La Madonna d’Appari, il santuario incastonato tra le rocce

Madonna d’Appari, la storia del piccolo santuario incastonato nel Gran Sasso. Non solo luogo di culto ma anche ritrovo per gli appassionati di climbing.
La piccola chiesa della Madonna d’Appari, a Paganica, silente e abbarbicata sulla roccia sembra quasi la porta d’ingresso di un piccolo angolo di paradiso. L’eremo, risalente al XIV e dalla storia antica e mistica è situato sul percorso che congiunge le due frazioni aquilane di Paganica e Camarda, sulla strada che dall’Aquila sale verso il Gran Sasso.
La roccia si presenta bucata in corrispondenza del passaggio della S.S.17 del Gran Sasso che si trova sopraelevata rispetto alla chiesa. Un perorso ciclopedonale, adiacente il corso del fiume, lo collega all’abitato di Paganica da cui è raggiungibile in circa un chilometro. Per questo motivo la chiesa della Madonna d’Appari non è solo un luogo di culto e di fede ma anche un richiamo per i tanti appassionati di montagna e arrampicata. L’area è infatti caratterizzata da formazioni rocciose calcaree solcate dal torrente Raiale che formano le omonime gole.


Nei dintorni è presente un piccolo sentiero naturalistico che, partendo dal santuario, ad un’altitudine di 670 metri sul livello del mare, sale sull’altopiano di Paganica sino alla quota di 900 metri, attraversando una foresta di pino nero. La zona è molto apprezzata dagli appassionati di free climbing.

Il nome della località, Madonna D’appari, trae origine da una storia che mescola fede religiosa e leggenda. Si dice infatti che sia stata chiamata così dopo l’apparizione nel 1300 della Madonna addolorata a una pastorella del posto, Maddalena Chiaravalle. La Madonna sarebbe apparsa a Maddalena, una giovane pastorella che si recava quotidianamente presso l’edicola votiva della Vergine per pregare. Durante l’apparizione, la Vergine avrebbe chiesto che fosse eretto un santuario in suo nome. Nonostante l’incredulità degli abitanti del posto e dello stesso parroco, il quale cadde malato e si riprese solamente quando si convinse della veridicità del racconto, la Madonna apparve di nuovo con la medesima richiesta. In poco tempo e con l’aiuto di tutti i cittadini sorse, tra le rocce ed il torrente, il Santuario della Madonna d’Appari

