Vaccini anti Covid, le farmacie al Ministro: “Il nostro contributo può frenare l’emergenza”

Verso il vaccino anti Covid, le farmacie fanno appello a Speranza: “Medici di base e centri di vaccinazione in affanno. Cambiate la normativa e permetterci di vaccinare”.
Si muovono in anticipo le farmacie comunali. A nome del Presidente dell’Assofarm, Venanzio Gizzi, è ufficialmente partita la richiesta, indirizzata al Ministro della Salute, Roberto Speranza, di poter effettuare le vaccinazioni anti Covid nelle farmacie.
La farmacie, quindi, ci riprovano, dopo il due di picche ricevuto sulla possibilità di praticare i vaccini anti-influenzali. “Quelli non ci sono neanche, a dire il vero”, sottolinea Gizzi alla redazione del Capoluogo.
“Abbiamo due o tre mesi prima di gennaio, quando dovrebbero arrivare i vaccini. Pensiamo che non sia il caso di perdere tempo – spiega Venanzio Gizzi alla nostra redazione – Abbiamo dato, quindi, per tempo la nostra disponibilità, affinché possano cambiare le norme e consentire le vaccinazioni anche all’interno delle nostre farmacie”.
Del resto, sarà necessaria “una notevolissima quantità di vaccinazioni da fare”. Con le Aziende Sanitarie già nel caos e i medici di base oberati dal lavoro straordinario per l’emergenza Covid 19, che succederà? Se lo chiedono in molti e se lo sono chiesto, prima di tutti, proprio le farmacie comunali, che hanno deciso di scendere in campo per offrire il proprio contributo. Si dovrà attendere, però, la risposta del Ministero ed eventuali cambiamenti alle disposizioni normative.
Questa la richiesta ufficiale inoltrata al Ministro Speranza.
“[…]Le ultime notizie danno come vicino il momento in cui una prima consistente tranche di vaccini anticovid sarà disponibile nel nostro paese. Abbiamo appreso, inoltre, che è in fase di predisposizione il piano nazionale per la vaccinazione contro il Coronavirus. La rapidità dispensativa del farmaco sarà certamente auspicabile: verrebbe quanto prima tutelata la salute dei cittadini, in condizione di maggior rischio, e si eviterebbero isterie collettive innestate da eventuali difficoltà di accedere ad una cura esistente ma non reperibile“.
“Attualmente la legislazione italiana limita la pratica vaccinale ai soli medici e infermieri. Una disposizione certamente corretta dal momento che altri professionisti della salute non sono stati formati al riguardo. La recente esperienza della vaccinazione antinfluenzale sta però dimostrando come la rete nazionale dei medici di medicina generale e i centri di vaccinazione delle strutture sanitarie non sono, da soli, in grado di rispondere alla sfida di una vaccinazione massiva da effettuarsi in tempi strettissimi“.
“Di fronte a tale situazione, le farmacie territoriali italiane ritengono di costituire una grande opportunità per tutto il sistema sanitario nazionale. Siamo una rete di presidi sanitari uniformemente presente su tutto il territorio italiano e le indagini statistiche confermano da anni l’elevato gradimento e una solida fiducia da parte dei nostri concittadini. L’estensione della dispensazione vaccinale anche ai farmacisti richiede senza dubbio una loro preventiva e adeguata formazione tecnica oltre ad una organizzazione degli spazi dedicati dalla farmacia in grado di assicurare la totale sicurezza delle procedure. Ciò è già avvenuto in altri 36 paesi del mondo: tra essi figurano sistemi sanitari avanzati come quelli del Portogallo, Francia, Svizzera, Norvegia, Gran Bretagna e Svezia. Assofarm, già da qualche anno, ha la responsabilità della presidenza dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali (UEFS) e, mi creda signor Ministro, durante i nostri frequenti incontri risulta davvero incomprensibile ai nostri partner sapere che in Italia il farmacista non è abilitato alla pratica della vaccinazione”.
“Nelle ultime settimane anche il contesto italiano ha registrato un fermento degno di nota. Dopo il parere negativo del CTS alla volontà della Regione Lazio di praticare il vaccino antinfluenzale, presso circa 400 farmacie locali, le rappresentanze dei Medici di Medicina Generale hanno espresso il loro favore ad un coinvolgimento dei farmacisti, a condizione che ciò sia preceduto da adeguate riforme legislative. È a tal proposito, che ci permettiamo di disturbarLa in un momento così delicato. Riteniamo che vi siano tutte le condizioni per creare un sistema distributivo in grado di vincere la più importante sfida sanitaria della nostra storia. Le quasi 1.700 farmacie comunali italiane, che mi onoro di rappresentare, in tempi rapidissimi possono organizzare ed avviare percorsi formativi per i loro professionisti. I nostri farmacisti e i nostri manager possono vantare competenze organizzative maturate nelle recenti collaborazioni con il SSN, in tema di test sierologici e tamponi rapidi”.
“A fronte di tale impegno, facendo eco a quanto recentemente affermato dai medici di medicina generale e da noi condiviso, sarebbe opportuno un rinnovato inquadramento normativo che chiarisca ruoli e competenze, che riduca intoppi burocratici, che permetta a tutti i professionisti impegnati sul campo di lavorare serenamente senza timori di natura legale. Abbiamo poco tempo a disposizione ma è sufficiente per organizzarci in merito”.