone. Tanti sono senza sintomi, quindi perfettamente in grado di seguire il normale svolgimento delle lezioni, seppur a distanza, con l’ausilio di dad e did (didattica integrata digitale).

Di seguito la mail integrata inviata al dirigente scolastico della scuola primaria di Pile e ricevuta in redazione da Alessandro Marozzi.

“Sto chiedendo da giorni l’attivazione della didattica a distanza per mio figlio, anche per eventuali altri ‘eventi’ che potrebbero verificarsi nel proseguo dell’anno scolastico. Già in data 25 ottobre corrente anno ho fatto richiesta tramite mail senza però ricevere alcuna risposta in merito”, scrive.

“Ad oggi su 32 giorni di scuola effettivi, mio figlio ne ha persi ben 17, e siamo solo ad inizio novembre. La scuola è un elemento fondamentale nella crescita dei nostri ragazzi che, a questa età, devono sentirsi parte di un progetto che consenta loro di acquisire nozioni, comportamenti e regole che li accompagneranno per tutta la vita, all’interno di un’istituzione chiamata scuola”.

“Il fatto di non aver ricevuto risposta alla mia mail precedente mi fa pensare che mio figlio, ma come lui molti altri bambini, non venga ritenuto ‘meritevole’ di considerazione da parte di un’istituzione che invece dovrebbe garantire lui tutti i diritti inerenti ad un adeguato percorso scolastico, anche in dad”.

“Lo studio è un diritto sancito dall’art. 34 della Costituzione Italiana che recita in questo modo: La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso“.

“I ragazzi hanno diritto di poter assistere alle lezioni, come accade in altre scuole elementari della città, e questo diritto non può essere oscurato dalla burocrazia o dalla lentezza organizzativa dei singoli istituti, soprattutto alla luce del fatto che nello scorso anno scolastico la scuola è stata chiusa, per Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in data 4 Marzo, e da quella data ad oggi sono trascorsi ben 8 mesi, periodo in cui ogni piano alternativo possibile sarebbe potuto essere messo a punto senza alcuna pecca”.

“Non possiamo non tener conto che uno degli aspetti fondamentali della scuola è il principio di inclusività e che in questo modo invece si tende ad emarginare i ragazzi che per motivi di salute ( di certo non voluti dai ragazzi ) non possono frequentare in presenza le lezioni, perdendo il contatto con i compagni e le insegnanti”.

“I ragazzi, anzi, i bambini, rappresentano l’elemento debole di questa pandemia, vengono privati spesso di tutto, dello sport, delle attività ludico-ricreative, della libertà di giocare fuori delle proprie quattro mura, ma lo accettano ugualmente, mostrando una maturità che non avremmo mai pensato. Quello che non accettano è il dover rinunciare alla scuola, all’ambiente che li ha maggiormente accompagnati in questi anni, ai loro compagni di scuola e per questo non sono felici. Maria Montessori diceva ‘Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino’.

Ad oggi la scuola è forse l’unico ambiente dove poter ritrovare la felicità. Non ne possono essere privati, seppur davanti ad un PC , da casa, perchè si vuole far finta che il problema non esista o cheaddirittura possa essere risolto in tempi brevi. Per questo Le chiedo nuovamente l’attivazione della Didattica a Distanza per i ragazzi che sono in quarantena, in sorveglianza attiva o positivi al Covid.

“E’ un loro diritto e la scuola deve garantirglielo. Non le nascondo che sono dispiaciuto di aver dovuto inviare questa lettera a tutti gli organi di informazione locale manifestando disappunto per il mancato rispetto dei diritti di mio figlio”.

“Per l’ennesima volta, però ho voluto sperare che la scuola fosse in grado di prendersi cura dei propri alunni e dei propri bambini ma ho dovuto riscontrare che in questo caso i bambini non sono una priorità e pertanto ho deciso di divulgare questa mia lettera a chi ne riuscirà sicuramente a comprenderne il senso accorato di un genitore preoccupato per l’istruzione di suo figlio e per le conseguenze psicologiche che questo ‘isolamento’ possa avere su di lui e su tutti i bambini della sua età”.

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