Madonna d’Appari, la storia della sua costruzione
Dall’edicola votiva dedicata alla Madonna a un santuario addossato al massiccio roccioso. Non si conosce la data precisa della fondazione dell’eremo. Partendo dal dato che la chiesa non risulta menzionata nel pagamento delle decime del 1313, si è ipotizzato che la sua costruzione sia successiva e riferibile probabilmente al 1400 circa.
L’edificio, essendo inserito nella stretta fascia compresa fra il torrente Raiale e la vicina parete rocciosa, si sviluppa prevalentemente in lunghezza ed in altezza. La facciata, rettangolare, presenta una forma molto slanciata, grazie anche alla presenza di un alto campanile a vela, nel quale si aprono tre fornici. Tra il XIV e il XV secolo si edificò la facciata e, successivamente, la struttura venne ampliata nel 1519 con la realizzazione delle aperture verso il torrente Raiale.Risale al 1559 l’ingrandimento del corpo centrale. Nel 1596 arriva l’installazione del quadro di Pompeo Musonio intitolato “Madonna del Santissimo Rosario con i quindici misteri”. La sua conformazione naturale creata dalla parete rocciosa e dal corso torrente Raiale, affluente dell’Aterno, costituisce una sorta di sagrato naturale.
La facciata si presenta semplice e caratterizzata da un portale con arco a tutto sesto, una finestra circolare e un campanile a vela con tre fornici. L’interno, a navata unica con volte a crociera, è tagliato trasversalmente da due archi strutturali ed è interamente affrescato con la tecnica della rappresentazione a fumetti. Il presbiterio, probabilmente l’area più antica dell’edificio, si presenta ruotato rispetto all’asse della chiesa e di forma irregolare dovuta all’adiacenza con la parete rocciosa. Durante la Seconda Guerra mondiale la chiesa è stata risparmiata da due bombe inesplose durante un attacco dell’aviazione alleata.
Nella chiesa della Madonna d’Appari era anticamente conservata una splendida immagine mariana, una tempera su tavola di particolare fattura attribuita al celebre artista Andrea De Litio, (artista abruzzese del XV secolo). La tavola, giunta ai nostri tempi purtroppo dimezzata (nella parte mancante mostrava Gesù Bambino poggiato sulle ginocchia della Vergine) è ora conservata presso il MundA. Nel 1999 è stata sottoposta ad un restauro ad opera della Soprintendenza che ha interessato soprattutto gli affreschi dell’interno. Successivamente, anche grazie al lavoro di volontari ed appassionati, è stata recuperata l’area antistante con la creazione di un percorso naturalistico adiacente all’edificio. Gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009, è stata nuovamente sottoposta a interventi restaurativi che hanno riguardato sia la parte strutturale che gli affreschi. Dopo i lavori post sisma è stata riaperta al pubblico nell’ottobre del 2011.
Madonna d’Appari: festa e tradizioni dal sapore antico
La festa della Madonna d’appari, che nel 2020 non è stata celebrata a causa della pandemia, è un rito che ogni anno da tempo, richiama centinaia di persone nel piccolo santuario. Questo sacro rito non si era interrotto, né per guerre, né per il terremoto del 6 aprile 2009.
Come nasce la festa della Madonna d’Appari?
Nel 1862, la piccola frazione di Paganica aveva già la Fiera di Pasqua, oltre a quella di Ognissanti, ma a quanto pare non era sufficiente per gli scambi commerciali principalmente di animali, in quanto richiamava gente anche da fuori provincia.

Per questo motivo fu estesa, su richiesta del Decurionato di Paganica, anche nel giorno della festa della Madonna D’Appari. La processione della Madonna D’Appari ha una storia molto antica, seppur in forma diversa rispetto a quella “moderna” viene citata dall’Antinori, già nel 400. Questo rito sacro, alle origini si svolgeva intorno alla piccolo eremo in mezzo alle rocce. Poi nel 1872, fu realizzata la statua della Madonna d’Appari, così com’è raffigurata nel dipinto nella nicchia a lunetta all’interno, simile alla ben più nota scultura della “Pietà di Michelangelo” che si differenzia dalla posizione opposta di Cristo Morto in braccio alla Madonna. La festa si svolge come da tradizione il martedì di Pasqua. In processione vengono portate tutte le statue dei Santi delle sette chiese della Parrocchia, anche se dopo il sisma del 2009 alcune sono custodite presso la Curia dell’Aquila dal momento che alcune chiese sono ancora danneggiate. Intorno alla Madonna d’Appari c’era anche un’altra tradizione che è stata portata avanti fino al primo decennio del secolo scorso chiamata delle “verginelle”.
Ad Assergi un’anziana signora, la “crollara” (la fabbricante di corolle di paglia, oggetti utilizzati dalle donne di casa per poggiare sulla testa la conca piena dell’acqua attinta alla fontana pubblica) radunava un gruppo di bambine – le “verginelle” – e le incaricava di andare a pregare alla chiesa della Madonna d’Appari per una persona malata, nella convinzione, radicata nella fede cristiana, che le richieste dei piccoli trovassero più facile udienza presso il trono di Dio. Al ritorno dalla pia ambasciata, la persona che aveva commissionato il piccolo pellegrinaggio invitava a casa sua le adolescenti, e offriva loro una sostanziosa merenda.
(Le foto scattate dall’alto sono di Daniele Di Benedetto)