Rischiare la vita per i ritardi sanitari dovuti al Covid 19 si può?

22 novembre 2020 | 10:10
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Rischiare la vita per i ritardi sanitari dovuti al Covid 19 si può?

Oggi si rischia di morire NON solo per il covid-19, ma anche per malattie che prima non avrebbero dato molte problematiche. Quanti ritardi nella prevenzione e quante volte in questo periodo è stata rimandata un’operazione importante?

Oggi si rischia di morire NON solo per il covid-19, ma anche per malattie che prima non avrebbero dato molte problematiche.

Quanti ritardi nella prevenzione e quante volte in questo periodo è stata rimandata un’operazione importante?

Oggi riportiamo due testimonianze di persone che hanno quasi rischiato la loro vita o comunque hanno vissuto un’esperienza da dopo guerra.

La prima riguarda una persona di 40 anni con grosse problematiche sanitarie e con una forte depressione che, anche a causa di questo periodo, stava peggiorando al punto da decidere di non voler più vivere.

Il giorno in questione, questa persona decide che non ce la fa più, aveva febbre alta e polmonite, (tutto ciò non dovuto al covid ma ad un’altra brutta patologia), stanco e solo aveva deciso quindi di porre fine alla sua vita, inizia a cercare un modo per attuare il suo piano ma grazie all’intervento della famiglia e di chi gli stava vicino, è stato possibile scongiurare la tragedia. Da qui iniziano i problemi che ci hanno portato a porre in primo piano la questione.

I parenti che guardando l’autoambulanza andare via tiravano un sospiro di sollievo pensando che il peggio fosse passato e che il proprio congiunto potesse finalmente essere seguito da esperti, in parte si stava sbagliando….

Infatti, è da lì che il travagliato viaggio tra le complicate procedure sanitarie di questo “paziente” ha inizio, anzi, continua.

Arrivato in ospedale è stato lasciato per molto tempo da solo all’interno della tenda del pre-triage con un termosifone elettrico e una coperta, dopo 6 ore e senza cena all’incirca all’1 di notte, finalmente dalla tenda è stato trasferito nel corridoio del pronto soccorso, ovviamente non essendo ancora ricoverato in qualche reparto non aveva i pasti a disposizione, e qui c’è da fare una precisazione, in questo caso gli operatori tutti a loro spese hanno cercato di procurargli del cibo.

L’indomani dopo alcune consulenze ed ancora appoggiato nel corridoio del pronto soccorso, alle 13 non avendo trovato un posto in regione per essere ricoverato è dovuto tornare a casa. In altri tempi non sarebbe mai successo di lasciare neppure per un minuto da sola una persona che vuole togliersi la vita.

Il secondo fatto è accaduto ad una donna di 44 anni, madre di tre bimbi alla quale era stato diagnosticato un semplice fibroma uterino già l’anno scorso e facilmente operabile.

Purtroppo, il covid-19 ha intasato le terapie intensive e la rianimazione indispensabili per procedere alle operazioni, di conseguenza l’intervento è stato rimandato diverse volte.

Dopo mesi di attesa ed il peggioramento clinico la paziente ha provato più volte a spiegare ai sanitari l’aggravamento del suo stato, che consisteva nel sanguinamento continuo dovuto al fibroma. Tale condizione è progredita per mesi fino ad arrivare al punto nel quale la paziente stava per morire dissanguata, infatti, grazie al pronto intervento di un medico è stata ricoverata d’urgenza ed operata.

In ospedale ha subito ben 4 trasfusioni di sangue, le quali avrebbero potuto essere evitate se non ci fosse stato tale ritardo. Inoltre, tutti sappiamo quando sia difficile per molti, affrontare e metabolizzare la trasfusione di sangue e dover firmare per ben 4 volte il modulo di scarico di responsabilità per il sangue che ti stanno per infondere.

Ad oggi la donna dopo un mese e mezzo è tornata a casa dai suoi bimbi ed ora dovrà affrontare una lunghissima convalescenza.

La condivisione di queste esperienze deve portare a far capire quanto la situazione sia al collasso, il problema sanitario è un vecchio dilemma ma sicuramente non può essere addotto al personale sanitario che vive tutto questo sulle sue spalle e sulla sua coscienza.

Non fa piacere a nessuno vedere e vivere tali situazioni, ma il covid-19 e la mala gestione sanitaria ha portato tutti a vivere esperienze da medioevo dove si moriva per una semplice infezione.

In questo momento tutti i sanitari stanno facendo sforzi sovraumani per fronteggiare problemi non dipesi da loro ma dei quali in primis ne pagano le conseguenze, sia nella qualità del lavoro, sia nei rischi che affrontano tutti i giorni. Tutto ciò deve far capire che viviamo un momento nel quale difficilmente la sanità potrà realmente aiutare tutti.